Come Direzione del Parco Nazionale Arcipelago Toscano pubblichiamo una nota del prof. Luigi Boitani, Professore Ordinario di Zoologia Dipartimento di Biologia e Biotecnologie presso la Sapienza Università di Roma, uno dei massimi esperti a livello nazionale e internazionale in biologia e conservazione della fauna selvatica, riguardo il progetto Life Let's Go Giglio.
Nell'Isola del Giglio i mufloni sono una specie aliena: rimuoverli è un atto di conservazione, non una mattanza
L'animale introdotto in Italia peninsulare è causa di squilibrio potenzialmente molto dannoso per altre specie autoctone e preziose. Per questo la sua eradicazione, già avviata, è un atto di conservazione della biodiversità
Non appena si è sparsa la notizia dell'avvio delle operazioni di rimozione dei mufloni dall'isola del Giglio, è partita la raffica di prese di posizione, accuse e allarmi, tutto condito con una pletora di false notizie. L'uso stesso di termini come 'mattanza', 'condanna a morte', 'esecuzioni', è sintomatico di una lettura volutamente distorta della realtà, un lessico teso a forzare l'opinione pubblica, un po' come fanno alcune persone che, di questi tempi, parlano di 'dittatura sanitaria'.
L'analogia con la manipolazione dei termini nel campo della vaccinazione anti-Covid non è casuale, perché anche nel caso delle grida contro la rimozione dei mufloni sono in campo una sostanziale ignoranza scientifica e il tentativo di giustificare con falsi argomenti tecnici una personale e legittima convinzione etica.
Il muflone altro non è che una pecora selvatica di origine asiatica, portato in Sardegna e Corsica forse 6-7000 anni fa, molto rustica e adattabile a quasi tutti gli ambienti grazie anche alla sua dieta che include una grande varietà di piante. Ha delle corna di grandi dimensioni e questo ha fatto del muflone un trofeo molto ambito dai cacciatori. Sono stati proprio i cacciatori che hanno portato il muflone in molte regioni d'Italia e ogni anno ne uccidono parecchi, solo in Toscana questo anno saranno circa 400.
Il problema è che il muflone è, in Italia peninsulare, una specie aliena, cioè una specie che non si è co-evoluta con gli habitat italiani e la sua presenza è quindi fonte di squilibrio potenzialmente molto dannoso per altre specie autoctone e preziose. Una delle prove che sia una specie poco adatta ai nostri ambienti peninsulari è che, dove muflone e lupo si sono incontrati, il lupo si è mangiato tutti, davvero tutti i mufloni che, provenendo dalla Sardegna dove il lupo non è mai esistito, non hanno comportamenti di fuga e difesa in grado di proteggerli dal predatore.
D'altra parte, il muflone, nella sua adattabilità alimentare, ha un impatto formidabile sulla vegetazione e sugli ecosistemi che non hanno le difese naturali per accogliere senza danno la sua presenza. Da qui i danni causati dal muflone alla vegetazione naturale, danni che includono la quasi estinzione di alcune specie e il degrado di habitat protetti dalla Unione Europea e la legge italiana.
È bene ricordare che le specie aliene sono la seconda causa di estinzione delle specie a scala globale e sono una delle principali preoccupazioni di chi si occupa di conservazione della natura: centinaia di progetti in tutto il mondo si occupano di eradicare ratti, conigli, capre, volpi e tante altre specie animali e vegetali invasive. Una eradicazione è una impresa relativamente semplice da realizzare ma ha successo soprattutto sulle isole dove è più facile prevenire la ricolonizzazione da parte dell'invasore alieno. Così nel Mediterraneo si sono moltiplicate le meritorie eradicazioni dei ratti da isole come, ad esempio, Montecristo, rifiorita a una complessa ricchezza di specie dopo la eliminazione dei ratti. Ed è falso che il veleno usato per questa eradicazione abbia messo in pericolo qualsiasi altra specie. Così come è falso che la eradicazione a Pianosa abbia minacciato la locale popolazione di lepre, basta andare a Pianosa e vedere. Ed è falso che il muflone del Giglio debba essere rimosso per danni all'agricoltura, peraltro insignificanti.
Il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano ha la possibilità di combattere fattivamente le specie aliene proprio perché è composto di piccole isole ma ha anche il dovere, proprio perché è un parco nazionale, di curare e migliorare la sua biodiversità. La rimozione del muflone è una delle azioni di conservazione che finalmente il parco ha messo in cantiere dopo aver ricevuto tutte le possibili autorizzazioni e approvazioni di autorità italiane ed europee. Ha anche trovato i fondi con un programma LIFE: per inciso, è falso che la rimozione del muflone costi 1,6 milioni, questa è la cifra totale di un progetto molto più vasto che include moltissime altre azioni di riqualificazione naturalistica.
La rimozione di qualche decina di mufloni (una ventina sono già stati catturati e portati via negli anni passati) è un intervento quindi che ha tutti i crismi della buona conservazione e dovrebbe essere salutata con i rallegramenti ma, come tutte le azioni decise e attuate da organi di gestione, ha per forza una valenza politica e qui entrano in gioco i diversi valori, le opinioni e le posizioni etiche dei vari settori della nostra società.
Gli animalisti sono insorti contro il parco (ma chissà perché non contro la Regione Toscana che permette ai cacciatori l'abbattimento di 400 mufloni) e reclamano il rispetto per la vita degli animali. Osservazione etica legittima e rispettabile, peccato sia spesso rivestita e inquinata da affermazioni tecniche che non hanno alcun fondamento scientifico. La conservazione della natura in Italia è da sempre facile preda di esperti improvvisati, di lobby che difendono interessi diversi, di gruppi paladini di questa o quella religione, di lotte tra diverse amministrazioni dello stato. È purtroppo quotidiano assistere a "dibattiti" dove i dati scientifici sono negati o rimaneggiati per sostenere tesi fantasiose. Eppure basterebbe poco per fare chiarezza: per opporsi alla rimozione, non c'è bisogno di dire che i mufloni del Giglio sono preziosi o che non fanno male a nessuno o che sono un elemento culturale dell'isola, basta dire che non ci importa niente della salute degli habitat, della salvaguardia delle altre specie minacciate dal muflone, della responsabilità dell'uomo che trasporta specie qua e là.
prof. Luigi Boitani,
Professore Ordinario di Zoologia Dipartimento di Biologia e Biotecnologie presso la Sapienza Università di Roma
....Che dire ???? semplicemente,mi associo a quanto detto da Argentino Stefanini.....Lui con semplici parole rappresenta la logica dei fatti.....I Mufloni,sono capre selvatiche pertanto utili alla Società umana.....NON VANNO MASSACRATE.....vanno tutelate ad ogni costo...In questo mondo, le cose dannose son ben altra cosa,basta eliminare l'interesse personale ed economico di tutta la faccenda .....Via i Teli per essiccare il Fico degli ottentotti,Via i cacciatori con i loro fucili....Lasciateci le nostre bellezze cosi come noi tutti li abbiamo conosciuti....Per favore,dico per favore abbandonate questa idea....Il Giglio và ricordato per le Sue bellezze e NON PER IL MASSACRO DEI MUFLONI E DEL FICO......
Noto con grande delusione la banalità e ripetitività di quanto è stato scritto da uno zoologo che in passato stimavo. Evidentemente nella corsa spasmodica a mostrare i denti ....si è voluto fare sfoggio di un lupo “Alpha” quasi a dire .....Se lo dice il prof. Luigi Boitani allora è vero. Invece no . Le argomentazioni che mi aspettavo esplicate da un professore, non erano certe quelle di raccontare la storiella della pecorella invadente che distrugge le isole in modo semplicistico e banale. Continuo a non vedere affatto spessore scientifico ,Poi la banalità di dire che il lupo mangia i mufloni e che i mufloni vengono cacciati in Italia , siamo alle comiche . Concludo il mio intervento dedicando un ricordo al Prof. Alessandro Ghigi vero ispiratore della conservazione della natura in Italia. Bisognerebbe leggere ogni giorno i suoi scritti e ritrovare le vie perdute del naturalismo . Oggi gli zoologi evidentemente preferiscono dare la colpa alle specie aliene di tutti i mali del mondo. Siamo naturalmente sulla stessa scia di chi afferma che le vacche inquinano più delle autovetture e altre anche peggio che ho sentito. Smettiamola con la cavolata di paragonare la gente che dissente ad altre categorie vedi NO VAX . Rimando al mittente l'accusa di ignoranza scientifica in perfetto stile “so tutto io”. Deve leggere di più professore e rispettare molto di più il parere degli altri che non sono degli stupidi, come lei pensa.
In questo articolo "ho visto" tante parole incoerenti nei termini e nei fatti, da non capirci niente! Io non spendo tante chiacchiere per convincere gli altri, ma una cosa la dico, al di fuori del contesto inanellato: Se al Parco (sic) l' EU toglie i fondi, addio mattanza e camere a gas per mufloni e ottentotti! Altro che stirpe aliena, sono i soldi che contano. Qui nessuno è fesso!
Condivido in pieno quanto scritto da Palma Silvestri!!!!
Gent.mo Luigi Boitani Esistono luoghi che hanno il fascino portentoso del tempo e dei ricordi. Luoghi, che quando li vivi suscitano grandi emozioni e nostalgie. La zona -Franco- del Giglio con i mufloni è uno di questi. Può elencare, per piacere “le altre specie minacciate dal Muflone”? Sono una signora gigliese, anzi gigliesA, vaccinata che crede moltissimo nella scienza, soprattutto quella della ricerca sanitaria; mi sento anche abbastanza emancipata con pensieri che non si fermano a ciò che trovo sull’uscio di casa, ma vado oltre, con curiosità e anche con molti dubbi. La ragione che mi spinge a dire la mia sui mufloni gigliesi e a cercare di difendere la loro vita dai “mercenari macellai cacciatori” è soltanto una: l’amore verso ciò che fa parte del-la storia locale conosciuta e vissuta. Lei è un eminente, io sono una signora che mette le emozioni e i sentimenti sopra la ragione e ne fa storia; potrebbe mettere la sua ragione alla salvaguardia delle povere be-stie? Il pensiero di quanto sangue colerà su quei meravigliosi e famigliari scogli, mi angoscia. L’isola come tomba dei mufloni. Non è concepibile. Il Giglio che lei non conosce è luogo, oltre che di sudato lavoro, d’amore, di musica, di canto. Il Giglio ha accolto e fatto suo anche il muflone. Si, è vero che c’è la caccia alle beccacce e altri uccelli di passaggio, ma qua si tratta di sbaragliare tutto senza se e senza ma. Le sembra giusto?
Al professore vorrei porre una domanda ‘perchè gli abitanti dell'Isola del Giglio non possono essere considerati una specie aliena al pari del muflone’?. Alcuni giorni fa, durante una trasmissione televisiva ho assistito ad un interessante dibattito sulla invadenza della migrazione umana nel territorio mondiale, pertanto si aggiorni. Nella eventuale risposta La pregherei di essere rispettoso delle altrui idee ed utilizzare le parole solo in modo tecnico e non per accostamenti personali al fine di falsarne il pensiero; inoltre La inviterei sia a prendere visione di un mio recente articolo sui mufloni dell’Isola presente su questo sito che del libro del prof. Ennio de Fabrizio 'LE ANTICHE FAMIGLI GIGLIESI' che potrei fornire in formato PDF. ‘Il muflone altro non è che una pecora selvatica di origine asiatica’’’ questo è quanto Lei afferma, perché il suo articolo ha il solo scopo di sminuire l’animale, io quel ‘altro non’ me lo sarei risparmiato e non posso tollerare il linguaggio da studioso che si contraddice nell’affermare che l’animale era presente nelle Isole già 7000 anni fa ed oggi lo considera alieno. Aspetto la sua valutazione di studioso su quanto già fatto sull’Isola di Montecristo dall’ente parco per eliminare il topo ragno ‘disperdendo via elicottero, su tutta la superficie dell’isola, oltre 14 tonnellate di esche contenenti “brodifacoum” un veleno noto per essere persistente nell'ambiente ed altamente tossico anche per gli organismi acquatici. La loro idea era di eradicare il ratto nero, presente a Montecristo dall’epoca dei Romani, non curanti degli effetti disastrosi che tale intervento avrebbe avuto sull’ecosistema. Grazie professore ,
Salve, ciò che dice un professore o uno scienziato è un'ottimo spunto di riflessione perché costituito da studi scientifici, ma il problema è che la scienza non è ne perfetta, ne definitiva e ne infallibile è solo una congettura umana nel senso che nessuno può sapere la verità assoluta almeno per adesso, questo discorso vale anche per il covid che alla fine è una questione come mille altre e come tutte composta da mille sfaccettature non del tutto comprensibili (la verità non ce l'ha nessuno), quindi possiamo concludere questo discorso dicendo che l'unica "verità" è quella che vuole la gente, la maggior parte della gente ovviamente in un determinato momento, pertanto l'unico sistema "giusto" di risolvere questa situazione è un referendum per i residenti in quanto diretti interessati, ovviamente so bene che anche questa è una scelta discutibilissima come tutte le altre, ma visto che attualmente il mondo è suddiviso in nazioni, stati, regioni, province, e comuni credo che la cosa migliore sia far risolvere la questione alle persone che vivono nel determinato luogo, come si dice "i panni sporchi si lavano in famiglia", insomma per farla breve secondo me la "soluzione migliore" sarebbe un referendum per i residenti del comune di isola del giglio, perché ogni comune elegge sempre i propri dirigenti altrimenti non ci sarebbero i comuni...pertanto al popolo l'ardua sentenza....quindi per concludere la scienza di per se non è politica è solo un metodo di studio ma quando poi bisogna prendere delle decisioni bisogna per forza scontrarsi con la politica, questa è una cosa che è sempre stata e sarà credo sempre inevitabile perché ogni persona ha diritto di pensare e volere cose diverse dagli altri ed essendo in democrazia la maggioranza vince. Saluti a tutti.
Caro Professor Luigi Boitani, io non so, vista la sua età e attività, se Lei abbia conosciuto e/o si sia confrontato mai con i Professori Baldacci, Ghigi, Toschi e Videssot... Io, per mia fortuna, con il primo, il Professo Ugo Baldacci, si... nella sua tenuta a "il Franco" e sin da bambino e per più volte sino alla sua dipartita, tanto che dallo Stesso mi fu donato un piccolo libro che trattava del Progetto della Conservazione dei Mufloni negli anni '50 al Giglio e una copia della Rivista Diana del 31 Gennaio 1959, Lei... li ha letti?... E ancora, dei Mufloni, ne ho parlato e con mio Zio, Don Alban - Parroco all'Isola del Giglio, nonché più che conoscente del Professore di cui sopra - e con i miei Nonni materni e paterni, entrambi contadini - Rocco "di Stello" e Giovanni Battista "Pachello" - e nessuno dei due mai li ho sentiti lamentarsi dei Mufloni e riferire di loro comportamenti invasivi al punto di causare danni alle loro coltivazioni (viti, ulivi, frutteti e orto) e/o "alla vegetazione naturale, danni che includono la quasi estinzione di alcune specie e il degrado di habitat..." ("protetti dalla Unione Europea e la legge italiana" me lo risparmi, perché vedo bene - assieme a molti altri - come queste due "istituzioni" ci proteggono e ci tutelano anche in altro). Volete "eradicare" quelle poche decine di Mufloni "sfuggiti" alla cattura come da Lei riferito? Narcotizzateli e trasferiteli in altri siti come faceva il Professor Baldacci... a 9.500€ a capo penso che si possa fare, invece di assoldare dei "cacciatori" (io, sono un Cacciatore con porto d'armi sin dal 1978) per operazioni senza scrupoli di sorta... E termino con un pensiero per il Fico degli Ottentotti, presente in pochissime località della mia Isola sin dal 1800, il quale mi risulta che non ha mai "aggredito nessuno e niente", a meno che non ci riferisca alla loro semplicità e bellezza quando fioriscono e per i quali, la loro "eradicazione" prevede lo stendere metri e metri quadri di teli di plastica (!) per la gioia dell'ambiente terrestre e marino (... al dolore per gli occhi umani, il non vederli più, neanche voglio pensarci!)... chissà cosa ne pensa Greta e i suoi accoliti, in merito ma potremmo sempre chiederglielo, cosa ne pensa?
Secondo me questo al Giglio non c'è nemmeno mai stato. E non si permetta di accostare quelli come me che non condividono questa scelta illogica, scellerata e priva di ogni logica di buon senso, ai no Vax. Lo ha già fatto, qualche tempo fa in un intervista radiofonica il presidente dell'ente parco e direi che può bastare.