Non potevo tenere per me quello che il cuore da diversi giorni si sforza di contenere, perciò mi appresto a scrivere anch’io qualcosa per esprimerti il mio affetto di amico oltre che di parrocchiano.
La commozione straccia le parole, che a volte appaiono inutili o scontate, ma voglio dirti che con te, caro Don Michele, è partito un sacerdote che, per noi tutti, è stato molto più di un prete e il vuoto che hai lasciato, lo avvertiremo ben presto.
Non sta a me ricordare quello che sei riuscito a realizzare, soprattutto per l’impegno profuso nei i lavori per la ristrutturazione della chiesa e della scuola materna, ma io ricordo soprattutto un amico con cui parlare cordialmente, e dal quale potevi ottenere un consiglio, anche se avresti preferito incontrarci in confessionale.
Ricordo quando sei arrivato, cinque anni fa, e ad attenderti c’era addirittura la banda, neanche tu fossi stato il così detto “pezzo grosso”, anche se in un certo senso, lo eri veramente!!! Anche non conoscendoti, la nostra comunità aveva subito capito che saresti stato il giusto pastore del nostro gregge.
L’ultima Messa che hai celebrato nella nostra Chiesa è stata un trionfo di amore e Grazia Divina perché, come sempre, sei riuscito con semplicità, dote in te innata, a farci comprendere le ragioni della tua partenza.
C’è stata, è vero, anche qualche discussione fra noi, qualche contrarietà riguardo certe scelte che hai operato all’interno della Chiesa, sempre secondo le Leggi Ecclesiastiche, ma alla fine tutto si concludeva con battute e pacche sulle spalle: in questo modo, sei riuscito persino ad avvicinare le persone alle prime panche!!!
Mi sarebbe però piaciuto essere parte più attiva di quel Consiglio Pastorale che, convocato così raramente, non ha potuto condividere con te le difficoltà, aiutarti con consigli o proposte, per gestire in modo familiare ciò che era possibile. Ma per fortuna, alla fine, i risultati sono comunque arrivati e le opere programmate sono state realizzate lo stesso.
Come sempre, ci si rende conto dell’importanza delle cose e degli uomini, proprio quando vengono a mancare, e proprio nel momento del saluto, lunedì scorso, alla fine della Santa Messa, quando fra pianti e abbracci hai voluto farci dono di quel “santino” che oltre a rappresentare Cristo (e non è poco), ci incita “a vivere la grazia ricevuta mettendola a servizio degli altri”, ci siamo resi conto che stavamo perdendo qualcosa di prezioso.
I tre fischi del postale (come lo chiamiamo noi) ti hanno salutato, e sul pontile c’erano tutti, non mancava nessuno, anche Pasquino sei riuscito a far piangere, Giorgina e Nunziatina ti facevano segno dal terrazzo, e poi battute, fazzoletti al vento, occhi lucidi … per dimostrarti tutti insieme il nostro attaccamento.
Ma basta così, perché altrimenti mi intristisco, invece caro Michele voglio ricordare il tuo sorriso, la tua ironia, la tua intelligenza, il tuo essere uomo tra gli uomini … e quindi anche qualche tuo difetto, come del resto è per tutti, e sono convinto che un giorno ritornerai e noi saremo ancora qui sul pontile ad aspettarti, come se fossi appena partito, ricordalo sempre.
Alvaro
Alvaro Andolfi
Autore: Alvaro Andolfi
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