"Chi ha autorizzato quei faretti sul Monumento ai Caduti?"

I contenuti dei post nella rubrica "Dite la Vostra" di questo giornale sono opinioni personali ed informazioni non verificate provenienti direttamente dai rispettivi autori che se ne assumono totalmente la propria responsabilità. La redazione GiglioNews si dissocia preventivamente dai contenuti che dovessero offendere o ledere la dignità di soggetti terzi, fermo restando il diritto di rettifica ai sensi della legge n. 47/1948. (n.d.r.)

Carissimi Cittadini dell'Isola del Giglio,
ieri, di prima mattina, ho avvisato il Comando dei Vigili Urbani dell'Isola che ignoti avevano installato in cima all'obelisco del Monumento ai Caduti presente nella piazza di Giglio Castello alcuni faretti, sembra per illuminare una prossima festa locale.

A metà mattinata stesso avviso al Comando della Stazione dei Carabinieri di Giglio Castello, entrambi i contatti a voce lamentando un siffatto intervento su un Monumento che ricorda i nostri e tutti Caduti delle ultime due Guerre Mondiali, meravigliati di quanto accaduto ma nessuno aveva notato l'intervento ritenuto inappropriato.

Gli ignoti, visto che davanti al Monumento esiste da tempo un buco dove viene posto annualmente l'Albero di Natale, non hanno considerato la possibilità di installare lì un palo con lo stesso risultato di quanto in atto sull'obelisco.

Nonostante questi contatti, i soliti ignoti nella tarda serata li hanno accesi. L'autorizzazione fornita, qualora esistesse, sarebbe di una gravità culturale inaudita, mi spiace constatare comunque che quelli caduti oggi siamo noi.

Ho provveduto con messaggi WhatsApp ad avvisare sia il Sindaco Armando Schiaffino ed il vice Guido Cossu che il rappresentante della lista civica "Orgoglio Gigliese" Walter Rossi, pensando che non fossero a conoscenza di quanto accaduto.

Ci ritroveremo nel posto della memoria il prossimo IV Novembre Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate.

Questo è il mio pensiero e sempre cordialmente Vi saluto

Argentino Stefanini di Ottavio e Maria Bancalà