Può capitare di avere informazioni sbagliate, ma non dovrebbe mai capitare di accusare altre persone di ''non avere detto la verità'' senza documentarsi fino in fondo. Esattamente quanto è capitato al Ministro Prestigiacomo che di questo mi accusa quando le ho fatto presente che una proposta per l’area marina protetta del Giglio giace disattesa da più di un anno presso il Dipartimento Protezione Natura del suo Ministero.  A conferma che, anche quando le popolazioni lo vogliono, le Amp sono difficili da istituire, ma non per la mancanza di spinta degli amministratori locali che, nel caso, si erano concretizzate in una proposta già discussa al tavolo tecnico, dunque già operativa. Prestigiacomo afferma che la proposta è stata bloccata dalla sinistra (non specificando meglio quale e in che sedi), ma sembra ignorare che le Amp le decidono i comuni d’accordo con il Ministero e, dunque Province e Regioni, c’entrano molto meno, come poco c’entrano i comuni limitrofi. Se al Ministro risultano pressioni ufficiali del Presidente Martini (che mi ha ribadito più volte personalmente la sua volontà di procedere con l’area marina protetta del Giglio)  o del Presidente della Provincia di Grosseto (che è comunque d’accordo e ha solo chiesto di ragionarne insieme prima, cosa che è stata ampiamente fatta), le documenti, oppure si rassegni al fatto che la volontà politica che manca, per procedere sulla strada segnata dal Comune e del Giglio prima che si cambiasse amministrazione, è quella ministeriale. Non sono io che non dico la verità, è il ministro che è (come a volte le capita) mal consigliato.
L’unica differenza che mi risulta tra la proposta dell’ex amministrazione di centro-sinistra del Giglio è che il Ministero  ha chiesto l’introduzione di una piccola zona A (ma guarda un po’…), con il solo divieto di prelievo.
Il punto su cui Ministero e Comune non si sono trovati in accordo è la pesca subacquea in apnea (che giustamente il ministero dice non essere prevista all'interno di nessuna AMP) che il Giglio chiedeva di poter fare, seppure in maniera regolamentata.
Queste a grandi linee le proposte de Ministero attualmente “sul tavolo” che hanno prodotto un'impasse minima e mi pare facilmente superabile con il conclamato “aperturismo” ministeriale e magari sfruttando la disponibilità a discutere di “deroghe sperimentali” in questo senso nelle isole maggiori e più abitate (in un’AMP “vera” estesa e ben strutturata in tutte le Isole) anche da parte di Associazioni ambientaliste come Legambiente dell’Arcipelago Toscano.
Il percorso di concertazione si è interrotto perché l’amministrazione comunale del Giglio non è più stata contattata o convocata per far avanzare i lavori incorso, “congelando” così di fatto in modo unilaterale l’iter in corso.  Eppure attuali autorevoli ministri del governo dissero che in caso di vittoria elettorale del centro-destra sarebbe stato riaperto immediatamente un confronto con le comunità locali sell’Amp. Dopo oltre un anno, nessuno si è fatto vivo. Voglio sperare che non sia stato per motivi politici e spero che il tempo sia recuperato ora.
Ma spostando il discorso su una non credibile opposizione della sinistra all’Amp del Giglio, il Ministro ne approfitta per non rispondere alle domande poste dal mio articolo su La Stampa, prima fra tutte quella di cosa possa accadere quando gli amministratori locali, per caso, non sono sensibili alle tematiche ambientali supportate scientificamente e inseguono solo profitti e svendite di territorio. Non ci sono forse obblighi europei, nazionali e internazionali per la conservazione di un patrimonio che è di tutti, e non solo degli isolani? E cosa succederebbe se tutte le nuove amministrazioni contestassero le scelte di tutela ambientale di quelle precedenti? Cancelleremo il sistema delle aree protette in Italia? Ci piacerebbe conoscere l’opinione del Ministro a riguardo.
Prestigiacomo evita poi accuratamente di specificare quali zone delle aree marine protette sarebbero aperte a subacquei e natanti: sono le zone A? Cioè solo il 5% del territorio protetto?  Tutte le riserve marine del mondo hanno zone “no take, no entry”, ma sono talmente poche che provocano solo vantaggi, visto che tutto attorno quelle operazioni sono possibili già da tempo. Come tutti capiscono, aprire anche le zone di riserva integrale significa soltanto rendere inutile tutto il resto della protezione. Ma nella sua risposta  il Ministro non fa alcuna differenza e sembra non rendersi conto che le “riserve marine” dell’Arcipelago Toscano, comunque, non sarebbero oggetto del provvedimento in quanto per ora non facenti  parte del sistema delle Amp nazionali, ma sono precedentemente istituite con decreto presidenziale (Gorgona, Capraia, Montecristo e Giannutri) che raccoglie addirittura precedenti decreti di salvaguardia dei governi Pentapartito ed un DM successivo all’istituzione del Parco (Pianosa). Solo il Presidente della Repubblica potrebbe apportare cambiamenti e io l’ho personalmente sollecitato a stare in guardia contro i pericoli insiti in norme come queste in termini di abbassamenti dei livelli protezione. Allora, sono le aree A che debbono essere aperte o si tratta di altro? Si potrà incrociare sotto Montecristo e muoversi lì sott’acqua anche contro le indicazioni europee e in barba ai decreti presidenziali ?
Ma è la questione della protezione delle biodiversità marina (sbandierata a gran voce al G8 di Siracusa) che viene messa in crisi dal presente esecutivo, visto che viene approvato un decreto che autorizza l’uso di reti derivanti con impatto devastante sul mare oltre le 10 miglia. Eppure il sottosegretario Buonfiglio aveva ripetuto che voleva voltare pagina e non ripetere gli errori dei suoi predecessori cedendo alle pressioni di pochi pescatori irresponsabili e incuranti delle chiare direttive comunitarie sul bando delle spadare dai nostri mari. Il decreto Buonfiglio, come i precedenti decreti, allarga le maglie alla regolamentazione delle reti da posta derivanti nel nostro Paese e mette a serio rischio di pesca illegale di specie protette come tartarughe, cetacei e specie pregiate la cui cattura con questi reti è vietata a livello europeo come il pescespada e il tonno rosso. Si tratta in sostanza di permettere una pesca che in Europa è illegale e punita con multe che pagherà l’intera società italiana.
Svendita delle aree marine protette e pesca eccessiva illegale autorizzata  avvengono in Italia come se la World ocean conference (Woc) appena chiusa in Indonesia non abbia sottolineato l’importanza delle Aree marine protette (Amp) per contrastare gli impatti del cambiamento climatico sulla biodiversità. Una rete di Amp non può fermare il cambiamento climatico, ma può aiutare notevolmente ad adeguarvisi. Inoltre può aiutare a mantenere i servizi eco sistemici della biodiversità e degli oceani e contribuire all’assorbimento di CO2, anche in acque profonde. Se gestito in modo efficace un network planetario di Amp risponderebbe meglio ai cambiamenti climatici e ad altri stress ambientali.
Infine i rettili marini, per cui non è che le cose vadano tanto meglio: la Caretta caretta, la famosa tartaruga marina è fortemente minacciata, soprattutto a causa della pesca involontaria e dell’impatto con le attività umane. Turchia, Senegal, Grecia, Malesia, America Latina e India, oltre naturalmente all’Italia: sono solo alcuni dei Paesi impegnati in progetti di tutela delle tartarughe, e lo hanno fatto chiamando a raccolta l’intera comunità della “gente di mare” - pescatori, turisti, abitanti della costa e tutti gli amanti degli animali - per unire le forze nella salvaguardia delle 7 specie di tartarughe marine presenti negli oceani, di cui tre (la Caretta caretta, la tartaruga verde (Chelonia mydas) e la tartaruga liuto (Dermochelys coriacea), frequentano anche il Mediterraneo. In Italia anche quest’anno è la Calabria che si aggiudica la prima deposizione di uova di tartaruga marina, ma che fine hanno fatto le tartaruighe della Toscana e del Tirreno Centrale? Altro che indebolimento dei vincoli, solo quando tutto l’Arcipelago Toscano sarà ragionevolmente protetto da aree marina e di riserva, anche integrali che già esistono, tutti staremo un po’ più tranquilli.