Venite Forestieri all’Isola …
Partendo dalla definizione che ho voluto dare a questo mio scritto, voglio cercare di capire – se possibile - se i turisti futuri, colpiti dalle parole di Samantha Brizzi (a proposito della rivalutazione del Castello, il mio paese) non metteranno più piede sull’isola, preoccupati di trovare mobili vecchi e muffa alle pareti in tutte le case del Giglio, perché se così fosse, sarebbe un bel guaio – brutta pubblicità - e così mi sembra di intendere il messaggio, alquanto preoccupato del sindaco Ortelli. Ma ho letto e riletto il post di Samantha e non ho trovato accenni pesanti riferiti all’isola, alle pensioni, alle case, agli alberghi, alle ville dei paesi o borghi interessati e organizzati ad accogliere il turismo.

C’è il Castello, gioiello medioevale, che ha dato vita, per secoli, alla vita della gente che a sua volta dava vita  alla campagna di tutta l’isola. Allora non vi era turismo e Beppino di Culisse cantava “Venite forestieri all’isola del Giglio, non ci son pensieri…” Le case erano quelle che erano e se in una stanza veniva aggiunto un mobile, di sicuro l’autore era un mastro falegname gigliese.

Le prime case popolari, costruite presso il camposantovecchio, e in Santamaria, hanno dato il via allo spopolamento del Paese, già destinato a svuotarsi, perché, ironia della sorte, mentre si costruivano case più comode, chiudeva la miniera, unica vera fonte di guadagno per gli isolani e così tanta gente, famiglie intere, presero  la via oltre il mare verso nuovi lavori, spesso col pianto nel cuore; ma questa è una storia che ormai fa parte della storia del Giglio.

Le loro case, i paesani le aprivano al ritorno, nelle feste canonizzate: Natale – Pasqua – Ferie estive - ed erano ben felici di ritrovare gli arredi e gli oggetti familiari, simbolo di ricordi affettivi, di radici mai spezzate.

Era l’epoca del pre turismo. Io l’ho vissuta. Capitava qualche coppia che si innamorava del borgo e cercava da dormire. In casa mia la mia mamma offriva la camera con l’uso di uno stretto bagno, ma l’entusiasmo per i vicoli, gli scorci del mare e del cielo, da parte di quella gente era alle stelle perché vivevano una dimensione diversa.

I figli dei nostri emigranti si sono radicati e realizzati nelle città del lavoro dei propri genitori e cosi, con lo sviluppo turistico, chi aveva la casa popolare - usufruibile nelle ferie - affittava la casa ereditata nel vicolo, aggiungendo suppellettili all’esiguo arredo, ma senza cambiare molto, credo, per non perdere ricordi e anche, per non spendere troppo.

I tempi sono molto, molto cambiati e in certe case del Castello è tempo che servizi ed offerte vengano adeguate alle richieste. Sul cielo dell’isola ora c’è una grossa parola, che come una mano carezzevole – ma attenzione a non farla divenire urtante - protegge e fa vivere bene tutti coloro che ci credono e si organizzano. Questa parola è: TURISMO.

L’appello della presidente della Pro-Loco appare un po’ aggressivo ma non eccessivo, tutti noi al Giglio abbiamo una maniera aggressiva nel proporre le nostre buone intenzioni. Samantha l’ha capito e si è adeguata. Il suo scritto va letto nella chiave…”Venite forestieri… ma con più attenzione da parte di chi vi accoglierà.” Niente panni da lavare in casa, dunque, una scossa pubblica ci voleva, una scossa che dimostra affetto e volontà di far rinascere, con la collaborazione di tanti, anche predecessori della Pro-Loco, un paese semi morente.

Il Giglio è l’isola in cui sono nata e cresciuta con le spiagge soleggiate tutte per me.

Sino ad un po’ di tempo fa il turista mi dava fastidio: occupava i miei spazi! Sognavo, come Armando e tantissimi altri isolani, sviluppi lavorativi con impiego “a tempo indeterminato” ma il destino delle isole (piccole) l’ho capito, è il movimento della gente – i forestieri – gli habitué, che vanno e vengono mischiandosi con la popolazione, portando stabilità economica, nuove conoscenze, amicizie, scambi culturali.

L’isola è magnifica e bisogna rispettarla.

Come diceva la buon’anima della mia mamma ammirando il faraglione dal Fondaccio:
“Che basterà mai mori!” –
Traduco per i probabili forestieri che leggono:
- Sarà duro morire lasciando tanta bellezza! -

Palma Silvestri – della Barroccia