Il faro più richiesto è quello del Giglio
Un network di fari che attragga un turismo sostenibile e crei un circuito interessante anche per gli sportivi. È la proposta che emerge dall’incontro “Lo Sport, un faro del made in Italy”, organizzato dall’Agenzia del Demanio e dal Coni a Roma ieri pomeriggio. L’idea di coinvolgere il Coni nel progetto Valore Paese-Fari per la valorizzazione dei fari marittimi italiani è stata così illustrata dal Ministro della Difesa, Roberta Pinotti: “Lo scorso dieci giugno abbiamo presentato una consultazione pubblica online, destinata a chiunque abbia idee e proposte sugli 11 fari italiani, che terminerà il 10 agosto e alla quale seguiranno i bandi pubblici veri e propri. In quella sede è nata la proposta di coinvolgere il Coni nel progetto di valorizzazione di questi beni in parziale disuso, che non possiamo più permetterci di lasciare inutilizzati”.
Positiva la risposta del Coni e del suo presidente, Giovanni Malagò: “Grazie al mio lavoro e al mio amore per il mare, conosco tutti i fari italiani. Di fatto, rappresentano un presidio delle nostre coste e un’occasione di valorizzazione turistica di grande suggestione”.
Il direttore del Demanio Roberto Reggi spiega così l’iniziativa: “Obiettivo del progetto è valorizzare questi 11 fari attraverso la concessione fino a 50 anni degli immobili a operatori che possano sviluppare un progetto turistico dall’elevato potenziale per i territori, in una logica di partenariato pubblico-privato, a beneficio di tutta la collettività. Per questo abbiamo prima avviato una consultazione pubblica attraverso un form on-line, questo serve a delineare gli scenari di valorizzazione sui quali orientare i bandi di gara. Questi verranno pubblicati nell’autunno 2015 per concludersi a inizio 2016, e consentiranno di selezionare gli operatori che si aggiudicheranno la concessione dei fari sulla base della miglior proposta in termini sia di progetto imprenditoriale che di sostenibilità economico-finanziaria”.
Interessante la risposta ottenuta finora dalle consultazioni: “Oltre 750 le segnalazioni pervenute al Demanio, il faro più richiesto è quello dell’Isola del Giglio – spiega il Ministro della Difesa – non si tratta di una vendita perché le strutture hanno ancora un ruolo di interesse pubblico, guidare le imbarcazioni in mare. Oggi però i fari vengono utilizzati solo parzialmente, quindi è corretto metterli alla disponibilità di chi ha idee per sfruttarne appieno le possibilità”.
Fondamentale l’interesse degli operatori alberghieri, coinvolti attraverso Giorgio Palmucci, Presidente dell’Associazione Italiana Confindustria Alberghi (AICA) secondo il quale la valorizzazione in chiave turistica dei fari non può prescindere dal legame con il mare e dalla loro storia, sebbene sia fondamentale – come ricorda Riccardo Maria Monti, Presidente dell’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ITA-ICE) – ascoltare la richiesta degli investitori stranieri i quali chiedono di semplificare i meccanismi autorizzativi, spesso ostacolo per la realizzazione dei progetti. Una sfida che, secondo l’altro operatore coinvolto Domenico Arcuri, Amministratore Delegato di Invitalia, è un recupero di immagine per l’Italia e una sfida per la fruizione dei beni collettivi.
Ma quali sono i fari inseriti nel progetto? Si tratta del Faro di Brucoli ad Augusta (SR), il Faro di Murro di Porco a Siracusa (SR), il Faro di Capo Grosso nell’Isola di Levanzo – Favignana (TP), il Faro di Punta Cavazzi ad Ustica (PA), il Faro di Capo d’Orso a Maiori (SA), il Faro di Punta Imperatore a Forio d’Ischia (NA), il Faro di San Domino alle Isole Tremiti (FG) e i quattro proposti dal Ministero della Difesa, il Faro Punta del Fenaio e il Faro di Capel Rosso sull’Isola del Giglio (GR), il Faro Formiche di Grosseto e il Faro di Capo Rizzuto a Isola di Capo Rizzuto (KR).
OCCHIO AI FARI! Quanto son belli questi fari, che sembran, d’una divisa, gli alamari, oppure gli orpelli, con gli alari, d’un antico camino, che, col “cupolino”, “allumava” lento, mentre, per destino, adesso è spento. Rivolgo, quindi, al Giglio, ché ancor mi meraviglio, e al su’ Comune, mai immune da “liti”sul lavoro, sempre stagionale e occasionale, che, in fondo, fa assai male a “tutto tondo”, spingendo le persone ad andar via quando la sorte è ria, ovvero la stagione, suona a morte. Ne propongo, allora, l’utilizzo, a fronte di decenni, d’indennizzo, (non e’ uno “schiribizzo”, bensì un’idea nuova), ché diventi alcova o “fabbricheria” d’altra imprenditoria: una Birreria (1), un luogo alternativo di ristoro e vacanza, un osservatorio, redivivo, per studiar la "danza", in mezzo al cielo senza velo, di luna e stelle, sempre belle, d’Estate e d’Inverno; un sito sempiterno per colonie di bambini, che, meschini, non hanno “accesso” al mare; un sito, “indefesso” e permanente ove occupare gente; ove collocare una cantina sociale od organizzare la mensa delle scuole a portar via, senza trattar con qualche trattoria; la scuola di Ravenna, una cooperativa agricola, sicchè non sia “ridicola” e alquanto stenterella, seppur forbita e bella, la coltivazione di quel gran “visibiglio” d’Ansonaco del Giglio, ch’è ‘na benedizione. Si spreman le meningi! Si crei, ben quinci e quindi, un moto di consenso, che, solo col buon senso, permette fare assieme quel tanto che “conviene” alla Comunità, perchè coll’Amistà, che dà serenità ad ogni “compagnia”, più "preci" e così via, si fa l’Economia. 1) Fabbrica di birra
E ..... ci ..... credo !!!