COMUNE DI ISOLA DEL GIGLIO GRUPPO CONSILIARE "PROGETTO GIGLIO"
PIATTAFORME: FINALMENTE IN CONSIGLIO COMUNALE
“Progetto Giglio” osserva con grande soddisfazione l’ufficializzazione del dibattito sulla eventuale permanenza delle piattaforme subacquee del cantiere Concordia. Diverse autorevoli voci sono intervenute sull’argomento e in particolare l’ultima presa di posizione di Greenpeace Italia che ha ipotizzato un positivo impatto ambientale delle piattaforme intervenendo direttamente sul Ministero dell’Ambiente.
In questi giorni anche la Società Costa Crociere ha ulteriormente manifestato la propria disponibilità a mantenere queste strutture sui fondali del Giglio come aveva in precedenza fatto anche l’Amministratore Delegato di Micoperi, Dr. Bartolotti, sia pubblicamente e sia in vari incontri con il Sindaco Ortelli.
Il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, a cui dovrebbero passare le competenze per il ripristino dell’area marina dopo la cessazione dello “Stato di Emergenza Concordia”, in un recente intervento durante un suo incontro con la popolazione locale, si è espresso a favore di una valutazione complessiva sulla permanenza delle strutture sui fondali isolani indicando il ricorso ad un eventuale referendum come previsto dalla Legge Regionale.
Progetto Giglio, attraverso la delega ai suoi rappresentanti consiliari, ha presentato il 18 Luglio u.s., una urgente mozione perché sia dato mandato al Sindaco ed alla Giunta Municipale con atto ufficiale, che finora non c’è mai stato, “affinché si impegnino ad adottare ogni utile iniziativa a mantenere le strutture subacquee esistenti nel sito del Cantiere Concordia e che, al tempo stesso, le economie derivanti dalla mancata rimozione delle stesse siano destinate all’Amministrazione Comunale con vincolo di realizzazione di opere pubbliche”.
La motivazione del nostro intervento è relativa alla possibilità di utilizzare le piattaforme sommerse per un più rapido ripristino dell’ambiente marino, per evitare gli effetti collaterali della loro rimozione e per la possibilità che esse rappresentino una potenziale possibilità di supporto all’economia isolana in un momento in cui la stessa sta attraversano una fase di estrema difficoltà.
Il Consiglio Comunale è stato indetto per discutere la mozione sulle piattaforme il prossimo 19 Agosto 2014 ore 15,30 anche se questo avverrà ben oltre il termine previsto di 20 giorni dalla data di proposta della mozione. Sarebbe stato auspicabile che fosse stato convocato con maggiore urgenza vista la contingenza della contrattualizzazione delle gare di appalto per la rimozione delle suddette strutture.
Paola MUTI, Alessio AGNELLI, Gabriello GALLI
In questo periodo di assenza dal forum, ma presenza sull'amata Isola, ho comunque letto sul telefonino i vostri commenti e voglio esprimere la mia condivisione, in linea di massima, alle posizioni espresse dal Prof Regolo ed interesse anche alle originali interpretazioni ed intuizioni del Dott. Calchetti ._ Direi che sarà utile attendere un attimo (ormai accadrà nel pomeriggio di domani) alla celebrazione del consiglio Comunale del Giglio sull'ordine del giorno o delibera da votare sul problema delle piattaforme._ Sulle uscite di Legambiente mi sono già pronunciato e non darei altra e troppa attenzione alle sue uscite (andassero a protestare nell'aula consigliare domani) piuttosto esprimo la mia amarezza nell'aver constatato di persona che l'assedio del mare davanti al porto continua senza sosta e senza aver concesso un minimo di respiro in queste giornate "festaiole" .
Mi dispiace molto, caro Calchetti, di averla indirettamente coinvolta, con la sua recente adesione a quanto da me ripetutamente espresso a proposito del mantenimento in loco delle piattaforme subacquee, in questo profluvio di espressioni tribali da parte di questo presumibile sedicente "paparazzo" della provincia di Roma che considera "vergognosa perversione lucrosa" pensare di lasciare sgombra l'isola del Giglio da ulteriori prolungati impattanti e questi si lucrosi (ma non per i Gigliesi) cantieri di rimozione davanti a Punta Gabbianara nell'illusione impossibile di ripristinare la situazione dei fondali esattamente come erano prima dell'operazione Concordia. Saluti e buona terza Domenica d'Agosto.
Lasciare le piattaforme è un'idea vergognosa. E' un darla vinta al capriccio dell'affarismo, dei diving, di chi vuole trasformare il Giglio in qualcosa di diverso, lucrando sulla tragedia. Una perversione. Il Giglio deve solo tornare l'isola che era prima.
Caro Calchetti, può riscontrare in altro post di GiglioNews da parte di Legambiente Toscana il fatto che se io e Lei siamo sostanzialmente d'accordo sul mantenimento delle piattaforme Concordia a mo' di memoria storica o per qualsiasi altro riutilizzo non è affatto sufficiente per scongiurare un nuovo annoso cantiere ultramilionario di demolizione davanti a Punta Gabbianara. Un cantiere di demolizione chiamato beffardamente di ricostruzione ambientale. Un cantiere di demolizione di una infrastruttura nuovissima unica al mondo effetto di un'altra operazione di salvage navale unica al mondo. Un'infrastruttura con la quale si è creato dal nulla un pianale stabile e indistruttibile ampio quanto un campo di calcio a 30 mt di profondità a disposizione dell'ingegno umano per costruirci sopra o sotto qualcosa di importante e utile per l'isola e la sua gente per almeno cento anni. Ma Legambiente ha un'evidente ripulsa per tutto ciò che l'ingegno dell'uomo può inventare o costruire di nuovo nel proprio habitat naturale per vivere meglio. Saluti cordiali.
LA BOMBARDA ESPLOSA Sono d’accordo con Lei, ingegner Attilio Regolo, e quando mi riferivo a ben altre “opere”, gabellate come capolavori, e collocate, a bella posta ed in bella evidenza, in contesti abitativi o nei giardini di strutture architettoniche avveniristiche, adibite ad uffici, come ad esempio la sede centrale dell’Unipol di Bologna, assai prossima alle famose torri del grande Kenzo Tange, occupate dalla Regione Emilia Romagna e dalla Lega delle Cooperative e Mutue, a loro volta, affacciate sulla Fiera Campionaria, pensavo, soprattutto, alla famosa “Bombarda esplosa” (non può essere “chiamata” altrimenti) della importante società globale di assicurazioni, vanto del Movimento cooperativo italiano ed, in parte, del Sindacato. Bombarda esplosa e sventrata, che l’Unipol, dopo averla commissionata, diversi anni fa, ad un sedicente grande artista, che, ai suoi tempi, andava per la maggiore e di cui mi rifiuto addirittura di ricordare il nome, una volta pagatala un “occhio della testa”, tiene, in bella evidenza, davanti all’entrata principale, quasi fosse un capolavoro di Arnaldo Pomodoro, mentre è, fuor d’ogni dubbio, solo una cosa orrenda.
E comunque, sarà anche una deformazione professionale derivante dall'essermi occupato di argomenti tecnico-scientifici per gran parte della mia vita lavorativa, ma resta il fatto che quelle piattaforme sotto Punta Gabbianara costituiscono dal mio punto di vista ben altro che un "fastello di di tubi intrecciati" come simpaticamente definiti dall'amico Gian Piero, bensì un esempio straordinario, con le sue migliaia di metri quadri in piano a 30mt di profondità a ridosso di uno scoscendimento roccioso subacqueo inclinato di 70°, dicevo che quelle piattaforme costituiscono un esempio straordinario di infrastruttura marittima artificiale realizzata ad hoc per un operazione unica al mondo e come tale, anch'essa , l'infrastruttura, è unica al mondo. Relegarla oggi a mero rifiuto ambientale sarebbe secondo me un atto di gravissima miopia mentale. Saluti e buon S. Rocco.
Se una personalità della sensibilità e onestà culturale e dell'esperienza di Gian Piero Calchetti è giunto infine a definire "lodevole" la proposta di mantenere le piattaforme subacquee come monumento-simbolo della tragedia che ha investito l'isola del Giglio non posso che dichiararmi soddisfatto. Sta ora al Consiglio Comunale del Giglio recepire gli stimoli e i suggerimenti che provengono in modo del tutto disinteressato dalle richieste popolari per farne tesoro.
RIMUOVERE O LASCIARE IL MANUFATTO INTONSO? QUESTO E’ IL PROBLEMA! Vede, ingegnere Attilio Regolo, a dire la verità le mie valutazioni in merito alle “piattaforme”, le parti emergenti e quelle immerse, sono sostanzialmente “virtuali”, perché già prima del naufragio, da tempo, per miei personali motivi, non venivo al Giglio. Ragion per cui, non ho ben presente, soprattutto per quanto riguarda la parte “esterna” (per quella immersa, nemmeno a parlarne, perché, anni addietro, già sofferente d’orecchi, ho subito anche una perforazione del timpano), l’impatto sia ambientale che visivo, intendendo per visivo l’impressione soggettiva che ciascuno di noi può trarre, in bene od in male, nell’osservare una cosa. E’ questione d’estetica, insomma, cui, ogni individuo, volente o nolente, è costretto a sottostare allorché guarda un’opera, un palazzo, un giardino, il contesto in cui vive, etc. Per essere più preciso, e Le assicuro senza presunzione alcuna d’intendermene d’arte o di paesaggi, debbo però dirle che, attenendomi alle immagini fotografiche ed alle sequenze televisive attraverso cui ho potuto documentarmi sullo, come dire, “stato dell’arte” dell’opera esterna che residua, m’è parso, lo ribadisco ancora una volta, una specie di “mastodonte” esteticamente brutto ed inguardabile. Questo, però, non significa affatto che non sia tollerabile e che non lo si possa rendere fungibile (al riguardo niente impedisce che possa essere elaborato un progetto per renderlo sostanzialmente più “accattivante”). E questo, per almeno due ordini di cose, che, dal punto di vista personale, sono per me assai importanti. In primo luogo perché, in giro, “gabellate” come opere d’arte d’artisti “pompati” all’inverosimile, m’è capitato di vedere ben altro “cozzare”, in termini d’impatto ambientale, con il contesto territoriale in cui sono state sciaguratamente inserite ed esibite con tanto di cerimonia e prosopopea. In secondo luogo, perché se fossi chiamato a dover scegliere tra il lasciare il mastodonte là dov’è, e magari renderlo utile per qualcosa, ovvero smantellarlo, spendendo uno “sfascio” di quattrini, lo lascerei del tutto intonso là dove si trova, messo in sicurezza ed esposto alle intemperie, a consumarsi di salsedine, pioggia ed incuria, che magari, chi sa?, con il tempo lo renderebbero anche attraente. Per ciò, non sono, aprioristicamente contrario, anche perché è assai lodevole la proposta che Lei avanza, di farne un monumento-simbolo d’una tragedia umana consumatasi per grave imperizia navigatoria. Ossia, un luogo ed un fastello di tubi intrecciati che il solo guardarli, con l’ausilio d’una lapide di giusta rimembranza, consenta di riandare con la mente e col cuore a quella notte di tragedia ed all’encomiabile sforzo corale di rimozione, che, alla fine, con la partecipazione di tutti, ha consentito di salvare il relitto.
E poi, caro Calchetti, si potrebbe anche riaprire un cantiere per far lavorare ancora per un altro anno o forse più qualche azienda del nord specializzata e qualche bar-ristorante o albergo della zona di Giglio Porto per rimuovere quelle benedette piattaforme che non danno noia a nessuno, ma con quale risultato tangibile duraturo? Nell'immaginario collettivo dei Gigliesi e di moltissima gente sparsa nel mondo non si potrà di certo cancellare la memoria di quell'incredibile naufragio e di quanto operato negli ultimi due anni e mezzo mediante la eliminazione fisica di qualche decina di migliaia di tonnellate di ferro subacqueo residuo. E allora tanto vale mantenerle suddette piattaforme a testimonianza tangibile dell'accaduto e se poi si riuscisse anche a trovare in futuro un modo intelligente per renderle ancora più utili alla gente del Giglio sarebbe meglio ancora.
Caro Calchetti, Lei ha perfettamente ragione. In qualsiasi altro Paese diverso dall'Italia, maestra di qualsiasi tipo di contenzioso a prescindere, trovandosi a disposizione anche se a seguito di un incidente disgraziato una megastruttura subacquea di acciaio e cemento saldamente infissa nel fondale roccioso a oltre-30 mt costata decine di milioni di euro per realizzarla starebbero già a dibattere sul migliore utilizzo possibile anziché arrovellarsi per incolpare altri di danni ambientali e chiedere improbabili e non valutabili risarcimenti. Staremo a vedere senza stancarci di esprimere via GiglioNews le nostre libere opinioni a proposito. Ringraziandola per alcuni segni di simpatia dimostratami nei suoi recenti commenti La saluto con stima augurandoLe un Buon Ferragosto. P.S. : da bambino, tanti anni fa, i miei eroi preferiti, prima che arrivassero dall'America vincitrice della guerra, Buffalo Bill, Nembo Kid e Batman, erano Attilio Regolo e Muzio Scevola.
C O N T A N T I G A L L I A C A N T A’ N O N S I F A M A I G I O R N O! Vede, egregio signor Paolo Poli, la questione delle “piattaforme” e dei fondali da “bonificare” o meno, che rischia di diventare una “storia infinita”, in cui praticamente tutti (compreso il sottoscristo, tenutosi, in principio, un po’ “discosto”), se la si guarda senza animosità di parte, in fondo è questione assai semplice, così come accade quando, d’una intricata “matassa” da dipanare, s’individua il capo giusto. Basta stare con i piedi in terra, attenersi alle “cose” ed evitare ogni velleitarismo, senza indulgere all’incompetenza ed alla fantasia. Niente e tutto, insomma, se solo si guarda alle vicende umane d’ogni giorno, che, immancabilmente finiscono per avere la “coda lunga” (e pensare che, secondo gli Evangeli, il Creatore, che non era Marchionne – c’è chi ancora ci crede, come, ad esempio, un mio vecchio professore di Religione alle Medie di Orbetello, strenuo oppositore della “Teoria evoluzionistico-darwiniana” –, dopo il fatidico “Fiat lux!” fece “tutto” in appena sei giorni, lasciandosene pure uno per riposare). Fissiamo, perciò, dei “punti fermi” ovvero dei paletti atti a delimitare il corso delle nostre riflessioni (tanto per “recuperare” c’è sempre tempo). Prima, però, sgombriamo il campo dai paradossi architettonici (è solo un modo di dire) e visivi, d’impatto quantomeno sgradevole, che rappresenterebbe il “mantenimento” in essere di quel mastodonte di struttura, cui è stata, per tanto tempo, fissata la nave, e che qualcuno, il candido ingegner Attilio Regolo (ma guarda che nomi e che cognomi ambedue vi ritrovate; se foste solo qualcuno in più potreste costituirvi a “casta” e rivendicare privilegi), vorrebbe mantenere a suffragio od a monito d’una tragedia per i posteri. Rimane il resto, che non è poco, ma che, non è neppure tanto se, nel frattempo si provvede a “separare” il grano dall’oglio, ovvero la cesura obbligata di chi è addetto ai, per così dire, “lavori” e chi, nei lavori, pur senza poter accampare potestà, vuole, sempre e comunque, “metterci bocca”. Credo di non essere lontano dal vero se affermo, un po’ genericamente a dire il vero, che, direttamente ed indirettamente, di dritto o di rovescio, con tutti gli intrecci istituzionali che, in materia, immancabilmente esistono tra loro, sono abilitati a “reclamare” il Demanio Marittimo, Il Ministero dell’Ambiente ed il Comune dell’Isola, non tanto per l’impatto ambientale ch’è roba di superficie, ma per le ipotesi di inquinamento che, sic rebus stantibus, ovvero nel corso del tempo, potrebbero determinarsi. Agli altri, a tutti gli altri, a mio modesto parere, non è, quindi, concesso metter bocca, bensì solo esprimere opinioni, di cui, se saranno sagge e competenti, potrà esserne tenuto conto da chi di dovere. Ebbene, se questi soggetti, riuniti separatamente o sotto la fattispecie d’un conclave (l’immancabile “tavolo” delle, si fa per dire, “decisioni irrevocabili”, diventato di moda), fatte le dovute ricognizioni ed analisi sui fondali dell “Gabbianara”, per vari e molteplici motivi, dovessero constatare che qualsivoglia operazione di ripristino, a parte i disagi, sarebbe più dannosa che utile e “virtuosa”, sia per la Flora che per la Fauna, che sembrano essersi riprodotte alla grande, come, per solito, avviene attorno ad ogni relitto, è chiaro che, lavori non ce ne sarebbe da fare e, quindi, neppure costi da sostenere. Semplice potremmo allora dire, che, “in quattro e quattrotto” la vexata quaestio s’è risolta e la parola fine potrebbe accampare, in alto, sopra la Gabbianara, perché la grave “calamità”, abbattutasi sul Giglio in una sera d’Inverno di qualche anno fa, s’è finalmente conclusa. In realtà, questa evenienza, a mio parere, è da ritenersi, sostanzialmente “insperata”, anche perché, visto che, tra le altre cose, in questi ultimi tempi, gli Italiani sono diventati veri maestri di “Retorica” e di “Polemica”, nulla ci ragantisce, anzi, che le “dispute” non abbiano a riprendere ed a rinfocolare, se, come da più parti si dice, il materiale (una speciale malta cementizia) con cui sono stati “fissati” i pali di sostegno della piattaforma del relitto, dovesse cominciare a sciogliersi e ad inquinare le acque. Comunque, ad un “fenomeno” di tale fattispecie, sostanzialmente ineludibile e che dovrebbe avere inizio soltanto tra molti anni, in base alla “Responsabilità oggettiva del disastro”, si potrebbe far preventivamente fronte attraverso un specifica polizza assicurativa, stipulata dalla Costa Crociere o da chi per lei. Una volta risolto questo problema, niente e nessuno, a prescindere dal livello istituzionale in cui si trova, avrebbe da accampare altri diritti, recriminare risarcimenti o contraccambi, sollecitare riparazioni per “danni morali” o “biologici” alla Comunità o alle singole persone, come, invece, talvolta, in sede di Trunale civile, qualche Giudice (in verità, negli ultimi tempi, un po’ meno) riconosce alla vittima od alle vittime d’un vulnus particolarmente “serio”. Fissato, quindi, questo punto fermo, la “Costa Crociere” (ed il sottoscritto qualora ne fosse Revisore dei Conti l’approverebbe), se motivasse, ufficialmente, ovvero attraverso specifico documento notarile, il “gesto”, come atto di pura e semplice liberalità e “cortesia”, dovuto alla grande solidarieta dei Gigliesi, ai sacrifici e ai disagi da questi patiti, ai tanti e tanti “problemi“, che, in quasi tre anni, hanno, 24 ore su 24, afflitto la Municipalità, nonché all’indubbio danno economico-finanziario provocato alle attività turistiche, “cespite” principale delle “entrate” comunali, a conclusione di un processo, che i cronisti di diplomazia e di guerra, oserebbero definire una specie di “entente cordiale”, potrebbe anche deliberare, “alla luce del sole” e del tutto legittimamente, di sostenere una qualche “spesa”, che, al momento, sarebbe prematuro quantificare e megli definire, a favore dell’Isola. Questo, ovviamente, se tutto si concludesse speditamente ed in bonis, una volta percorsa, sempre alla luce del sole, quella che, al sottoscritto, appare come una “strada maestra”. Tutt’altra cosa sarebbe, se, inopinatamente, qualcuno comiciasse a mettere il bastone tra le ruote, se venisse sparso veleno, se, nel cosiddetto “conclave”, la valutazione complessiva di ricognizioni, analisi e pareri degli esperti di supporto risultasse, come, per solito avviene, in campo ambientalista, pervicacemente difforme. Allora sì che potrebbero cominciare i guai, sia perché ci vorrebbe assai tempo per individuare soluzioni comprensive e compromissive delle aspettative di tutti, sia perché siamo, per antonomasia, ormai diventati il Paese in cui, in ogni frangente, le cose iniziano senza che, mai, se ne possa intravedere la fine, sia perché chi dovrebbe essere chiamato a pagare il quantum, in ogni caso, più che significativo, interporrebbe senz’altro lungaggini decisionali d’ogni specie, confronti dialettici di lunga portata, necessità d’ulteriori riscontri, ricognignizioni, analisi e chi più ne ha più ne metta, magari ricorrendo, preventivamente, a salvaguardi dei propri interessi, ai Tribunali. E questo, a prescindere dal fatto che a pagare sia la “Costa Crociere” od una qualsivoglia solida assicurazione di supporto. Ovviamente, se, non ostante tutto, si desse per scontato che anche questa ipotesi, fatti salvi i tempi di bonifica e ripristino, potesse essere percorsa in tempi brevi (del che dubito grandemente), diventerebbe additittura pleonastico continuare a scrivere e parlare delle piattaforme e dei fondali della Gabbianaria, in quanto si tratterebbe, di fatto, di una sostanziale nulla questio! Scusi l’indubbia lunghezza espositiva delle mie opinioni nonché l’eventuale poca chiarezza, ed abbia con i miei più distinti saluti, anche i migliori auguri di “Buon Ferragosto”.
Una Stazione-laboratorio sperimentale di Speleologia Subacquea sotto le piattaforme ex-Concordia per appassionati speleonauti? Perché no, Paolo? L'attività speleonautica è assai più esercitata di quanto possiamo immaginare e un stazione-laboratorio per formare professionisti ed addestrare cultori appassionati potrebbe costituire un fiore all'occhiello per l'isola del Giglio. Non dimentichiamoci che proprio qui a Grosseto abbiamo un Corpo Sommozzatori dei Vigli Del Fuoco guidato dall'Ing.Chimenti che rappresenta un'eccellenza tutta italiana in ambito internazionale. Vedi che esercitando la fantasia e le proprie competenze le idee vengono fuori, anche per scherzo, caro Paolo? Io avevo recentemente suggerito anche di utilizzare i pianali a -30mt come sostegno per apparecchiature subacquee per impianti di energia rinnovabile sub-marina. Insomma, ragionando e dibattendo possono scaturire interessati esempi di possibile riutilizzazione di quelle importanti strutture profonde costituite dalle piattaforme Concordia sotto Punta Gabianara al Giglio evitando così di considerarle da un lato solo come ferraglia inutile e ingombrante di cui sbarazzarsi prima possibile a costi esorbitanti oppure dal lato contrario di mantenerle a vita solo come rifugio riproduttivo di muschi e madrepore. Saluti e buon Ferragosto anche a te.
Ciao Attilio E certo i rischi di sviluppo non si vedono prima di scoprirli, ma esistono, gli esempi eclatanti sono il fumo, la fibra di cemento amianto, la talidomite; ma senza scomodare questi casi eclatanti si può anche ragionare sul fatto che presumibilmente non succederà nulla ma il solo fatto che potrebbe svilupparsi una situazione imprevedibile ed imprevista dovrebbe sconsigliare comunque di prendere decisioni non supportate da validi e preponderanti motivi di interesse pubblico. Qui secondo me non ci sono questi motivi. Che ci fai li sotto tra i 30 ed i 40 metri di profondità? Le lasci li per il piacere dei sub di infilarsi in mezzo ai tralicci? Oppure pensi che ci si potrebbe ancorare delle strutture subacquee abitate da speleonauti? Se la cosa avesse un qualche senso non ne sarebbero state costruite molte in giro per il mondo? Dubito che possano servire a qualche cosa di diverso oltre a far sviluppare un micromondo avulso da una situazione naturale circostante Saluti a tutti e buon ferragosto
Paolo, francamente non vedo quale "rischio d sviluppo" possa esserci in quelle grandi strutture subacquee di acciaio saldamente ancorate al fondale e poi non esageriamo con il concetto di "mausoleo". Ho detto più semplicemente che quelle piattaforme, dopo la dipartita della Concordia, costituiscono la residua testimonianza di un evento marittimo-navale eccezionale che ha coinvolto l'isola del Giglio su cui eventualmente poter ideare e progettare una qualche integrazione o utilizzazione a vantaggio dell'isola e dei suoi abitanti. D'altra parte i costi di rimozione sarebbero cospicui e rimarrebbero comunque tracce profonde e ineliminabili della loro originaria impiantazione sul fondale naturale del Giglio. Saluti.
Sig Gian Piero Calchetti la ringrazio So bene di portare il nome di un artista eccezionale ma preciso che non ho gradi di parentela con il mio illustre omonimo. Assolutamente daccordo con lei sulla base dell'ipotesi da lei descritta circa una eventuale elargizione da parte della Costa. Riesaminerei la questione da un punto di vista prettamente assicurativo, che d'altronde trattasi di materia per me più comprensibile che non quella inerente ad un bilancio aziendale. Nella copertura assicurativa di un sinistro marittimo esistono delle voci relative al recupero del relitto che obbligano le Compagnie di Assicurazione a procedere alla rimozione di relitti che possono costituire intralcio alla navigazione o rischi per la stessa, tenendo conto di cifre aggiuntive al valore intrinseco della nave e della sua copertura corpi. In questa voce certamente rientrerebbero le spese per il ripristino del fondale alla situazione ante sinistro, il risparmio che la compagnia otterrebbe potrebbe essere destinato, quale risarcimento, all'ente proprietario dell'area danneggiata (demanio marittimo) che poi potrebbe trasferirlo nelle casse del comune. Sta di fatto che non conosciamo quali siano i capitali assicurati (qui non parliamo di danni a terzi) ma di opere necessarie, autorizzate dalle autorità competenti e dal demanio marittimo, costruite per la rimozione del relitto che di solito hanno un importo preciso e definito quale limite massimo cui sono esposte le Compagnie di Assicurazione. Sotto questo aspetto non vedrei impossibile un contributo qualora si evitassero queste spese. Se però sono esauriti tutti i capitali assicurati difficilmente tale risarcimento sarebbe possibile da parte degli assicuratori, si tornerebbe quindi alla elargizione da parte di una società, che sarebbe una strada probabilmente non percorribile. Vorrei inoltre sottolineare come la responsabilità degli amministratori potrebbe essere chiamata in causa qualora emergessero, in futuro, situazioni tali da evidenziare come la scelta effettuata dal consiglio comunale abbia compromesso interessi pubblici o creato danni a chicchessia. Faccio un esempio: si decide di tenere le strutture; nel corso degli anni emerge che vengono rilasciate sostanze inquinanti (così detto Rischio di Sviluppo) che modificano gli organismi marini. Le spese di bonifica ed i danni ricadrebbero sull'ente o sulle persone che hanno preso tale decisione, avendo al tempo ottenuto, in cambio, la costruzione di un qualche edificio pubblico, considerando che avrebbero comunque dovuto manlevare l'Azienda o le Assicurazioni da ulteriori future spese. Perdonatemi ma io la cosa la vedo molto difficile a parte il fatto che, secondo me, sarebbe meglio toglierle Attendo i Vostri commenti Cordiali saluti
Attilio ciao Io posso capire il mausoleo costruito sopra l'Arizona a perenne ricordo di quell'avvenimento tanto tragico ed immane; parliamo di un avvenimento che ha segnato profondamente l'anima di un polpolo che a distanza di sessant'anni si è ritrovato a dover ricordare altre migliaia di vittime delle Twin Towers. Ma qui, indipendentemente dalle 32 vittime, che meritano tutti gli onori, parliamo di un avvenimento che potrei condensare in una frase che i velisti di Caprera (CVC Centro Velico Caprera) conoscono bene e rende con precisione l'idea: "magna cazzata destruxit" E per di più la perseveranza di un certo personaggio ha fatto si che non siano stati messi in salvo tutti i passeggeri, come si sarebbe potuto fare senza fretta e senza rischi, procurando la morte a 32 di essi. Secondo me nessun mausoleo o altro, non se lo meritano gli attori, si deve tornare il più possibile alla situazione ante sinistro. Ricordare a terra, come è stato già fatto, i nomi di chi non si salvò per la stoltaggine di uno Se poi la discussione verte sul fatto che le piattaforme possano incrementare lo sviluppo di organismi marini, della flora e della fauna, meglio di quanto farebbe una scogliera naturale, questo è un altro discorso, ma vedo comunque una alterazione del fondale marino con le sue rocce e le sabbie naturali.
E’ SBAGLI ATO SOSTENERE CHE: “QUESTO O QUELLO PER ME PARI SONO! Signor Paolo Poli (nome e cognome assai “fausti” per uno come me che, per anni, s’è occupato di giornalismo teatrale e cinematografico), m’accodo a quanto da Lei appena scritto in merito ai “destini” e, quindi, alla “Questione delle piattaforme”, non tanto e non solo per ringraziarLa d’avermi dato ragione (il consenso è comunque sempre gradito), quanto per aggiungere, in rafforzamento della mia opinione, espressa, qualche giorno addietro, su “Giglionews”, che se il sottoscritto, in veste di Revisiore dei Conti (qual’ è da tantissimi anni), d’una società che addivenisse, pro bono pacis, alla decisione di comunque “risarcire”, indirettamente, ed in qualche modo (s’è accennato ad un opera pubblica utile alla Comunità isolana), il Comune di Isola del Giglio, senza una motivazione specifica che ne desse giustificazione sostanziale, provvederei senz’altro a preavvertire il Consiglio d’Amministrazione dell’assoluta illeciticità della spesa e di soprassiedere, per tanto, dal deliberarla, in quanto, in caso contrario, si determinerebbe, quale conseguenza automatica: 1° la registrazione nel Libro-verbale del Collegio d’una spesa contabilmente, giuridicamente ed amministrativamente inammissibile, con riserva, in sovrappiù, d’una formale denunzia alle autorità di vigilanza dei responsabili; 2° l’invito rivolto all’Assemblea dei soci a “bocciare” il Bilancio. Non può costituire, infatti, giustificazione ammissibile, l’eventuale patteggiamento che discenderebbe dall’alternativa tra il soprassiedere dall’esecuzione di opere, che, se ritenute necessarie, devono essere senz’altro effettuate da chi ha determinato (seppure in veste di “Responsabile oggettivo”) il vulnus che ha indotto bisogni di “sanatoria”, e la ventilata minaccia di pretenderne, invece, l’esecuzione , nel caso non fosse messo, per così dire, sulla bilancia un pubblico ed adeguato contraccambio. Nella speranza d’essere riuscito, nella fattispecie, a spiegare, seppur faticosamente, il mio pensiero, molto distintamente saluto ed auguro, a tutti, un “Buon Ferragosto!”.
Come al solito, caro Paolo, esprimi opinioni compiute e sensate da vero esperto che arricchiscono senza dubbio il dibattito su GiglioNews circa l'evento Concordia e le sue conseguenze. Debbo però dissentire con te sulla tua conclusione ultima e cioè che le piattaforme con tutto il resto debbano essere rimosse sopportando ciò he non si può togliere e cioè i danni dovuti alle devastanti perforazioni dei fondali. E no, caro Paolo, troppo facile sarebbe una simile soluzione definitiva per tutti i soggetti responsabili nell'illusione di cancellare alla belle meglio le tracce profonde di un evento unico che ha sconvolto la storia dell'Isola in modo irreversibile e indimenticabile. Le piattaforme invece , secondo me, debbono rimanere come perenne testimonianza di quello che è successo come base per un grande museo alla memoria della vicenda Concordia e come gestirle ed eventualmente integrarle e utilizzarle è un problema che va proposto ricercando e rielaborando i diversi suggerimenti che possano provenire da tutto il mondo e GiglioNews dovrebbe farsi carico di questa specie di concorso ideale mediatico a livello planetario. Saluti.
Attilio Ciao Intervengo dato che sin dall'origine avevo sostenuto che i danni al fondale sarebbbero stati enormi e non più eliminabili con qualsivoglia bonifica, vedi gli enormi carotaggi con iniezione di prodotti chimici per consentire la tenuta delle pareti e poter gettare le fondamente per l'appoggio delle piattaforme. Il metodo Mancini aveva sicuramente molto a cuore l'impatto zero anche se effettivamente sarebbe stato molto difficile attuarlo ma poteva costituire una base di partenza per nuove tecniche di recupero. Sono pienamente daccordo con il Sig. Gian Piero Calchetti che sicuramente ha fondate e solide basi giuridiche per distinguere e chiarire quali sono le decisioni che si rendono necessarie Il baratto, anche se potrebbe avere risvolti di pubblica utilità, non è certo praticabile dato che in futuro potrebbe emergere che non si è provveduto alla rimozione a fronte di vantaggi del tutto opinabili. Si deve anche tener conto che potrebbero successivamente ricadere, sulle autorità comunali, responsabilità ed obblighi di rimozione delle stesse strutture per sopraggiunti motivi di qualsivoglia natura. La scelta da fare è se decidere di far rimuovere le strutture o decidere se lasciarle in situ, con tutti i rischi e problematiche che si potrebbero verificare in futuro. C'è inoltre da tener conto che le strutture potrebbero diventare meta del turismo subacqueo più o meno preparato e competente con i rischi che ben si conoscono. Inoltre la quantità di cemento dei ground bags (che cemento non è) andrebbe sicuramente rimossa dato che i sacchi si deteriorano velocemente ma ne restano a lungo le fibre che si disperderebbero gradualmente; il cemento è pieno di prodotti chimici, quali resine e catalizzatori, mentre di sabbia e cemento ce n'è poco. Secondo me si dovrebbe ripristinare il più possibile la situazione "ante litteram" per evitare rischi di sviluppo che potrebbero effettivamente verificarsi, sopportando quei danni irreversibili non sanabili come le perforazioni dei fondali Saluti a tutti
C'è uno stimato ingegnere professore universitario della Sapienza nostro conoscente indiretto che ritiene, anche se con il senno del poi, che il problema della Concordia incagliata sulla costa del Giglio si sarebbe potuto risolvere con la bonifica preventiva interna della nave e il suo affondamento guidato nei pressi dell'isola senza bisogno di alcuna piattaforma subacquea né cassone o quant'altro impiegando circa 1/4 del tempo e del denaro spesi per la megaoperazione di rimozione realmente effettuata cioè 7-8 mesi e 300 milioni anziché 30 mesi e oltre 1 Miliardo di euro. Se fosse davvero così, ma a questo punto è praticamente impossibile la controprova concreta se non in forma teorico-simulativa, saremmo con l'operazione Costa-T/M-Concordia di fronte al più clamoroso spreco tecnico-economico-tecnologico dell'intera storia del "salvage" marittimo mondiale. Saluti e buon Ferragosto.
E se debbo esprimere con la massima franchezza la mia opinione, senza voler sembrare il solito bastian contrario desideroso solo di mettersi in evidenza con atteggiamenti eccentrici, nonostante l'apparente brillante risultato finale di tutta l'operazione Costa-T/M per la rimozione della Concordia, siamo in realtà all'ultima spiaggia di un tale tipo di progetto, messo in atto per forza di cose di fronte ad un evento eccezionale e imprevedibile non disponendo di un'ingegneria e una tecnologia alternativa e innovativa matura e collaudata capace di affrontare assai meglio quel tipo di evenienza. Mi sembra chiaro che per il futuro, scongiurando ovviamente il verificarsi di un episodio simile ma non potendolo escludere del tutto visto che si è comunque verificato con la Concordia al Giglio, occorrerà produrre un alto sforzo scientifico per studiare metodi d' ingegneria nettamente migliori di intervento. Metodo ingegneristici che evitino di dover ricorrere per un periodo di quasi tre anni all'impiego di centinaia di uomini e mezzi, quasi come un esercito in guerra, spendendp miliardi di euro e lasciando sul campo residui e macerie come dopo un bombardamento a tappeto. Saluti.
Insomma, quello che intendo dire è che per assolvere all'impegno che si erano presi Costa e T/M e aziende collegate, di fronte al mondo, di rimuovere un relitto gigantesco come la Concordia incidentata e rovesciata sulla costa del Giglio con la massima probabilità di riuscita sono ricorsi ad una tecnologia tra le più massicce e tradizionali che si potessero immaginare con l'impiego di molte decine di migliaia di tonnellate di ferro e cemento stabilmente e profondamente ancorati al fondale naturale roccioso dell'Isola perfettamente consapevoli di modificare e alterare, con quelle enormi strutture provvisionali in modo perenne e irreversibile e con la supina accondiscendenza di tutti gli organi politico-amministrativi locali regionali e nazionali italiani, la natura stessa di una grande area di quel fondale che era rimasto invece fino all'evento Concordia intonso e immacolato per millenni.
Le piattaforme sommerse Concordia costituiscono una struttura invisibile praticamente inaccessibile e indistruttibile. La loro futura perenne permanenza là sotto alla costa del Giglio si impone da sola. La procedura di legge prevede obbligatoriamente un percorso pubblico formale che ne attesti non solo l'esistenza ma la proprietà la responsabilità della gestione del controllo di sicurezza e della manutenzione. Il Consiglio Comunale del 19 prossimo è solo un primo passo di suddetta procedura di legge. Saluti.
D U R A L E X S E D LEX! Già interpellato in merito alle piattaforme, all’ipotesi dello smantellimento ovvero mantenimento sic et sempliciter, oppure al ripristino, in bonis, dell’ambiente subacque quo ante, che mi pare impossibile, me la sono cavata senza esprimere un giudizio e perché non sono competente e perché non ho ancora capito quale fine dovrebbe fare la struttuta emergente che, così com’è, mi sembra costituisca il classico “cazzotto in un occhio”. Se, però, entriamo in merito alla ipotesi d’una decisione che lasci, per ragioni scientifiche e pratiche, le cose così come stanno, ossia così come si sono, di fatto, “stabilizzate”, in termini di flora e di fauna, risparmiando sulle “pesanti” spese che un ripristino, per quanto sotanzialmente impossibile, implica, in modo da poter dedicare le somme economizzate per opere pubbliche alternative, sin d’ora, visto che nei prossimi giorni ci sarà un Consiglio Comunale che tratterà l’argomento, mi sento di dire che questo è giuridicamente impossibile. Non ci sono, infatti, alternative possibili, se non a rischio d’incorrere in sanzioni civili e forz’anche penali. Le cose si fanno o non si fanno! Se si decide di farle e devono essere fatte, chi ha l’onere, per quanto già convenuto e stabilito, di sostenere le spese, deve “mettersi le mani in tasca”. Se, invece, si decide pubblicamente che non è necessario alcun ripristino od addirittura che potrebbe essere dannoso, per cui si addiviene alla decisione di non fare i lavori ipotizzati all’inizio dell’”Operazione Concordia”, non c’è niente da pagare e chi avrebbe dovuto farlo risparmia. A mio parere, non è possibile, specie in un contesto istituzionale, barattare di fatto, l’eventuale cancellazione dell’opera di ripristino, per la quale deve esclusivamente valere la valutazione di merito, positivo o negativo che sia, con opere pubbliche alternative. Non può essere, insomma, messo sulla bilancia delle decisioni “irrevocabili” come avrebbe detto la “buonanima”, un elemento distorsivo quale senz’altro, al cospetto d’una valutazione incerta in merito al “da farsi”, apparirebbe il compromesso di non far niente purchè si realizzino opere alternative del tutto “inattinenti” rispetto ai fatti in questione. E questo, soprattutto, perché il rapporto tra le parti non è “equanime”, in quanto “viziato”, in partenza, a danno dell’uno rispetto all’altro. Con ciò intendendo che, come una spada di Damocle, pende sulla testa della Costa Crociere o di chi per lei, l’obbligo del ripristino che, non può sottostare a discrezioni, bensì, in bene od in male, ai soli fatti.
Al centro del pensiero machiavellico è la massima del fine che giustifica i mezzi. Per conservare il potere e potenziare lo Stato il "Principe" è giustificato a compiere qualsiasi azione anche quelle in aperto contrasto con le leggi della morale. E' tuttavia errato pensare ad un elogio della massima "il fine giustifica i mezzi" in quanto Machiavelli giustifica questa condotta soltanto in nome della salvezza dello Stato per sottolineare la necessità che il principe (ossia chi ha la responsabilità di governo) debba anteporre l'interesse dello Stato alle sue stesse convinzioni etiche personale. Il principe è il primo servitore dello Stato e non il suo padrone.