Vi ricordate la battaglia sui parchi negli anni novanta? In quel periodo, politicamente caldissimo per la nostra comunità, il Professor Cognetti intratteneva un rapporto di collaborazione con il Ministero dell’Ambiente in quanto esperto di biologia marina e titolato docente universitario del settore. In quegli anni, per meglio approfondire la nostra esperienza (primitiva all’epoca) sui temi ambientali, incontrammo il disponibilissimo Professore in un appartamento a Porto Santo Stefano con l’obiettivo di capire cosa stesse accadendo alle spalle dei gigliesi e soprattutto per trovare riscontri scientifici alla nostra battaglia originata dall’azione (solo politica di parte) di un gruppo di fanatici ambientalisti che proponevano, ad una popolazione incredula, un progetto strutturalmente e ambientalmente sbagliato.

Su un quotidiano di respiro provinciale ho letto in questi giorni un articolo pubblicato a firma del Cognetti che non fa altro che rafforzare le ragioni di un confronto che abbiamo avviato in tempi non sospetti e che oggi ci vede, ahimè, ancora sul “piede di guerra”. Mi pare un commento di alto valore politico e disinteressato equilibrio. Avevo il piacere che i lettori di GiglioNews lo potessero conoscere.

Cordiali saluti.

Sergio Ortelli – Capogruppo Minoranza Consiliare

ARCIPELAGO, IL PARCO DELLE OCCASIONI PERDUTE

di Giuseppe Cognetti,
Professore emerito di Biologia Marina dell’Università di Pisa.
Membro della commissione per la ricerca scientifica del Ministero dell’Ambiente

Nel Mediterraneo le aree marine protette assumono un ruolo di sempre maggiore importanza, non solo per la conservazione della biodiversità, ma anche come centri di studio, di educazione, di attività produttive e di attrazione turistica. In base alle esigenze locali, oltre alla protezione integrali in particolari zone, è prevista la maricoltura, la pesca turistica, la prospezione subacquea a fini turistici ed educativi. In un’ampia e realistica visione della conservazione ambientale, il parco marino, così definito, diviene un efficace strumento di sviluppo. In Italia le riserve marine, salvo rare eccezioni, non rispondono ai requisiti richiesti. Prendiamo ad esempio il Parco dell’Arcipelago Toscano. Ai fini della sua istituzione fu commissionato all’Università di Pisa, da parte del Ministero dell’Ambiente, uno studio interdisciplinare sulle caratteristiche ecologiche e socio-economiche della fascia costiera delle varie isole. La complessa ricerca coordinata dal sottoscritto fornì precise indicazioni sulle aree marine da valorizzare e proteggere, secondo le esigenze delle varie situazioni locali. Di tutto ciò non si è tenuto il minimo conto e i volumi che riassumevano tre anni di studi rimangono sepolti in qualche scaffale del Ministero. Si è scelto semplicemente di interdire vaste estensioni di mare intorno alle isole e di imporre divieti che penalizzano l’economia locale e sono privi di significato dal punto di vista ecologico.

Per impostare una moderna politica delle aree marine protette in Italia e in particolare nell’Arcipelago Toscano, occorre quindi uscire dalla logica del fondamentalismo ecologico e impostare la gestione dei parchi in modo razionale: inserimento dei pescatori professionali nella gestione dell’ente parco; realizzazione di aree marine a tutela temporanea con previsione di rotazione periodica in funzione delle varie tipologie di mestiere; apertura di zone a tutela regolamentata nell’ambito del parco a determinati tipi di pesca selettiva, alla pesca turistica e alla maricoltura; recupero di edifici dismessi (carceri, tonnare etc) da utilizzare per laboratori con annesse foresterie per studenti e ricercatori.

Nell’ambito del Parco dell’Arcipelago Toscano vi sono tutti i presupposti per promuovere nuove iniziative di gestione. Si pensi quale impulso economico e culturale determinerebbe la realizzazione di una simile impostazione se basata su basi scientifiche. Il Parco dell’arcipelago diverrebbe così un esempio di come coniugare i principi ecologici della difesa ambientale con le esigenze economiche locali.”