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Isola del Giglio - 17 Febbraio 2004

PRIMI SPUNTI DI RIFLESSIONE PRE-ELETTORALI


Riceviamo da Armando Schiaffino, un nostro grande lettore ed estimatore, queste riflessioni che danno formalmente il via a quella che sarà un'infuocata campagna elettorale per eleggere il nuovo Consiglio comunale di Isola del Giglio. A questo proposito, nella rubrica Amministrative 2004, creeremo una sezione dal titolo "Botta & Risposta" nella speranza che le riflessioni di Armando servano da spunto per dar vita ad un interessante dibattito aperto a tutti coloro che vogliano esser critici o proporre nuove idee per il futuro della nostra isola.

"A pochi mesi dalla prossima scadenza elettorale, ritengo doveroso sottoporre le seguenti considerazioni a tutti coloro i quali sono in qualche modo interessati al buon andamento del governo dell’Isola del Giglio. L’aspetto che prenderò quasi esclusivamente in considerazione sarà l’economia turistica, essendo, allo stato attuale dei fatti, la principale fonte di lavoro e di reddito per gli isolani. Al fine di rendere più chiari i concetti, prima di affrontare problematiche gigliesi è opportuno richiamare alcune fondamentali, anche se ovvie, definizioni.
L’economia è, in generale, la scienza che studia lo scambio di merci e servizi. Concetto fondamentale di tale scienza è il PREZZO. Per “prezzo” si intende di norma il valore, espresso in denaro, di una cosa o di un servizio, cioè il denaro occorrente per acquistare una determinata cosa o compensare un determinato servizio.
La peculiarità delle attività turistiche, che ogni saggio amministratore dovrebbe sempre aver presente, è che in questa particolare branca dell’economia vige il “prezzo d’affezione”, più alto del reale valore della cosa o dei servizi prestati, commisurato invece alla gratificazione psicologica, all’affezione, all’ interesse di chi compra (il turista).
La differenza di prezzo, cioè il plus-valore fra il prezzo reale e il prezzo d’affezione, è dato da quello che negli studi di settore è definito il parametro QA, cioè la Qualità Ambientale in tutte le sue possibili accezioni (paesaggio, tranquillità, pulizia, contesto sociale ecc.).
L’economia turistica risulta da un delicato gioco di equilibri fra la componente del valore aggiunto QA, cioè della qualità dell’ambiente, e la componente del valore reale BS (cioè fornitura di Beni e Servizi). Queste due componenti, non necessariamente in contrasto fra di loro, sono state in realtà inversamente proporzionali durante lo sviluppo della maggior parte dei luoghi di villeggiatura, cioè il miglioramento della fornitura di beni e servizi è stata spesso ottenuta a prezzo di una riduzione delle bellezze naturali (nel caso di Giglio Porto l’acquisizione di spazi portuali idonei all’attracco dei traghetti e per le manovre di imbarco-sbarco di automezzi e di altri mezzi meccanici ha comportato il dover sacrificare, nell’arco degli ultimi cinquant’anni, una componente paesaggistica di enorme rilievo, l’arcuata spiaggia antistante le case del porto, con sabbia dorata a media granulometria, che non trovava paragone sulla costa italiana della terraferma dalla Liguria alla Calabria). Purtroppo ho la convinzione che nelle recenti e prossime scelte amministrative si corra il rischio di non dover attentamente valutare e tutelare il nostro patrimonio ambientale e i privilegi che per tutti ne conseguono. Una persona forestiera ebbe tempo fa a commentare: “Molti Gigliesi godono di privilegi economici assolutamente non commisurati alle proprie capacità individuali. Possono permettersi tale tenore di vita solo grazie all’ambiente in cui hanno avuto la fortuna di nascere. Ciò nonostante non passa giorno che non fanno qualcosa per rovinare ciò che costituisce la fonte del loro benessere”. Lo stesso concetto veniva autorevolmente sostenuto in un memorabile articolo a tutta pagina pubblicato sulla Nazione del 18 maggio 1975 e intitolato “Un Giglio sfiorito” dal compianto Mauro Mancini, che nell’occasione si scagliò contro la costruzione del residence delle Cannelle e contro i lavori per rendere transitabile agli automezzi l’antica mulattiera Porto-Monticello. A quasi trent’anni di distanza è veramente deprimente constatare non solo quanto si è continuato a sbagliare, ma quanto ci si ostini a perseverare nell’errore. Si legge su siti Internet di argomento locale di “sognatori” che volevano un porto turistico alla Torricella con opere a terra e tutto ciò che avrebbe comportato per la spiaggia delle Caldane; si assiste, addirittura a livello istituzionale, a progetti di allargamento dell’attuale porto con cementificazione fino alla Gabbianara. Al di là delle assurdità tecniche legate a tale proposta (che lascio rilevare ad altre persone più esperte in materia), non capisco come non si possa provare sconcerto solo ad ipotizzare la scomparsa della spiaggetta del Demo’s, dell’isoletta, dello Scalettino, della costiera della Ficaiaccia e del Lazzaretto, che costituiscono il primo incantevole biglietto da visita dell’isola per chi arriva con il traghetto; come non si possa provare avvilimento solo a pensare alla scomparsa dello scoglio della Gabbianara, simbolo, per ogni Gigliese, di una sacralità sovrapponibile solo a quello che rappresentano i faraglioni di Capri o gli scogli di Acitrezza del romanzo verghiano dei Malavoglia. In una lettera del 1947 (quindi in epoca pre-turistica) scritta dall’architetto ravennate Enrico Galassi, restauratore e primo proprietario della torre del Lazzaretto ed indirizzata a Rum Armando e Paolino, si auspicava di non continuare a devastare, con i lavori di una cava di granito, la scogliera della Ficaiaccia. Per il suo tono accorato in difesa del paesaggio, la lettera potrebbe essere stata scritta 50 anni dopo dall’architetto Bruno Begnotti. Evidentemente persone con giusta capacità di analisi sono esistite in tutte le epoche. Altre persone invece non riescono ancora oggi a capire come la realizzazione di un porto alla Gabbianara potrebbe comportare gravi conseguenze per l’economia turistica (la storiella dei cento posti di lavoro me la sono già sentita raccontare agli inizi degli anni ’70 quando mi opponevo alla costruzione dell’allora cosiddetto “complesso turistico-alberghiero” della Marina del Giglio al Campese). I danni all’economia turistica si avrebbero ovviamente sia per il danneggiamento del parametro QA (bene ambientale) sia per quello BS, ovvero per il possibile collasso della fornitura dei servizi. Preme ricordare agli eventuali contestatori di queste affermazioni che il Comune di isola del Giglio non dispone ancora, come invece dispone la maggior parte dei Comuni italiani, di una zona artigianale (PIP) dove, per esempio, organizzare il rimessaggio barche; che siamo penultimi in provincia di Grosseto (che è ultima in Toscana) per la raccolta differenziata dei rifiuti.
La mancanza di capacità di analisi ha raggiunto al Giglio, in termini drammatici, il suo apice con l’opposizione all’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. La legge 394 istitutrice del Parco conteneva infatti tutti i requisiti per tutelare il parametro QA (qualità ambientale). Tale legge, se non fosse esistita, sarebbe dovuta essere invece auspicata dai Gigliesi che, se fossero stati veramente consapevoli degli enormi privilegi legati al valore aggiunto del parametro QA sulla loro economia e sulla loro qualità della vita, avrebbero dovuto invocare la pena di morte per un forestiero che avesse colto in zona parco un ramo di rosmarino o staccato una lampada dagli scogli (scherzo sulla pena di morte, non sul concetto).
Si disse invece che la legge 394 era contro gli interessi degli isolani e si sprecarono enormi quantità di pubblico denaro in inutili e farneticanti ricorsi amministrativi. Si disse che tale legge era anticostituzionale perché espropriava le popolazioni locali dei loro poteri. Ma il tempo, che è galantuomo, dimostrò poi che era anticostituzionale ma a favore degli isolani ( vedi la vicenda di quando si autorizzarono, ai sensi della suddetta legge, le sole scuole sub di Capraia a fare immersioni in zona Parco e le conseguenti proteste delle scuole sub forestiere della terraferma).
Sarebbe stato opportuno che l’amministrazione comunale avesse gestito con spirito di collaborazione l’applicazione della normativa e la conseguente stesura del regolamento del Parco, garantendo ai cittadini residenti ed alle colture tradizionali tutte le agevolazioni espressamente previste dalla legge stessa, cercando di limitare al massimo, e solo per i residenti, i pochi e marginali sacrifici. Per tutti questi motivi, nei limiti in cui i miei sempre maggiori impegni professionali me lo consentiranno, ritengo doveroso ipotizzare nuovamente un mio impegno amministrativo, magari solo a livello di consigliere comunale, in una compagine che concordi su questi principali temi di fondo e che preveda, come punto qualificante del proprio programma, la realizzazione del PIP (piano insediamenti produttivi), seguendo una logica già da me sostenuta nel mio precedente mandato amministrativo e di cui sono oggi più che mai convinto, che sia ispirata ad un serio lavoro di “razionalizzazione dell’esistente”.

Armando Schiaffino "


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