Riceviamo
da Armando Schiaffino, un nostro grande lettore ed estimatore,
queste riflessioni che danno formalmente il via a quella
che sarà un'infuocata campagna elettorale per eleggere
il nuovo Consiglio comunale di Isola del Giglio. A questo
proposito, nella rubrica Amministrative 2004, creeremo
una sezione dal titolo "Botta & Risposta" nella speranza
che le riflessioni di Armando servano da spunto per dar
vita ad un interessante dibattito aperto a tutti coloro
che vogliano esser critici o proporre nuove idee per il
futuro della nostra isola.
"A pochi
mesi dalla prossima scadenza elettorale, ritengo doveroso
sottoporre le seguenti considerazioni a tutti coloro i
quali sono in qualche modo interessati al buon andamento
del governo dell’Isola del Giglio. L’aspetto che prenderò
quasi esclusivamente in considerazione sarà l’economia
turistica, essendo, allo stato attuale dei fatti, la principale
fonte di lavoro e di reddito per gli isolani. Al fine
di rendere più chiari i concetti, prima di affrontare
problematiche gigliesi è opportuno richiamare alcune fondamentali,
anche se ovvie, definizioni.
L’economia è, in generale, la scienza che studia lo scambio
di merci e servizi. Concetto fondamentale di tale scienza
è il PREZZO. Per “prezzo” si intende di norma il valore,
espresso in denaro, di una cosa o di un servizio, cioè
il denaro occorrente per acquistare una determinata cosa
o compensare un determinato servizio.
La peculiarità delle attività turistiche, che ogni saggio
amministratore dovrebbe sempre aver presente, è che in
questa particolare branca dell’economia vige il “prezzo
d’affezione”, più alto del reale valore della cosa o dei
servizi prestati, commisurato invece alla gratificazione
psicologica, all’affezione, all’ interesse di chi compra
(il turista).
La differenza di prezzo, cioè il plus-valore fra il prezzo
reale e il prezzo d’affezione, è dato da quello che negli
studi di settore è definito il parametro QA, cioè la Qualità
Ambientale in tutte le sue possibili accezioni (paesaggio,
tranquillità, pulizia, contesto sociale ecc.).
L’economia turistica risulta da un delicato gioco di equilibri
fra la componente del valore aggiunto QA, cioè della qualità
dell’ambiente, e la componente del valore reale BS (cioè
fornitura di Beni e Servizi). Queste due componenti, non
necessariamente in contrasto fra di loro, sono state in
realtà inversamente proporzionali durante lo sviluppo
della maggior parte dei luoghi di villeggiatura, cioè
il miglioramento della fornitura di beni e servizi è stata
spesso ottenuta a prezzo di una riduzione delle bellezze
naturali (nel caso di Giglio Porto l’acquisizione di spazi
portuali idonei all’attracco dei traghetti e per le manovre
di imbarco-sbarco di automezzi e di altri mezzi meccanici
ha comportato il dover sacrificare, nell’arco degli ultimi
cinquant’anni, una componente paesaggistica di enorme
rilievo, l’arcuata spiaggia antistante le case del porto,
con sabbia dorata a media granulometria, che non trovava
paragone sulla costa italiana della terraferma dalla Liguria
alla Calabria). Purtroppo ho la convinzione che nelle
recenti e prossime scelte amministrative si corra il rischio
di non dover attentamente valutare e tutelare il nostro
patrimonio ambientale e i privilegi che per tutti ne conseguono.
Una persona forestiera ebbe tempo fa a commentare: “Molti
Gigliesi godono di privilegi economici assolutamente non
commisurati alle proprie capacità individuali. Possono
permettersi tale tenore di vita solo grazie all’ambiente
in cui hanno avuto la fortuna di nascere. Ciò nonostante
non passa giorno che non fanno qualcosa per rovinare ciò
che costituisce la fonte del loro benessere”. Lo stesso
concetto veniva autorevolmente sostenuto in un memorabile
articolo a tutta pagina pubblicato sulla Nazione del 18
maggio 1975 e intitolato “Un Giglio sfiorito” dal compianto
Mauro Mancini, che nell’occasione si scagliò contro la
costruzione del residence delle Cannelle e contro i lavori
per rendere transitabile agli automezzi l’antica mulattiera
Porto-Monticello. A quasi trent’anni di distanza è veramente
deprimente constatare non solo quanto si è continuato
a sbagliare, ma quanto ci si ostini a perseverare nell’errore.
Si legge su siti Internet di argomento locale di “sognatori”
che volevano un porto turistico alla Torricella con opere
a terra e tutto ciò che avrebbe comportato per la spiaggia
delle Caldane; si assiste, addirittura a livello istituzionale,
a progetti di allargamento dell’attuale porto con cementificazione
fino alla Gabbianara. Al di là delle assurdità tecniche
legate a tale proposta (che lascio rilevare ad altre persone
più esperte in materia), non capisco come non si possa
provare sconcerto solo ad ipotizzare la scomparsa della
spiaggetta del Demo’s, dell’isoletta, dello Scalettino,
della costiera della Ficaiaccia e del Lazzaretto, che
costituiscono il primo incantevole biglietto da visita
dell’isola per chi arriva con il traghetto; come non si
possa provare avvilimento solo a pensare alla scomparsa
dello scoglio della Gabbianara, simbolo, per ogni Gigliese,
di una sacralità sovrapponibile solo a quello che rappresentano
i faraglioni di Capri o gli scogli di Acitrezza del romanzo
verghiano dei Malavoglia. In una lettera del 1947 (quindi
in epoca pre-turistica) scritta dall’architetto ravennate
Enrico Galassi, restauratore e primo proprietario della
torre del Lazzaretto ed indirizzata a Rum Armando e Paolino,
si auspicava di non continuare a devastare, con i lavori
di una cava di granito, la scogliera della Ficaiaccia.
Per il suo tono accorato in difesa del paesaggio, la lettera
potrebbe essere stata scritta 50 anni dopo dall’architetto
Bruno Begnotti. Evidentemente persone con giusta capacità
di analisi sono esistite in tutte le epoche. Altre persone
invece non riescono ancora oggi a capire come la realizzazione
di un porto alla Gabbianara potrebbe comportare gravi
conseguenze per l’economia turistica (la storiella dei
cento posti di lavoro me la sono già sentita raccontare
agli inizi degli anni ’70 quando mi opponevo alla costruzione
dell’allora cosiddetto “complesso turistico-alberghiero”
della Marina del Giglio al Campese). I danni all’economia
turistica si avrebbero ovviamente sia per il danneggiamento
del parametro QA (bene ambientale) sia per quello BS,
ovvero per il possibile collasso della fornitura dei servizi.
Preme ricordare agli eventuali contestatori di queste
affermazioni che il Comune di isola del Giglio non dispone
ancora, come invece dispone la maggior parte dei Comuni
italiani, di una zona artigianale (PIP) dove, per esempio,
organizzare il rimessaggio barche; che siamo penultimi
in provincia di Grosseto (che è ultima in Toscana) per
la raccolta differenziata dei rifiuti.
La mancanza di capacità di analisi ha raggiunto al Giglio,
in termini drammatici, il suo apice con l’opposizione
all’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
La legge 394 istitutrice del Parco conteneva infatti tutti
i requisiti per tutelare il parametro QA (qualità ambientale).
Tale legge, se non fosse esistita, sarebbe dovuta essere
invece auspicata dai Gigliesi che, se fossero stati veramente
consapevoli degli enormi privilegi legati al valore aggiunto
del parametro QA sulla loro economia e sulla loro qualità
della vita, avrebbero dovuto invocare la pena di morte
per un forestiero che avesse colto in zona parco un ramo
di rosmarino o staccato una lampada dagli scogli (scherzo
sulla pena di morte, non sul concetto).
Si disse invece che la legge 394 era contro gli interessi
degli isolani e si sprecarono enormi quantità di pubblico
denaro in inutili e farneticanti ricorsi amministrativi.
Si disse che tale legge era anticostituzionale perché
espropriava le popolazioni locali dei loro poteri. Ma
il tempo, che è galantuomo, dimostrò poi che era anticostituzionale
ma a favore degli isolani ( vedi la vicenda di quando
si autorizzarono, ai sensi della suddetta legge, le sole
scuole sub di Capraia a fare immersioni in zona Parco
e le conseguenti proteste delle scuole sub forestiere
della terraferma).
Sarebbe stato opportuno che l’amministrazione comunale
avesse gestito con spirito di collaborazione l’applicazione
della normativa e la conseguente stesura del regolamento
del Parco, garantendo ai cittadini residenti ed alle colture
tradizionali tutte le agevolazioni espressamente previste
dalla legge stessa, cercando di limitare al massimo, e
solo per i residenti, i pochi e marginali sacrifici. Per
tutti questi motivi, nei limiti in cui i miei sempre maggiori
impegni professionali me lo consentiranno, ritengo doveroso
ipotizzare nuovamente un mio impegno amministrativo, magari
solo a livello di consigliere comunale, in una compagine
che concordi su questi principali temi di fondo e che
preveda, come punto qualificante del proprio programma,
la realizzazione del PIP (piano insediamenti produttivi),
seguendo una logica già da me sostenuta nel mio precedente
mandato amministrativo e di cui sono oggi più che mai
convinto, che sia ispirata ad un serio lavoro di “razionalizzazione
dell’esistente”.
Armando
Schiaffino "
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