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News dal Giglio dell' 8 Agosto 2003

S. Lorenzo: fede vissuta o tradizionale devozione?

"Il Figlio dell'uomo quando tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?" Questa domanda che un giorno Gesù pose ai suoi astanti, mi riecheggia più che mai in cuore da un po' di tempo, e a farmi scaturire questa riflessione sono le ormai imminenti feste patronali in onore di S.Lorenzo. E' la terza volta (come amministratore parrocchiale) che vedo il clima che prelude a quest' evento...: gigliesi che ritornano dai lidi più disparati, i parenti che si incontrano solo in queste solennità, le gesta epiche dei vecchi marinai che riecheggiano sulle panchine e sui muretti di granito, tutto a posto, tutto stabilito, tutto regolare! E' come un motore diesel che caricandosi lentamente esplode poi in un turbinio di canti, preghiere e "mutate" la sera del nove agosto,quando alla presenza del Vescovo, ma ancor più del nostro amato Patrono, ci sforziamo di dare un'immagine di popolo devoto...Che strano, eppure è proprio quella gigantesca effige del Santo Martire romano che ci rappresenta benissimo, sì, come cristiani del terzo millennio! Lo vedo procedere quasi confuso tra l'indifferenza dei bar e dei ristoranti, imporsi quasi a forza all'"andirivieni" delle succulente portate che spesso tagliano la sua processione, farsi quasi largo tra i souvenir e i bikini esposti che non gli concedono un centimetro di spazio, svelto e deciso perché non rubi troppo tempo alle tante iniziative laiche; quasi mi sembra di vedere quel suo casto pallore imporporarsi, come di chi non si trova più a suo agio. Diciamoci la verità, siamo ancora al nostro posto in processione? Oppure compiamo questo solo per tributare onore ad una tradizione che ogni giorno di più diventa svilita, svuotandosi dei suoi significati più profondi? Abbiamo la coscienza di dover ancora testimoniare con la vita la nostra fede o è ormai uno dei tanti optional della nostra esistenza? Il nostro procedere in un assembramento cristiano, è cosciente che chi ci guarda, ci giudica? Giudica il nostro non frequentare i sacramenti, il nostro non perdonarci o peggio ancora,litigare per il vile interesse, giudica l'ignoranza colpevole di non ascoltare e approfondire la Parola di Dio per rispondere ai grandi quesiti di questo tempo, ma soprattutto il mettere il Dio denaro PRIMA e SOPRA, a ogni cosa (dignità, fede, famiglia, senso civico...). Peccato ( è il caso di dirlo)! Un'isola felice, bella, buona (per il momento ancora!), dovremmo essere come le dita di una mano, se solo ci si riappropriassimo della nostra identità cristiana...il senso della comunità non dovrebbe limitarsi solo alla sbicchierata in cantina o alle serenate dopo le nozze degli amici. Una comunità cristiana, vera, condivide, lotta, soffre e in modo particolare spera! L'impressione che ho avuto io, specialmente con la realtà giovanile (che devo cercare la notte perché ha troppo "altro" per frequentare la parrocchia)è che tutti sanno fare un'analisi critica sulla politica, l'acqua, le fogne, la luce, i collegamenti, ecc, ma in sostanza nessuno è interessato alla riscoperta cristiana della propria esistenza, accontentandosi di sporadici e troppo spesso rappresentativi appuntamenti comunitari; nessuno ha più il coraggio della radicalità cristiana, della coerenza dettata dalla fede, ci facciamo scorrere tutto sopra e assistiamo inermi al lento ma inesorabile abbassamento (cristiano, morale e culturale) della nostra isola. Pessimista? No, diciamo terribilmente franco, con dolore noto di dover ancora contare sulle poche unità, su quelle generazioni che hanno lasciato questa eredità che non possiamo più investire se non riscommettendola con il coraggio della fede, ma quella VERA!!! Una fede non fatta di santini e candele, ma di coerenza ed eroicità, come il vivere quotidianamente con il Signore, padrone della storia, vivere una fede come quella di S. Lorenzo che mise in secondo piano la sua carriera di probabile pontefice, l'amministrazione dei beni temporali della Chiesa, la propria vita, per il Signore, dunque per la salvezza, la gioia, la libertà, la pace, l'amore autentico! In questa era, a differenza dei nostri padri, non preghiamo più per i minatori, per i marittimi lontani, per la vita ( tanto arriva "pegaso" ...)sono tutte cose che non rischiamo più di perdere, ma io come pastore voglio pregare perché il mio gregge non perda la sua fede e dunque la sua identità, la sua libertà e la sua pace.
...chi volesse parlare di questo o scambiare opinioni ( o critiche) può scrivermi a : michelebistazzoni@tin.it


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