Scandalo rifiuti: arrestato il direttore dell'Ato Toscana Sud
Il direttore generale dell'Ato Toscana Sud, Andrea Corti, 50 anni, è stato arrestato nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Firenze, con le accuse di turbativa d'asta e corruzione. L'operazione è stata denominata "Clean city". Il provvedimento è stato eseguito mercoledì 9 dal Comando provinciale della Guardia di Finanza in esecuzione di un'ordinanza emessa dal gip Matteo Zanobini. Per Corti sono stati disposti gli arresti domiciliari, mentre è stata applicata la misura cautelare dell'interdizione dai pubblici uffici nei confronti di tre professionisti toscani: l'avvocato Valerio Menaldi (avrebbe per l’accusa predisposto il bando di gara), il commercialista Eros Organni, amministratore delegato di Sei Toscana (che si è aggiudicata l’appalto) e l’amministratore delegato di Siena Ambiente, Marco Buzzichelli. Altre sei persone sono state indagate.
L'inchiesta riguarda un appalto ventennale per un totale di circa 3,5 miliardi di euro. La gara era per la gestione completa del ciclo di rifiuti nelle province di Arezzo, Siena e Grosseto, l'area governata dall'Ato Toscana Sud.
Secondo le indagini della Fiamme gialle è emerso un sistema di "commistione" tra controllori e controllati per cui gli indagati avevano concordato preliminarmente, nonostante i ruoli distinti ed incompatibili fra loro, i dettagli della procedura di aggiudicazione nonché la redazione materiale dei documenti. Così, in una conferenza stampa, gli inquirenti hanno spiegato che di fatto il bando di gara era strutturato "su misura" per favorire il raggruppamento con a capo Siena Ambiente e per scoraggiare eventuali altri concorrenti inserendo nel bando stesso clausole particolarmente vessatorie. L'appalto nel 2013 fu effettivamente aggiudicato a Siena Ambiente con un consorzio di 6 imprese.
Sempre per le indagini, il direttore generale dell'Ato Toscana sud avrebbe ottenuto guadagni illeciti per oltre 380mila euro, tramite compensi che figuravano come consulenze, prestazioni d'opera professionale o altri costi tipo rimborsi spese.
"Questa è un'altra tappa del tentativo di combattere la corruzione in ambito pubblico, fenomeno da cui pare che nemmeno in Toscana si sia immuni", è il commento del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. "Il direttore generale dell'Ato Toscana sud - ha spiegato Creazzo - ha fatto mercimonio delle proprie funzioni pubbliche al fine di favorire un intreccio di intese davvero sconcertante a vantaggio dell'aggiudicatario dell'appalto e traendone vantaggi personali. Ha agito nonostante le incompatibilità funzionali. Controllati e controllori agivano insieme per raggiungere il risultato comune di far ottenere l'appalto ad un preciso raggruppamento di imprese".
All'origine dell'inchiesta una lettera anonima. Il procuratore aggiunto Rodrigo Merlo, parlando delle indagini della Guardia di finanza, ha poi detto che "l'inchiesta è partita dalla nota di un anonimo indirizzata a questa procura, alla Gdf e alla Corte dei conti. Sono scritti che spesso non vanno molto al di là del pettegolezzo quelli anonimi, ma stavolta c'erano informazioni di dettaglio che non potevamo trascurare. Così la Finanza, partendo da fonti aperte, materiali reperiti su Internet, ha dato il via alle indagini", iniziata nel 2014, mentre la gara di appalto era stata bandita nel 2010 e assegnata nel 2013. "E' emerso che l'appalto ha favorito un privato da parte di una realtà pubblica - ha aggiunto Merlo - quando invece sarebbero dovuti sussistere criteri di imparzialità per evitare commistioni e conflitti di interessi".
Quelle clausole speciali. Gli investigatori della Finanza hanno spiegato che clausole speciali inserite appositamente nel bando di gara per il ciclo dei rifiuti nell'Ato Toscana sud permisero a Siena Ambiente di non avere concorrenti e di aggiudicarsi l'appalto. In particolare i concorrenti dovevano presentare alcune precise caratteristiche come aver maturato nell'anno precedente 80 milioni di fatturato, aver già esperienza per bacini di utenti da 600 mila abitanti, avere a disposizione impianti specifici, anche di smaltimento e termovalorizzazione dei rifiuti, dover garantire al precedente gestore crediti dalla riscossione della TIA per almeno 10,5 milioni di euro. Indicazioni che poteva soddisfare, hanno sottolineato gli investigatori, solo Siena Ambiente, tanto è vero che due colossi del settore si ritirarono nella fase finale e decisiva del bando.
Dalle indagini è anche emerso che il direttore generale di Ato Toscana sud, nella fase dell'appalto, era in costante contatto con consulenti del proprio ente e consulenti di società e studi professionali che gravitavano intorno al raggruppamento di imprese che poi avrebbe vinto la gara, per dare le disposizioni utili a "cucire" il bando affinché il gruppo di Siena Ambiente se lo aggiudicasse. Tra questi studi professionali, anche uno studio legale con sede a Firenze.
"Un'imbarazzante fame di denaro". "La spregiudicatezza" del direttore Andrea Corti "nella gestione della cosa pubblica e la sua 'fame' di denaro appare, per certi aspetti, imbarazzante". Lo scrive il gip Matteo Zanobini disponendo gli arresti domiciliari per il principale indagato dell'inchiesta sul bando da 3,5 mld truccato in Toscana. La procura aveva chiesto il carcere ma il gip ritiene sufficienti gli arresti domiciliari accompagnati "da divieto assoluto di incontri e colloquio" con soggetti diversi dai familiari.
"Il rischio che il Corti prosegua nella vendita della funzione" pubblica, ha anche scritto il gip Zanobini, "e si presti a nuove forme di corruzione è quanto mai concreto e rende indispensabile adottare un rimedio cautelare di contenimento che gli precluda di reiterare delitti" della stessa specie "mantenendo le posizioni pubbliche e i molteplici contatti e relazioni intessute".
L'ingegner Corti, ha anche rilevato il gip Zanobini, "costituisce il motore e il promotore dell'attività illecita; non pago dello stipendio quale professore universitario (all'università di Siena, ndr) e dell'importante remunerazione economica quale direttore dell'Ato Toscana Sud, da pubblico ufficiale ha venduto la funzione, ha fatto costante mercimonio dei propri poteri, piegandoli a esigenze private per finalità di prestigio personale e, soprattutto, di lucro ponendosi a disposizione di privati 'pagatori', intraprendendo con loro, in straordinario conflitto di interessi, attività imprenditoriali". Corti deve stare i domiciliari nella sua casa di Poggibonsi (Siena).
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