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A proposito di solidarietà
Prendo spunto dalla notizia che viene da Ribera, bella città siciliana della provincia d’Agrigento, che, in occasione dei rituali festeggiamenti in onore del “Crocifisso”, con specifico riferimento alle tragiche vicende della Concordia, conforta il Giglio con due premi che, all’insegna della “Bontà”, insigniscono sia la popolazione isolana che la persona del Vicesindaco Pellegrini, attraverso un prestigioso attestato d’Umanità e Solidarietà, per riflettere, provocatoriamente, sue tre cose: I Gigliesi, presi nel loro complesso, la meritano veramente questa medaglia? I Gigliesi che pure, come Municipalità, una d’oro, assegnata loro dallo Stato, se la sono guadagnata?
Dico questo perché, tempo addietro, siamo stati informati ufficialmente che alcune persone, residenti al Giglio, basando le loro rivendicazioni sul disagio psichico che la Concordia avrebbe loro procurato , hanno giudizialmente rivendicato ed ottenuto, indennizzi per, se non vado errato, “danno biologico”, che una volta era tanto di moda negli Stati uniti, ma che ora è, invece, diventato difficilissimo “inquadrare” giuridicamente, a meno che non si evidenzino turbe nervose d’una certa entità e di natura pressoché irreversibile.
Aggiungo pure che qualcuno degli indennizzati, cui erano state chieste le “vere” ragioni della richiesta risarcitoria, abbiano risposto che, in un primo tempo, non ci avevano pensato, ma poi, dopo gli opportuni quanto interessati suggerimenti di qualche avvocato, non avendo niente da perdere, ci avevano provato e gli era andata bene.
Ad essere sincero fino in fondo, m’è parso anche che il Comune non ci abbia fatto una gran “figura” a chiedere una “provvisionale” talmente sperequata rispetto a quel che il Tribunale gli ha poi riconosciuto, che a qualcuno è venuto il dubbio che anche l’Ente locale ci avesse provato?
La seconda cosa riguarda il terremoto che ha colpito il Nepal e la gara di solidarietà che è universalmente scattata verso quello bellissimo quanto sfortunatissimo Paese.
Ebbene, non ostante il Papa, che, per metà, è Argentino, abbia rivolto un solenne appello alla comunità internazionale perché soccorra queste popolazioni falcidiate al limite della sopravvivenza, se non sono stato distratto, non mi pare d’aver letto ancora che l’Argentina abbia fatto sapere che avrebbe prontamente inviato generi di conforto o somme di denaro per i primi bisogni e le necessità più urgenti.
Non è che, per caso, visto che a pensar male anche se si fa peccato tuttavia spesso ci si “azzecca”, ai cugini d’oltre atlantico ancor “brucia”, con lo smacco delle Malvinas, che, la Margatet Tatcher volle, fortissimamente volle, non ostati le migliaia e migliaia di chilometri di distanza, rimanessero strettamente legate all’Inghilterra, il fatto che la “reconquista”, dopo che un missile argentino, un “Exocet”, aveva affondato, alla “Perfida Albione” un Incrociatore, avvenne per mano delle spietate truppe di montagna, fedeli alla Corona, costituito dai Gurkha, che letteralmente sgozzarono, uno ad uno, i soldati argentini, trinceratisi in quelle isole?
Perché dico questo? Perché quei soldati sono appunto Nepalesi. E, non a caso, gli Inglesi li stanno inviando nella loro terra d’origine, devastata dal terremoto, a soccorrere i loro “fratelli”.
Ultima cosa, che, poi, a mio parere, costituisce un “paradosso” di solidarietà? Ossia quella che l’Amministrazione-Ortelli sembra atteggiarsi a fare al duo “Costa Crociere-Micoperi, impegnata, secondo accordi patrimoniali stipulati tra le parti, nella rimozione di ciò che è rimasto quale testimonianza tangibile dell’avvenuta tragedia della Concordia, ivi comprese le “piattaforme”, per la salvaguardia delle quali s’è letteralmente mosso “mezzo mondo”.
Perché mi permetto di dire questo?
Me lo permetto perché, da mesi, mi pare che Il Comune, che pure qualche accenno di salvaguardia, in precedenza, aveva azzardato sollecitare, non dica niente in merito al destino delle piattaforme, siccome niente ha detto, nello specifico, nei giorni scorsi, allorché è stata data una scarna, fumosa e reticente informazioni (soprattutto in merito a ciò che dovrà essere prossimamente fatto) sullo stato dei lavori.
E questo, non ostante, come un caro amico mi ha fatto notare, il Comune, se rinuncia alle potenzialità d’iniziative economiche che, alla stregua di ciò che, da tempo, va sostenendo, tra gli altri, Attilio Regolo (cui va, comunque, riconosciuta assoluta primazialità propositiva in merito), insistono, di fatto sulle piattaforme (sia per se stesse che per quel che su di esse o intorno ad esse può essere incernierato o costruito), non abbia niente su cui puntare, in termini di future prospettive economiche per l’isola.
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