BRACCONAGGIO DEI CONIGLI ALL’ISOLA DEL GIGLIO: PRIMA CONDANNA DOPO LA DENUNCIA DELLA LAV
Prima importante condanna per l’uccisione illegale dei conigli selvatici sull’Isola del Giglio. Il G.I.P. del Tribunale di Grosseto ha emesso un Decreto Penale di Condanna nei confronti di un residente locale riconosciuto responsabile dell’uso di un cappio di acciaio, uno dei casi denunciati dalla LAV in questi anni.
“Il bracconaggio nell’Isola del Giglio, gestito da residenti locali, è stato per anni sottovalutato, quasi tollerato, ma ora l’impegno di LAV e Fondazione ValleVegan ha consentito di ottenere un primo pronunciamento positivo, condannando il responsabile al pagamento di una sanzione pari a 1.000 euro – dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV, Animali Selvatici.”
L’Isola del Giglio, infatti, che rientra nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, è da sempre interessata da una diffusa attività di bracconaggio nei confronti dei conigli selvatici. Gli animali vengono catturati e uccisi con metodi illegali e cruenti, quali i lacci di acciaio, appunto, che uccidono per soffocamento e le “schiacce”, costituite da grandi pietre che uccidono i conigli per schiacciamento.
Grazie alla collaborazione avviata tra LAV e Piero Liberati della Fondazione ValleVegan, dal 2015 sull’isola sono state installate numerose fototrappole che hanno consentito di individuare alcune persone responsabili di atti illegali di uccisione di animali. Tutto il materiale video fotografico raccolto è stato quindi allegato alle numerose denunce depositate presso i Carabinieri Forestali. Anche la trasmissione Striscia la Notizia, con Edoardo Stoppa, è intervenuta per denunciare il grave clima di illegalità diffusa in danno degli animali.
In attesa che gli altri procedimenti pendenti giungano a sentenza, le associazioni non abbassano la guardia e continuano a monitorare le attività illegali svolte sull’isola nei confronti degli animali selvatici, raccogliendo prove a carico dei responsabili.
“Il maltrattamento e l’uccisione dei conigli di cui siamo stati testimoni – conclude Vitturi – sono atti non solo illegali ma anche profondamente cruenti, che non devono trovare più spazio all’Isola del Giglio”.
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