Capraia avrà finalmente una (vera) area marina protetta Legambiente: «Resta lo scandalo dell’AMP dell’Arcipelago Toscano non istituita dal 1982»
A 19 anni dall’istituzione del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano ed a 26 dai decreti con le norme di tutela “provvisorie”, l’Isola di Capraia avrà una vera area marina protetta, che andrà a sostituire i vincoli a mare posti con il decreto istitutivo del Parco nazionale del luglio 1996.
La proposta della nuova zonazione, che avverrà attraverso una variante al Piano del parco nazionale dell’Arcipelago Toscano approvato nel 2009, è stata presentata ieri al direttivo dell’Ente Parco dal presidente Giampiero Sammuri – che è anche presidente di Federparchi – e dal Sindaco di Capraia Gaetano Guarente – che è anche presidente della Comunità del Parco – ed entrambi hanno sottolineato che è il frutto di una lunga consultazione e concertazione tra la comunità capraiese e che tiene conto sia delle necessità di tutela che delle attività turistiche e di pesca delle quali l’isola dell’Arcipelago Toscano vive.
La proposta prevede due aree di tutela integrale, che vanno a sostituire l’attuale zona 1; 3 zone B2, dove sarà consentita anche la pesca artigianale ai soli pescatori locali; una piccola area di tutela archeologica a nord; 1 zona B2, lungo la costa che i capraiesi chiamano “cerniopoli”, dove sarà vietata la pesca ma non le attività subacquee e la navigazione; una zona C, dove saranno consentite tutte le attività sostenibili. Il tutto sarà circondato da una vasta zona D - che comprende anche l’attuale impianto di acquacoltura a nord del porto di Capraia - nella quale saranno vietate la pesca a strascico e le altre attività impattanti, ma dove sarà consentita la pesca, anche quella subacquea autorizzata e contingentata, sia per numero di praticanti che per dimensione e quantità di prede.
Sammuri e Guarente hanno sottolineato che il percorso partecipativo scelto ha portato ad una proposta di zonazione che potrebbe essere un esempio anche per le altre isole dell’Arcipelago Toscano che attualmente hanno ancora solo vincoli a mare (Gorgona, Pianosa, Montecristo e Giannutri), ma anche per le due isole maggiori, l’Elba e il Giglio, dove da anni si discute – senza risultati – dell’istituzione dell’area marina protetta. Comunque la candidata più probabile a sperimentare questo tipo di percorso di zonazione sembra proprio Giannutri.
Subito dopo le elezioni regionali la variante “marina” al Piano del Parco verrà presentata alla Regione Toscana per l’approvazione, poi si aprirà la fase delle osservazioni, prima dell’approvazione definitiva da parte del Direttivo del Parco e del Ministero dell’ambiente.
Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana e storico componente del direttivo del Parco Nazionale, dopo essersi complimentato con Sammuri e Guarente per il lavoro svolto ed aver fatto notare che si tratta di una proposta che a grandi linee ricalca quanto Legambiente aveva più volte concordato con il Comune dell’Isola di Capraia, ha però sottolineato che «Resta lo scandalo di un’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano che è prevista da ben tre leggi dello Stato – la prima risalente addirittura al 1982 - e da diverse modifiche delle stesse e che, in 33 anni, nessun governo ha saputo e voluto istituire, nonostante la Convenzione di Barcellona e gli impegni sottoscritti dai nostri governi con l’Unione europea prevedessero l’istituzione delle aree marine protette in itinere entro il 2012».
Mazzantini, che è anche responsabile nazionale isole minori di Legambiente, ha poi sottolineato che l’iter della variante al Piano del Parco, a quanto pare suggerita dal Ministero dell’ambiente per velocizzare la zonizzazione e perché non ci sarebbero fondi per l’istituzione di una nuova (sic!) area marina protetta, «E’ proprio il percorso che ci era stato detto che era impercorribile, bloccando così ogni possibilità del Parco di normare diversamente i vincoli posti dal Decreto istitutivo e consegnati semplicemente al Parco nazionale perché li facesse rispettare. A quanto pare, ci hanno fatto perdere quasi 20 anni e quel che prima era improponibile oggi è la soluzione. Ora chiediamo anche agli altri Comuni, a cominciare da Livorno (Gorgona), Campo nell’Elba (Pianosa) e Giglio (Giannutri) di avviare quel percorso virtuoso realizzato da Capraia».
Mazzantini, soprattutto per quanto riguarda i coni di ingresso a mare delle isole di Gorgona, Capraia e Giannutri, non protetti dal Parco Nazionale, ha suggerito di utilizzare i piani di gestione delle Zone di protezione speciale, visto che sono aree contigue alla ZPS marina dell’Arcipelago Toscano. Per quanto riguarda la possibilità di pesca subacquea in zona D, l’esponente di Legambiente ha sollecitato Sammuri e il direttivo ad ispirarsi, al momento della redazione del regolamento, all’esperienza del Parchi e delle riserve marine francesi, in particolare di quelle della Corsica.
«Il giudizio di Legambiente sulla proposta di area marina protetta a Capraia è sostanzialmente positivo – ha concluso Mazzantini annunciando il suo voto favorevole – c’è qualche perplessità sulla fascia costiera a sud del Porto in zona D, ma si tratta di rilievi che Legambiente Arcipelago Toscano farà al momento delle osservazioni puntuali alla variante al Piano del Parco approvata».
Alè... addio anche a Capraia. Avanti con gli espropri di stato e la creazione delle riserve private. Le AMP italiane sono il vero scandalo internazionale, altro che.