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CHI SI RICORDA? N° 2: UGO LA MALFA (SOPRATTUTTO) ED ALDO MORO SONO I VERI PADRI DEL COMPROMESSO STORICO
Come avevo promesso, torno sull’Argomento relativo alla commemorazione della morte di Enrico Berlinguer, da tutti giustamente celebrata, come prematura scomparsa d’un grande uomo politico “caduto sul lavoro” (stava, infatti, portando a termine un comizio, a Padova), ma un po’ sopra le righe allorché lo si è voluto definire il “Padre del Compromesso Storico”, mentre i due veri padri di questo “Passaggio a Nord-Ovest” della politica italiana, attraverso cui è transitata la messa al bando d’ogni reciproca discriminazione, tra i partiti di Centro-Sinistra ed il P.C.I., frutto di persistenti dissapori, originati dalla cosiddetta “Guerra Fredda, sono sostanzialmente stati Aldo Moro ed Ugo La Malfa.
Ebbene, ancorché per realizzare questo ambizioso disegno, Aldo Moro abbia perduto la vita per mano delle Brigate Rosse, manovrate da chi sa chi (ancora non è ben chiaro), anche Ugo La Malfa ebbe a morire d’emorragia cerebrale, determinata non solo dalla generale tensione del momento, ma anche dalle vere e proprie ostilità che, verso la sua persona, s’andarono addensando quando Sandro Pertini ebbe ad affidargli l’incarico di formare il Governo, al cospetto di quello Andreotti che, dopo le dilaceranti polemiche, interne ed esterne alla D.C., relative ad intavolare o meno trattative con i Brigatisti per salvare Moro, l’11 Marzo 1979, aveva presentato le dimissioni.
Per dare la misura di quale fosse lo stato delle cose e di quanto queste esacerbassero l’animo di un uomo quale era Ugo la Malfa che, non ostante, si fosse battuto, fin dall’inizio del Centro-Sinistra, per inserire il P.C.I. nell’area di governo (come, tra l’altro, testimoniano, sia gli strettissimi rapporti tenuti, in ogni occasione, con Giorgio Amendola, figlio del grande Liberale, martire del Fascismo, Giovanni Amendola – assieme a Silvio Trentin, suo maestro di vita –, sia con Emanuele Macaluso e Gerardo Chiaromonte, per affinità caratteriali e di visione politica, sia i famosi dibattiti sul ruolo della Sinistra, tenuti a Ravenna ed a Roma, appunto con Giorgio Amendola e Pietro Ingrao), al momento del redde rationem, trovò del tutto inaspettatamente Enrico Berlinguer ostile al suo tentativo di formazione del governo, stanno a dimostrarlo alcuni fatti specifici.
Fatti che, promisquamente a cavallo tra il momento di riceve l’incarico, quello di declinarlo e quello che lo vide, comunque, accettare, obtorto collo, di far parte, come Vice presidente del Consiglio, nonché Responsabile della stesura del Programma economico-finanziario, d’una replica “rivisitata e riadattata” del Governo Andreotti, è doverso riferire.
Premesso che Ugo La Malfa, era, senza che lo si sapesse, uno dei più eminenti e colti uomini dell’Antifascismo e della Democrazia italiana (non a caso si trovava, autorevolmente inserito, nel novero dei referenti ufficiali della “Reale Accademia Svedese delle Scienze” per l’assegnazione dei premi Nobel: lo seppi casualmente, essendomi venuto tra le mani un “carteggio” che evidenziava come Ugo La Malfa – di cui, in seguito, ho pure conosciuto l’”appoggio” dato, in precedenza ed infruttuosamente, alla Candidatura di Riccardo Bacchelli, su cui prevalse Salvatore Quasìmodo –, in risposta ad un’esplicita richiesta di sostegno, inoltratagli dal Partito Radicale Francese, in favore di Jean-Jacques Servan-Schriber, per il quale aveva “prefato” il best seller “La Sfida Americana”, avesse opposto un netto rifiuto), è necessario puntualizzare quanto segue:
1°) al cospetto del tragico evento che aveva coinvolto sia la “scorta” che la stessa persona di Aldo Moro, ne rimase talmente colpito che arrivò addirittura ad invocare l’istituzione della “Pena di Morte”, siccome previsto per gli “Stati di guerra”; 2°) mentre dava per scontato che il P.S.I, di cui, nella Direzione di partito del Novembre precedente, aveva detto “I Socialisti sono il nostro peggiore nemico!”, gli fosse visceralmente avverso, in quanto Craxi, con il P.C.I. non ancora formalmente inserito in ipotesi di governo, stava cercando d’egemonizzare la Sinistra, s’era, invece, trovato letteralmentespiazzato dal Partito Comunista, che, non ostante fosse arrivato a votare per il Governo-Andreotti, rifiutava a lui ogni appoggio, ivi compresa una benevola astensione (e questo, non ostante La Malfa, per introdurre, ad onta d’ogni opposizione di sinistra e di destra, il P.C.I. nell’area di “maggioranza”, fosse arrivato al punto d’“inventarsi” una specie di “Direttorio”, che, presente, a pieno diritto, anche il partito fondato da Gramsci, sovraintendesse all’attività di governo); 3°) il giorno stesso in cui ebbe l’ictus devastante che lo uccise, dietro “sollecitazioni”, come poi fu dimostrato, della Loggia Massonica P2 (quali strumenti d’intimidazione per salvare, attraverso la “destabilizzazione” della Banca d’Italia, la “Banca Privata Finanziaria” di Sindona, che aveva in La Malfa un irriducibile nemico ed in Giorgio Ambrosoli, barbaramente ucciso a pistolettate l’11 Luglio successivo, un indeflettibile “liquidatore”), la Magistratura di Roma, in base a reati del tutto “fantasiosi”, incriminò due stimatissimi ed eminentissimi amici dei Repubblicani, quali erano ritenuti Marco Sarcinelli (arrestato), in veste di vice-direttore generale, Responsabile della Vigilanza, e Paolo Baffi, al momento a “piede libero”, in veste di Governatore; 4°) in quegli stessi giorni, dopo molteplici incontri, l’amico Bruno Visentiti, aveva definitavamente declinato la proposta di entrare nel costituendo governo, non ostante gli fosse stato addirittura offerto il Dicastero, “unificato”, di Bilancio e Finanze (nella fattispecie, siccome La Malfa e Visentini s’erano “scontrati” duramente, dopo la “scomparsa” del leader, alcuni Repubblicani arrivarono ad insinuare che l’ex Presidente dell’I.R.I. fosse stato concausa indiretta dell’insorto ictus cerebrale che ne aveva provocato la morte; 5° da giorni, lavorava intensamente al programma economico-finanziario di cui aveva accettato l’onore e l’onere della stesura e dell’attuazione.
Che la sua morte, dunque, sia da attribuirsi all’impegno totale per il Paese, sempre più convinto che l’inserimento nel Governo delle “rappresentanze”, più specifiche e congrue, delle masse popolari, fosse la chiave di volta per recuperarne le sorti, attraverso l’mpliamento della base democrazia ed il rigore della “tenuta” dei conti, favorendo la spesa per gli investimenti, produttiva, a detrimento di quella corrente, improduttiva, sta anche a dimostrarlo, la stretta sintonia d’intenti e di visione politica che Ugo La Malfa, ebbe con un Presidente della Repubblica dello spessore di Sandro Pertini.
Sandro Pertini che, affidando il prestigioso incarico a La Malfa, cercò di dare al Paese (cosa che poi gli riuscirà con Giovanni Spadolini), il primo governo laico della storia postbellica italiana, fatta, ovviamente, salva la particolare quanto aspecifica esperienza di quello di Ferruccio Parri, uscito dalla Resistenza.
Sandro Pertini, che, avendo sostanzialmente in odio Bettino Craxi (fu nominato Presidente della Repubblica su indicazione e inizativa del P.R.I., contro la volontà dei Socialisti, che gli preferivano De Martino), come La Malfa, contro gli interessi di bottega dei Socialisti, agognava fosse al più presto bandito ogni veto verso i Comunisti.
Sandro Pertini che, dopo aver vegliato Ugo La Malfa morente, finchè questi non ebbe ad esalare l’ultimo respiro, invocò pretese che gli fosse “tributato” l’onore dei “Funerali di Stato”.
Un’annotazione finale.
Per chi voglia “rivisitare” i “prodromi” del “Compromesso Storico”, risalenti al “Centro-Sinistra”, attraverso una ricognizione che, ab initio, consenta d’intravedere chi mosse i primi passi verso una Sinistra (Socialisti compresi), ritenuta allora (siamo tra gli anni ’50 e ’60) inaffidabile, perché ancora frontista, nonché reproba, in quanto, anche se “non mangiava i bambini”, pur tuttavia, in piena “Guerra Fredda”, era, di fatto, portavoce del’ U.R.S.S. , non posso non aggiungere quanto segue: il Partito Repubblicano, con a capo Ugo La Malfa, per il fruttuoso disegno di portare le Sinistre gradualmente al Governo del Paese, ebbe a pagare prezzi salatissimi, subendo pesantissime dipartite e scissioni, quali, ad esempio, particolarmente traumatica fu quella di Randolfo Pacciardi (storica e mitica figura del Repubblicanesimo, soprattutto per le gesta eroiche compiute durante la Guerra di Spagna), allorchè uscì dal P.R.I. per andare a costituire il “fallace” Movimento di “Nuova Repubblica”.
Gian Piero Calchetti
P.S. In verità, Pacciardi era, in buona misura, contrario al disegno lamalfiano di “far strada” alle Sinistre perché, proprio in terra di Spagna, l’eroe di Guadalajara (nella vittoriosa battaglia di Monte Pelato, presso Huesca, era intanto morto il comandante delle forze antifranchiste impegnate su quel fronte, ossia Mario Angeloni, Segretario del Partito Repubblicano Italiano in esilio), aveva visto i Comunisti trucidare, dietro ordini venuti, attraverso i “commissari politici”, da Mosca, centinaia di Anarchici
In quella circostanza, ne furono uccisi circa 500, tra cui i “mitici” Camillo Berneri e Francesco Barbieri, che, assieme a tanti spiriti illustri, quali, tra gli altri, Sandro Pertini, Giuseppe Di Vittorio e Nullo Baldini, l’indimenticato leader ravennate della Cooperazione, bonificatore delle paludi di Ostia, nel 1921, a Parigi, fondarono la L.I.D.U., ossia la “Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo”.
In quei frangenti, inoltre, lo stesso grande retore politico maremmano, che, subito dopo la guerra, fu Ministro della Difesa e Vicepresidente del Consiglio, essendosi rifiutato d’assecondare l’aberrante disegno egemonico dei Comunisti, rischiò di finire come gli Anarchici.
Ebbe, infatti, a salvarsi solo grazie all’intervento d’un antifascista di Grosseto, un certo “Trueba”, che dopo averlo avvertito di cosa si stesse apparecchiando ai suoi danni, lo aiutò a mettersi in salvo.
Trueba, di cui non ricordo, a differenza del nome di battaglia, tratto da quello di un famoso scalatore ciclistico spagnolo, la vera identità anagrafica, ebbi a conoscerlo anch’io e da lui farmi raccontare la storia, negli anni ’80, a “Le Bagnore” di Santa Fiora, sull’Amiata, durante un incontro tra amici, al bar che si trova in prossimità del punto vendita della “COOP AMIATINA.
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