COSTA CONCORDIA: abbandono delle operazioni? Quale futuro? 450.000.000 di dollari per un nulla di fatto, ma si aprono scenari inquietanti!!!

Isola del Giglio, 20 marzo 2013. Lazzarotto: “Si conclude con un nulla di fatto ed il solito teatrino burlesco anche il 15° mese di incagliamento del relitto sull’Isola. In questo periodo la nave è stata oggetto di ogni tipo di danneggiamento e di spoliazione di ogni oggetto di interesse da parte degli appassionati di cimeli della prestigiosa Costa Concordia. A cominciare dalla campana per terminare con le strumentazioni asportabili dalla plancia, dalle cabine e per finire dalle boutique e dalla sala macchine, è stato trafugato di tutto e di più. I responsabili di tale scempio dovrebbero essere facilmente individuabili, visto che solo gli addetti al cantiere possono accedere a bordo, ma invece la più totale omertà regna sovrana, protetta dall’ancora più insano e spietato possesso di quella preda che rende centinaia di migliaia di euro per il solo fatto di essere divenuta oggetto di esorbitanti ricavi dettati da una cricca senza scrupoli che opera sotto lecita di una politica ormai allo sbando.

Questa è la situazione, innegabile e sotto gli occhi di tutti, aggravata dal fatto che con la banale scusa del maltempo di questo periodo sono state allontanate verso la terraferma la maggior parte delle attrezzature di cantiere, tra cui l’imponente quanto inutile gru Micoperi 7.000.

Cosa potrebbe succedere adesso? E chi mai potrebbe dirlo se non la comprovata esperienza maturata in cantieri che come nel caso della Fenice di Venezia o dell’ormai allora inservibile nave Leonardo Da Vinci, nella fallimentare gestione della Città della tecnica di Napoli,…. trovarono l’epilogo delle pene dei “pupari-impresari” grazie ad “inspiegabili” incendi, ovviamente di origine dolosa, appiccati con il fine di cancellare tutte le prove sul mancato rispetto degli impegni assunti???

Chissà che questo non sia anche l’epilogo della splendida nave Costa Crociera giustificato dal fine di trovare un escamotage perverso, ma necessario alla sua demolizione in loco vista la fallimentare e quanto mai ridicola sceneggiata della Titan Salvage – Micoperi, condotta senza risultato alcuno fino ad oggi.

Gli ingredienti per un epilogo così scontato ci sono tutti e sono ben marcati, ma forse nella malvagità di un simile atto, non i sarà bisogno neppure di bruciare tutta la nave per giustificare l’impossibilità di prosecuzione dei lavori, ma unicamente di un “fuocherello localizzato” visto che sarà sufficiente a giustificare l’indebolimento strutturale di strutture portanti, per dichiarare l’inapplicabilità di una rimozione integra dell’intero relitto. Infatti, è ormai evidente a chiunque, che solo in presenza di tale “variante in corso d’opera” sarà possibile procedere a tagliare la nave in pezzi direttamente sull’Isola del Giglio, visto che il progetto così come è stato concepito senza cognizioni tecniche ne navali, non è mai stato diretto al recupero integrale del natante, ma solo a favorirne l’assegnazione di un appalto dagli importi astronomici ad imprese gestite  nella collaudata formula “da amici degli amici”, da parte di una classe politica ottusa, collusa ed incapace, manovrata da ben altri interessi. In questa maniera anche ogni prova di tutte le trafugazioni attuate, scomparirà per sempre!

L’arch. Ettore Lazzarotto, a nome dello staff e dei tecnici Ing. Dino Piacci e dott. Paolo Raggi, che hanno preso parte alla definizione di un vero progetto di recupero che nessuna autorità italiana (dalla Presidenza della Repubblica fino al famigerato Osservatorio della Sergntini, includendo ovviamente il Ministro per l’ambiente, il sindaco dell’Isola del Giglio, la Costa/Carnival,….) ha dichiarato, che a tutt’oggi, tutte le autorità italiane, i media compiacenti anche d’oltre oceano ed il consorzio Micoperi Titan-Salvage, si trincerano dietro un silenzio omertoso, rifiutando un sereno confronto sulle potenzialità offerte da un vero progetto di recupero della Costa Concordia, al solo fine di trarre in inganno un’opinione pubblica ormai resa consapevole del loro planetario fallimento, per soli fini di lucro e tradendo in todo il proprio mandato istituzionale a difesa dell’Ambiente e della Riserva naturale del Giglio. Triste a dirsi, ma lo scoprire una lapide a ricordo delle 30/32 vittime da parte di quelle stesse autorità omertose di cui sopra, in occasione del primo anniversario dalla tragedia, non modica i fatti, anzi fa rivivere a tutti noi con angoscia una doppia tragedia”.