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Volevo comunicare agli amici Gigliesi che la mia poesia ambientata al Giglio, presentata al Concorso Letterario ANPCI 2023, "SETTEMBRE, LA NOSTRA ISOLA IL NOSTRO AMORE UN ANNO PRIMA DELLA FINE", ha ottenuto la Menzione Speciale subito dopo il vincitore (uno solo per categoria).
Peccato, ci tenevo tanto a vincere questo Concorso, con questa poesia per chiudere un cerchio della mia vita. Ci sono andato vicino ma non è bastato.
SETTEMBRE, LA NOSTRA ISOLA, IL NOSTRO AMORE UN ANNO PRIMA DELLA FINE
Ti ho conosciuta lungo il sentiero che porta agli scogli del “Capel Rosso”: eri bellissima con i tuoi lunghi capelli neri e il tuo viso di bambina un po’ buffa con quel cesto di mele in testa. Restai a guardarti stregato e chiesi il tuo nome e tu non sapevi se fermarti o raggiungere tua madre che ti osservava con sguardo severo. Avevi una cascina sulla collina che guardava il mare dove venivi di tanto in tanto a raccogliere i frutti di quell’autunno ancora acerbo. E mentre correvi via mi gridasti ridendo: “Irene”! Ti rividi qualche giorni dopo alla festa di S.Mamiliano in paese. Era l’ora della quadriglia, il momento tanto atteso dove i giovani potevano invitare le ragazze che avevano corteggiato per un anno intero, ma tra tanti visi di donna cercavo solo il tuo viso, quella quadriglia volevo ballarla solo con te. E ballammo come rapiti in un sogno, come se in mezzo a tanta gente esistessimo solo io e te. Inebriati dal sapore intenso del coniglio selvatico e del vino ansonaco ci perdemmo in un bacio meraviglioso e proprio mentre il sole si ritirava nascevi tu per me, stupendo fiore di fine estate che non saresti riuscita a vedere la prossima festa né ballare un’altra quadriglia né assaporare l’uva e i fichi d’india del prossimo settembre. Quella casa sulla collina che guardava il mare divenne il nostro rifugio, la nostra casa. Dolci furono i sorrisi, le grida e i silenzi, i frutti raccolti assieme, le uscite in barca fino al Faraglione, il mare che ti baciava il viso ed io le labbra, le serate con gli amici nell’orto “dei Tamerici” fino a tardi, le zuppe di pesce con il vino buono e quella tua bocca che sprigionava sempre voglia di vivere, quella dei tuoi quindici anni. Tutti ti amavano ed eri mia. Questo amore che tu avevi scelto così felice così intenso così sicuro così forte duro come l’acciaio e ardente come il fuoco bello come il mare e vivo come la vita impenetrabile e pieno d’orgoglio nulla poteva temere perché noi lo volevamo felice intenso sicuro forte duro come l’acciaio e ardente come il fuoco bello come il mare e vivo come la vita impenetrabile e pieno d’orgoglio. Chi poteva pensare che solo un anno dopo la morte ti portasse via da me così violentemente così rapidamente così assurdamente da sembrare sogno e non realtà. Settembre un anno dopo, la calda estate stava finendo, sulla casa sopra la collina guardo il mare, i gabbiani volano bassi, le nuvole fanno disegni in cielo, dal paese giungono gli echi della festa. Per giorni e giorni lo sguardo resta perso nel vuoto, mi passano davanti sempre le stesse immagini: tu che scappi e gridi “Irene”, quella fantastica quadriglia, il nostro primo bacio, l’amore…. Tutto è rimasto uguale nella nostra splendida Isola. Solo il tuo corpo è volato via ma la tua anima è rimasta qui con me a guardare il mare a giocare e ridere assieme a correre di notte a perdifiato sulla spiaggia deserta e prenderti accanto al mare e baciarti le labbra e accarezzarti i capelli e poi…. Poi le nuvole si ritirano diseguali, anche il sole muore e gli alberi diventano spogli, i nuovi mattini non ti hanno vicino e tutto sembra finire maledettamente finire. Solo il tuo ricordo riapre la speranza al domani giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, solo per quei momenti di vita strappati via senza ragione bisogna continuare a vivere a pensarti a sognarti ad amarti per far sì che tu resta viva per sempre nel cuore di chi ti ha amato e sempre ti amerà aggrappato al ricordo di te del nostro amore dei momenti felici passati nella nostra bellissima Isola.
TIOZZO STEFANO
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