Così le piccole isole diventeranno verdi
Oltreconfine le best practice non mancano. Come nelle Baleari e in tutte le isole dell’arcipelago spagnolo dove, da tempo, si è scelto di puntare sull’installazione di pale eoliche con l’obiettivo, assai ambizioso, di raggiungere in alcuni casi l’autosufficienza energetica. Modello difficilmente esportabile in Italia, ma anche per le 20 isole minori della penisola si avvicina la svolta “verde”. La direzione l’ha tracciata il ministero dello Sviluppo Economico che, nei giorni scorsi, ha pubblicato un decreto ministeriale per fissare i target minimi di sviluppo dell’utilizzo di fonti rinnovabili da raggiungere entro la fine del 2020. Quando, è l’imperativo del Mise, la produzione da fonti fossili dovrà ridursi di almeno fino all’80% rispetto alla situazione attuale.
Isole “green”: ecco il documento del Mise
Vecchie centrali e alti costi di gestione Che, va detto, varia molto da isola a isola. Ma con un filo rosso comune, messo ben in evidenza da uno studio firmato dall’Rse (“braccio” del Gse, il Gestore dei servizi energetici) che evidenzia come numerose isole minori italiane risultino ancora non connesse alla rete elettrica nazionale. Ne consegue che la generazione è affidata a centrali termoelettriche composte da piccoli motori diesel, mentre la distribuzione è garantita attraverso reti a media e bassa tensione, di estensione assai limitata. Con una serie di problematiche connesse nonché con un aggravio dei costi di gestione, che sono coperti a monte da un’integrazione tariffaria assicurata alle aziende elettriche locali.
Gli incentivi per i privati Come ovviare a questa situazione? Qualcosa si sta muovendo, ma il Mise vuole un’accelerazione e per questo ha deciso di mettere nero su bianco un preciso cronoprogramma. Fissando scadenze puntuali per le aziende ma anche i cittadini che, come già accade altrove, saranno incentivati a ricorrere a pannelli solari termici per la produzione di energia o a impianti alimentati da fonti rinnovabili. E ancora, pompe di calore la cui remunerazione, si legge nel decreto, è erogata in un’unica soluzione, ed è pari al 50% della spesa sostenuta per l’acquisto nel limite massimo di 500 euro per prodotti con capacità inferiore o uguale a 150 litri e di 850 euro per prodotti con capacità superiore.
I piani delle aziende E le aziende? Entro la fine del 2017, i gestori dei sistemi elettrici delle venti isole dovranno presentare al Mise, all’Autorità per l’energia e ai comuni interessati, un programma tecnico ed economico per definire gli interventi di ammodernamento e rafforzamento della rete elettrica isolana. Qualche segnale è già arrivato, come detto. A partire dal piano predisposto da Terna e denominato “Smart Island”. Così, per esempio, lo scorso anno è stato firmato un protocollo per rendere Pantelleria isola “figlia del vento” puntando sulla realizzazione di impianti fotovoltaici diffusi, impianti solari termici per la produzione di acqua calda e impianti mini-eolici. E ancora, sulla realizzazione di batterie per l’accumulo di energia.
L’esperienza del Giglio Mentre al Giglio, la prima smart island in Italia, la soluzione passa da un mix composto da fonti rinnovabili, sistemi per l'accumulo dell'energia, veicoli elettrici e soluzioni hi-tech per la gestione della domanda. Il tutto grazie a un accordo, sottoscritto già nel 2015, da IBM e Terna Plus, la società del gruppo Terna che gestisce le attività non tradizionali, con il Comune, l'Ente Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, l'Acquedotto del Fiora e la SIE, società concessionaria della produzione e distribuzione dell'energia elettrica nell'isola. Un accordo che riguarda anche il vicino territorio di Giannutri. L’obiettivo è ottenere attraverso un “sistema ibrido” il dimezzamento del gasolio bruciato (si partiva da 2300 tonnellate) e l'abbattimento delle emissioni di CO2 fino a 4mila tonnellate annue.
Il modello dell’isola della Certosa Nell’isola della Certosa, invece, la strada battuta da Terna porta a veicoli elettrici e stazioni per la ricarica, sistemi Ict per l'illuminazione pubblica e connettività a banda larga, interventi di efficienza energetica, impianti fotovoltaici, mini-eolici e batterie per l'accumulo dell'elettricità. Lì, il progetto, della durata triennale, si pone come obiettivo il recupero, dal punto di vista sociale, ambientale ed economico, dei 22 ettari di territorio isolano, per fare dell'isola, che vanta un notevole patrimonio paesaggistico, un modello di “smart energy” sostenibile e all'avanguardia a livello nazionale.
Egregio Dott. Calchetti, certamente si ricorderà il mio intervento di qualche anno fà (forse 4 o 5) dove denunciavo che due progetti di fotovoltaico erano stati BOCCIATI dalla Soprintendenza. Si trattava di 3 imprenditori alberghieri che avrebbero investito molti soldi (impianti da 50 Kwp e 25 Kwp). Ricordo che lei si espresse in termini di danno economico/ambientale per l'isola ed allargò l'ipotesi di danno anche alle mie tasche per mancate prestazioni professionali. L'ambiente ha sempre più bisogno delle rinnovabili, in tutto il mondo si prodigano per attivarle, sembra incredibile ma al Giglio comanda la Soprintendenza di Siena. Hai voglia a fare decreti, leggi, protocolli d'intesa, al Giglio anche per tagliare l'erba in giardino si passano le forche caudine di Siena. Mi piacerebbe sentire forte la voce della pubblica amministrazione (intendo la famosa scarpa battuta sulla scrivania del soprintendente) e non solo sbandierare la presenza a convegni, cerimonie, assemblee e quanto altro di inutile dir si voglia. Dimenticavo, l'articolo parla di Accordo del 2015 tra Colossi dell'economia, ma ad oggi 2017 a che punto sono??? Perchè un privato imprenditore locale, nel rispetto della normativa vigente (soprintendenza a parte) avviare iniziative in questa direzione? Un caro saluto
Cari amici, mi piange letteralmente il cuore, sentir dire, giustamente, da voi, che cosi' non si può e non si deve più andare avanti. Mi piange il cuore perché, molti e molti anni fa, ossia quando ero Consigliere Delegato del Consorzio delle Cooperative di Costruzione di Bologna (C.C.C.), ossia di una società che, quale aggregato, aveva un fatturato di oltre 2.000 miliardi di Lire, venni ad Isola del Giglio, insieme a due Ingegneri, per proporre alla Giunta in carica (non ricordo se di Destra, di Sinistra o di Centrosinistra), attraverso un incontro preliminare con il Sindaco, un'ipotesi di realizzazione di due opere infrastrutturali, che consentissero, attraverso opportuni collegamenti con il "continente", di fornire il Giglio d'acqua corrente, senza dipendere dalla nave cisterna, nonchè' d'energia elettrica, eliminando il "generatore" a gasolio, che, allora come adesso, la produce inquinando l'atmosfera e infastidendo, soprattutto la notte, la gente del Campese. Ebbene, senza neanche entrare nel merito della questione, merito che implicava, preliminarmente, ricevere un assenso di massima ad un'esposizione di carattere generale che mi fu consentito di fare, per altro, in tempi, abbastanza ristretti, dato che il sindaco aveva altre incombenze da svolgere, ci lasciammo con una stretta di mano ed un saluto di cortesia, con l'impegno, verbale, di risentirci. Un risentirci che non ebbe, poi, seguito, in quanto il Comune non mostro' alcun interesse a verificare, con il C.:C.C.,, quanto meno, la "realizzabilità" delle opere di cui sopra, perché non si fece vivo neanche con una telefonata. Evidentemente, alla stregua di quanto faceva comodo ricevere, sostanzialmente, in modo gratuito, l'acqua, attraverso la nave cisterna, dall'altra, problemi di costi, inquinamento atmosferico ed acustico erano meno assillanti di quanto lo siano oggi.
Concordo 100 % con il commento di Carlo Centurioni .................... e mi piacerebbe vedere iniziative concrete quanto immediate ................. impostando il lavoro con il preciso obiettivo di saltare a piè pari tutti gli intoppi super burocratici che "tagliano le ali" a chi intende volare in alto !!!
Il Giglio deve pensare seriamente a queste fonti rinnovabili, non è più possibile continuare a produrre energia elettrica con un sistema obsoleto e costoso (come quello della centrale del Campese) che ricade immancabilmente nelle tasche dei cittadini con cifre fuori da ogni logica (252 € di quota fissa annuale).