Cristina Magnani, i suoi cappelli per Samuel dei Subsonica
‘Mi ispiro alla moda degli anni Trenta e Quaranta, amo la paglia e i colori’. La hat stylist racconta dell’incontro con il cantante a Firenze e dei suoi progetti, come la nuova linea di vestiti ‘nati’ in Africa
Il primo incontro tra la hat stylist e il frontman dei Subsonica, è avvenuto qualche tempo fa in un bar in Borgo Ognissanti a Firenze anche se – come ricorda Cristina Magnani – Samuel era più interessato a coccolare il mio bassotto Ettore, rispetto alle nostre chiacchiere sui cappelli”.
Ride Cristina al telefono mentre il rumore del mare dell’Isola del Giglio fa da sfondo al suo racconto.
Tutto è nato in maniera molto casuale. La ex stylist di Samuel aveva infatti notato il cappello che avevo prodotto per un mio amico deejay e mi ha chiesto di iniziare a realizzarne alcuni per il cantante. All’inizio con lui non ci siamo conosciuti personalmente, poi un giorno lui ha detto: “Voglio conoscere la mia cappellaia”, così ci siamo incontrati. Presto dovremo comunque rivederci per pensare insieme ad un nuovo cappello.
Intanto Cristina nella sua isola del cuore prova a trovare nuova ispirazione per le sue produzioni, non solo per il suo estroso e vivace negozio a Montemerano ma anche per i suoi cappelli che si trovano in tante boutique sparse per la Toscana sotto il brand ‘Cristina e i suoi colori’.
E’ un fiume in piena di energia ed adrenalina mentre racconta del suo mestiere.
“Amo la paglia, sono innamorata dei cappelli estivi. Le forme si ispirano agli anni Trenta e Quaranta, le mie idee vengono dai film di Ginger Rogers e Fred Astaire, quell’eleganza, quella femminilità, quello stile. Non è un caso – continua Cristina – se le forme che uso infatti sono state fuse in quegli anni. Poi ovvio che studio delle guarnizioni che possano regalare un tocco di modernità alle mie creazioni che hanno un unico comune denominatore: il colore. Quello di questa estate per le mie collezioni è il giallo”.
Poi torna a parlare del Giglio. “Quando sono qui mi vengono le idee nuove, ho disegnato una nuova linea di abbigliamento in tessuti africani che vorrei fosse prodotta da un gruppo di donne del luogo, una linea di gonne ed abitini. Sto lavorando ai prototipi, poi vedremo”.
Idee, artigianalità, storie, persone. Dietro un abito, un cappello, una linea di moda c’è tanto da raccontare. Ne è certa la stessa Cristina “Durante il lockdown abbiamo riscoperto il valore e il fascino del lavoro fatto con le mani. Non solo nella moda ma anche in agricoltura, in vigna o più banalmente nelle nostre cucine o nell’orto di casa. C’è un ritorno al fatto a mano. Me ne sto rendendo conto anche incontrando i clienti nel mio negozio. La domanda ricorrente oggi è: “Il prodotto è italiano? E’ artigianale? Ogni giorno l’interrogativo è lo stesso”.
Dal Giglio, insieme alle parole di Cristina, arriva una ventata di speranza. Si intravede un cambiamento culturale in atto che torna a dare valore al prodotto. E il prodotto lo fanno le persone. Ogni oggetto è una storia di ieri e di oggi. I cappelli di Cristina insegnano e affascinano non solo per lo stile e al personalità ma sopratutto per le storie che sanno raccontare.
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