Siamo entrati nella fase cruciale dell’appuntamento elettorale. Facciamo silenzio, adesso.

Tutto tace

Tutto tace ed io taccio con il tutto.
E in questo ritrovato silenzio scorgo la lanterna dell’eremita che mi segna in una scia di luce un percorso da compiere.
Silenzio in un’estate che non si accontenta del caldo ma brucia e con essa ardono i miei pensieri come gigantesche cataste di legna che zampillano verso il cielo schegge di fuoco.
Tutto tace, ripeto.
E in questo stato di grazia, dove è cessato il rumore del vuoto, che mi accorgo dei suoni dei fiori, delle sillabe appena accennate del vento, del parlottare sottile dell’aria che mi avvolge pastosa di caldo.
Solo allora ritrovo in me la forza del pianto, la delusione corrode ma purifica, trascinando con se lembi di pelle morta.
E mi vedo brillare, lucida di un nuovo involucro come una crisalide uscita dal bozzolo, come un serpente che ha compiuto la muta.
Sento l’anima abbracciarmi la carne in una stretta che è un patto di nuova alleanza, un armistizio senza vinti ne vincitori, non una resa ma una dichiarazione di pace, scritta a caratteri puri, diamantini.
Tutto tace e io mi voglio bene davvero mentre scorgo il mio volto tra le sbarre di un cancello dipinto di argento, finalmente salvo, nuovamente solo.

Anonimo