Riceviamo da Francesco Carfagna, noto viticoltore e ristoratore isolano, la lettera che di seguito pubblichiamo indirizzata al professor Mario Ugazio, responsabile dell'Associazione Mediterranea Viaggi e del Gruppo Nuova Compagnia delle Indie (operanti nel settore del Turismo scolastico e dell'educazione ambientale), che ha relazionato alla 7° Conferenza sul Turismo dell'Isola del Giglio relativamente alla possibilità di estensione della stagione turistica.

"Gentile Mauro buongiorno,
sono Francesco Carfagna del Giglio, ci siamo conosciuti ieri al Castello, minestra ribollita, aglio, vino nuovo, vigneto ALTURA ...

Una precisazione immediata! Errori ai quali peraltro hai ampiamente accennato durante il tuo intervento. Leggendo il tuo programma della visita al Giglio sono rimasto sbalordito vedendo descritta l'isola "regno del coniglio selvatico e del muflone sardo" !!!!!

L'isola è sempre stata regno degli agricoltori e vignaioli, nè di conigli e tanto meno di mufloni. Coltivata nella quasi totalità della superficie "da sempre". Il coniglio è stato introdotto dall'esterno prima dell'ultima guerra (probabilmente come risorsa alimentare) e fin dagli anni '50 iniziano documentate proteste e denunce di danni alle colture. I mufloni poi (che a ragione chiami "sardi") al Giglio non ci sono mai stati. Mai.

Sono stati introdotti al Giglio, proprio dalla Sardegna, in tempi assai recenti (anni 60,70) dai proprietari dell'azienda del Franco - zona Campese - per farne allevamento e commercio, e lì sono rimasti, allevati e venduti, fino a pochissimi anni fa, (i primi anni duemila). E' evidente che fino ad allora, essendo governati e accuditi e rimanendo nei limiti della proprietà aziendale, peraltro di notevole ampiezza, non non hanno mai messo piede fuori dell'azienda e non hanno mai fatto danni.

A partire dai primi anni duemila, essendo l'azienda del Franco caduta nell'abbandono e nel disinteresse della proprietà, questi animali portati dalla Sardegna e che al Giglio non ci sono MAI stati prima, hanno cominciato a sconfinare e a diffondersi di anno in anno sul territorio isolano.

Se io porto sei tigri a Ventotene e le allevo per rivenderle, poi mi stufo e ve le lascio voi che fate? Diventate il regno delle tigri?

Quella parte dell'isola che tu chiami "regno delle tigri" in verità conserva i più grandi vigneti rimasti coltivati al momento attuale (in data odierna, come dice Totò), patrimonio viticolo eccezionale, coltivazioni "eroiche", di altissima valenza culturale, paesaggistica, ambientale, turistica e sociale, proposti all'Unesco come patrimonio dell'umanità,fonte di produzioni di eccellenza sbandierate in tutti i convegni, radice millenaria della cultura isolana (tu hai fatto presente -forza- fragilità) e oggi distrutte e materialmente divorate dai mufloni sparsi sull'isola.

Allora, visto un programma di "educazione ambientale" cosa si vuole proporre? La viticoltura come esempio di una tradizione millenaria che si perpetua o i mufloni portati qui dalla Sardegna quarantacinque anni fa da una famiglia di industriali farmaceutici e che ora distruggono le vigne?

Un cordiale saluto e a presto risentirci

Francesco Romano Carfagna"