Celebrazione del 200° Annuale di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri presso il Comando Provinciale Carabinieri di Grosseto
Nel pomeriggio del 9 giugno 2014, presso il Comando Provinciale di Grosseto, ha avuto luogo la celebrazione del 200° annuale di fondazione dell’Arma dei Carabinieri.
Alla cerimonia militare, presieduta dal Comandante Provinciale dei Carabinieri di Grosseto, Colonnello Gerardo Iorio, hanno preso parte il Prefetto di Grosseto, Dott.ssa Anna Maria Manzone e Autorità Civili, Militari e Religiose della Provincia, oltre alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
Resi gli Onori al Comandante Provinciale, è stata data lettura del messaggio del Presidente della Repubblica, Sen. Giorgio Napolitano, del Ministro della Difesa, Sen. Roberta Pinotti, del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, dell’Ordine del Giorno del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Generale di Corpo d’Armata Leonardo Gallitelli.
Ha poi preso la parola il Colonnello Gerardo Iorio.
Nella cerimonia tenutasi a Firenze presso il Comando Legione Carabinieri Toscana, è stato consegnato l’Encomio Solenne concesso dal Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri:
- al Luogotenente Nunzio Di Pierro
- al Luogotenente Massimo Mulas
- all’Appuntato Scelto Alessio Bartolini
- all’Appuntato Valerio Fontanarosa
- all’App. Giuseppe Lepore
come prima attestazione di merito per l’impegno profuso nelle operazioni di soccorso in occasione del naufragio della nave da crociera “Costa Concordia”.
Nel corso della cerimonia a Grosseto, S.E. il Prefetto di Grosseto ha poi proceduto alla consegna delle ricompense al sottoelencato personale particolarmente distintosi nell’attività di servizio:
Encomio Semplice del Comandante della Legione Carabinieri Sicilia al Tenente Colonnello Francesco Tocci, con la seguente motivazione:
“COMANDANTE DI COMPAGNIA IN TERRITORIO CARATTERIZZATO DA ALTO INDICE DI CRIMINALITA’ MAFIOSA, DANDO PROVA DI ELEVATE CAPACITA’ PROFESSIONALI, COORDINAVA COMPLESSA INDAGINE CHE CONSENTIVA DI ARRESTARE 8 PERSONE, APPARTENENTI A SODALIZIO CRIMINALE, RITENUTE A VARIO TITOLO RESPONSABILI DI ASSOCIAZIONE MAFIOSA, INTESTAZIONE FITTIZIA DI BENI, ESTORSIONE E TRAFFICO DI SOSTANZE STUPEFACENTI. L’OPERAZIONE CONSENTIVA IL SEQUESTRO DI BENI PER UN VALORE DI CIRCA SEI MILIONI DI EURO”.
Bagheria (Palermo), settembre 2008-marzo 2011
Encomio Semplice del Comandante della Legione Carabinieri Toscana all’Appuntato Scelto Michele Malacarni e all’Appuntato Scelto Enzo Granese, con la seguente motivazione:
“ADDETTO A NUCLEO OPERATIVO E RADIOMOBILE DI COMPAGNIA CAPOLUOGO, EVIDENZIANDO ELEVATA PROFESSIONALITA’, NON COMUNE SENSO DEL DOVERE E FERMA DETERMINAZIONE, NON ESITAVA, UNITAMENTE A COMMILITONE, A INTERVENIRE E TRARRE IN SALVO UNA BAMBINA CHE, CADUTA ACCIDENTALMENTE IN UN LAGHETTO ARTIFICIALE, RISCHIAVA DI ANNEGARE.”
Grosseto, 24 settembre 2013
Encomio Semplice del Comandante della Legione Carabinieri Toscana all’Appuntato Scelto Claudio Tarantino, all’Appuntato Scelto Danilo Scorretti e all’Appuntato Antonio Cascitti, con la seguente motivazione:
“ADDETTO A NORM DI COMPAGNIA DISTACCATA, EVIDENZIANDO QUALIFICATA PROFESSIONALITA’ ED ELEVATO SENSO DEL DOVERE, NON ESITAVA, UNITAMENTE AD ALTRI MILITARI, AD AFFRONTARE QUATTRO PERSONE RESPONSABILI DI ALCUNI FURTI A BORDO DI IMBARCAZIONI ORMEGGIATE NEL LOCALE PORTO. L’INTERVENTO SI CONCLUDEVA CON L’ARRESTO, IN FLAGRANZA DI REATO, DEI MALVIVENTI E IL RECUPERO DELL’INTERA REFURTIVA.”
Scarlino, 6 agosto 2013
Il Procuratore della Repubblica di Grosseto, Dott. Francesco VERUSIO, ha proceduto alla consegna dell’apprezzamento del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, come prima attestazione di merito, ai seguenti militari distintisi per le attività investigative che hanno consentito l’arresto del responsabile di un efferato omicidio (Cuco Klevis) avvenuto in Grosseto l’11 agosto 2013,
Apprezzamento del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, come prima attestazione di merito, per le attività investigative che hanno consentito l’arresto del responsabile di un efferato omicidio avvenuto in Grosseto l’11 agosto 2013,
- al Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale Pubblica Sicurezza Claudio Capanna
- al Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale Pubblica Sicurezza Alessio Nerozzi
- al Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale Pubblica Sicurezza Alessandro Rossi
- al Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale Pubblica Sicurezza Alessandro Castelli
- al Maresciallo Ordinario Fabrizio Falconi
- all’Appuntato Scelto Massimiliano De Guidi
- all’Appuntato Scelto Alessandro Butteri
- all’Appuntato Scelto Luciano Turetta
Apprezzamento del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, come prima attestazione di merito, per le attività investigative che hanno consentito l’arresto del responsabile di un efferato omicidio (Irina Meyntser) avvenuto in Grosseto il 13 ottobre 2013,
- al Maggiore Andrea Lachi
- Luogotenente Carlo Renzo Franceschini
- al Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale Pubblica Sicurezza Giampiero Bagnati
- al Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale Pubblica Sicurezza Claudio Capanna
- al Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale Pubblica Sicurezza Dario Sorrentino
- al Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale Pubblica Sicurezza Antonio Gaita
- al Maresciallo Aiutante sostituto Ufficiale Pubblica Sicurezza Franco Dragone
- al Brigadiere Roberto Cassi
Una grande notizia dell’encomio dato ai due nostri Carabinieri del Giglio per l’attività svolta quella notte del naufragio della Concordia. Ma noi che li conosciamo bene da anni, sappiamo che operano nel loro lavoro sempre con umanità e professionalità guadagnandosi la stima di tutti noi. Siamo orgogliosi che a Beppe e Alessio, scusate la confidenza, l’Arma gli abbia dato il giusto premio per il loro operato.
Riguardo i due “militi”, usi, secondo tradizione, ad “obbedir tacendo e tacendo morir” me la potrei cavare con poche parole, anzi, una soltanto: “Bravi”. Ma questo non basta, perché quando si riceve un “encomio”, non privato, ma solenne, come sono quelli conferiti in Piazza d’armi od all’interno d’una sala appositamente predisposta, presenti le massime autorità civili, militarie religiose, non è perché si è fatto semplicemente il proprio dovere, bensì perché si è fatto qualcosa di speciale, ovvero ci si è distinti rispetto alla routine del normale e diligente servizio, spesso arrischiando anche la vita. Quindi, mi dilungherò per altre righe ancora per affermare che la notizia, considerati i miei, ormai antichi “trascorsi” di cronista che m’hanno visto lavorare, a volte letteralmente giorno e notte, con i Carabinieri, m’ha recato sollievo e m’ha fatto moltissimo piacere. Questo perché, soprattutto negli ultimi tempi, i giornali e le televisioni non hanno fatto che parlare, un giorno sì e l’altro pure, di misfatti, che (sempre che corrispondano a verità), se sono indegni di qualsiasi persona, sono assolutamente esecrabili ed imperdonabili quando vengono compiuti dalle forze dell’ordine. Mi riferisco, soprattutto, a brutalità perpetrate in occasione di fermi impropri, che, a volte hanno determinato la morte degli arrestati. Per affermare quanto appena sopra scritto, la militanza pluriennale nella Lega Italiana per i diritti dell’Uomo (L.I.D.U.), che, costituita in esilio, nel 1921, a Parigi, agli albori del Fascismo, nel corso di anni recenti e meno recenti, non solo potè fregiarsi del contributo fattivo di personalità quali Pertini, Saragat, Togliatti, Di Vittorio, Baldini, De Ambris, Nitti, Facchinetti, Campolonghi, Lussu, Carlo e Nello Rosselli, Salvemini, Treves, Turati, Trentin, Modigliani, Gobetti, Buozzi, più tanti e tanti altri “spiriti” eccelsi della politica e della cultura laica italiana, ma tra i principi fondativi, nell’ambito della solenne dichiarazione dei diritti inalienabili ed intangibili della persona, puntualizzava che gli addetti alla custodia ed alle cure di un detenuto, in quanto espressione delle supreme potestà dello Stato, “godono”, mazzinianamente di DOVERI grandemente RAFFORZATI che non è assolutamente consentito, in nessuna circostanza, disattendere. Di più, in tempi recenti, avendo saputo, da un vecchio amico, che il figlio maggiore, agente di Pubblica Sicurezza, s‘era macchiato d’un omicidio conseguente a violenze perpetrate a danno d’un “barbone” nel corso di un arresto, per altro, sostanzialmente immotivato, delitto per il quale, assieme ad un collega, era stato, poi, condannato a diversi anni di carcere, mi sono permesso di chiedergli perché mai il figlio si fosse comportato in modo difforme dalla dovuta deontologia professionale cui, massimamente e più di qualsiasi altro, avrebbe dovuto attenersi. Ebbene, l’amico, che, magari senza rendersene conto, crescendolo, aveva instillato nell’animo del figlio, una carica, per così dire, d’esasperato antagonismo, non solo non ha accampato giustificazioni quali “s’è trattato d’un malaugurato incidente”, “la pubblica accusa ed i giudici hanno preso un autentico abbaglio”, “il barbone, strattonato, nel divincolarsi, è scivolato cadendo sulla sporgenza della scrivania, che gli ha fratturato le costole con la conseguenza di perforargli la milza e quant’altro”, bensì ha tenuto a precisare che la vittima della vera e propria aggressione, pesantemente sanzionata dal tribunale, era “un personaggio, ben conosciuto e dalla fedina penale lunga più d’un metro” (Sic!), come se questo potesse costituire una “franchigia” per aggredirlo. Alla luce di quanto sopra, quindi, non solo mi sento di esprimere un grazie sostanziale e formale ai due Carabinieri gigliesi, evidentemente fatti di ben altra “pasta”, ma mi viene anche da aggiungere che militi quali hanno dimostrato d’essere, fanno onore sia all’Arma che allo Stato ed ai suoi cittadini perché, gli Italiani, così come ogni altro cittadino del mondo, deve poter vedere nei tutori dell’Ordine, un presidio di sicurezza e non di potenziale rischio, ancorchè accidentale. Questo è un caposaldo della Democrazia. Ed ogni arbitrio compiuto da chi è preposto alla tutela della persona nella fattispecie della garanzia della sua inviolabilità fisica e mentale, è quantomeno prodromo surrettizio della Dittatura.