UTO UGHI ED I GIORNALI AL CASTELLO
Il nostro giornale si era occupato più volte nel passato del problema della rivendita di giornali del Castello che, non avendo più guadagni ma andando addirittura in perdita vista la scarsa utenza, aveva deciso quest'inverno di sospendere la vendita di quotidiani e riviste.
Una petizione proposta da Uto Ughi al Sindaco nei giorni scorsi ha risollevato la questione e la proposta del Primo Cittadino insieme all'Associazione "Il Castello" sembrerebbe, come si legge in un articolo del Corriere.it che di seguito vi proponiamo, una possibile soluzione.
Fonte Corriere.it
ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto) – Quell’isola l’ha stregato. Forse perché il vento, il mare, ma anche le alte colline che a un tratto cambiano il panorama marino, vibrano come corde di violino e sembrano anch’esse suonare melodie e armonie straordinarie. Così Uto Ughi da anni ha deciso di abitare al Giglio (di cui è cittadino onorario) e ha scelto Castello, la frazione più alta, una torre naturale sull’arcipelago toscano, e in quel borgo medievale e tranquillo ha portato i suoi Stradivari e Guarnieri con i quali si esercita per ore. Dal terrazzo della sua casa, affacciato su piazza della Rocca, si è anche esibito dopo essersi stato protagonista di concerti mitici nel borgo dell’isola.
Senza quotidiani - Un ritiro del maestro è scandito anche da ritmi predefiniti, come la consueta visita all’edicola per l’acquisto dei giornali. Il problema è che adesso quotidiani e riviste non arrivano più nell’unico spaccio a loro dedicato. Per motivi economici: la distribuzione, con traghetto e furgone è troppo cara e il guadagno praticamente inesistente e così Giglio Castello è rimasto senza informazione. Per questo proprio Uto Ughi ha deciso di lanciare una petizione e scrivere una lettera al sindaco Sergio Ortelli: «Abbiamo appreso con grande rammarico la decisione di sospendere la vendita di giornali al Castello. La notizia ha riempito di stupore e sdegno tutte le persone che hanno un minimo di interesse per la cultura e per quello che succede oggi nel nostro paese. Caro sindaco, un grande pensatore disse: “la tradizione non è culto delle ceneri, ma la custodia del fuoco”. Sicuri che lei vorrà considerare seriamente questo fatto che priverebbe il Castello di un servizio fondamentale, molto cordialmente la salutiamo e di seguito riportiamo le firme di coloro che sostengono questa buona causa». Il sindaco Ortelli, coraggioso combattente nella vicenda tragica della Concordia, ha letto con dispiacere la missiva del violinista, ma si è immediatamente attivato per risolvere il problema. «E’ realmente un problema sociale la mancanza di giornali a Giglio Castello – risponde Ortelli - anche se è comprensibile l’interruzione del servizio che non era remunerativo. Ho chiesto all’Associazione Giglio Castello, un sodalizio volontario, di darmi una mano e loro hanno accettato. Saranno loro, gratuitamente, a improvvisarsi edicolanti per non far scomparire la carovana di carta delle notizie».
Scrivo a nome di alcuni "turisti "che vengono da molti anni a passare le vacanze al Giglio e che sentono la gravità del problema dei giornali al Castello. Comprendiamo le difficoltà di gestire questa attività ma un paese senza la vendita di giornali è come un paese a metà e questo sicuramente porterà ad uno squilibrio anche in tutte le attività commerciali vicino e intorno alla piazza. Si parla tanto di offrire servizi in questo momento difficile dell'economia e ora anche questo aspetto della qualità della vita viene a scadere e il Castello è ancor più penalizzato essendo non vicinissimo al mare. Decine di persone trascorrevano le ore della mattina al Castello proprio nell'acquisto del giornale, nel caffè al bar e nello scambio di saluti e idee. L'equilibrio di una vacanza scandita da tranquille abitudini è completamente stravolto. Speriamo vivamente che il tabaccaio possa avere un ripensamento almeno per i mesi estivi. Anche a Campese la vendita dei giornali si limiti solo nei mesi estivi così come succede in quasi tutte le località di villeggiatura d'Italia. Crediamo e speriamo che almeno in estate vendere i giornali sia remunerativo abbastanza da giustificare la vendita. Così come paghiamo un prezzo maggiorato per benzina e quant'altro, si potrebbe pagare una maggiorazione sul prezzo ordinario di vendita di giornali e riviste. Non ci una follia, né un qualcosa di disonorevole. Speriamo che altri si uniscano a noi in questa richiesta in modo che il Castello possa ritrovare l'atmosfera magica che attrae tanti turisti e che in questo frangente è decisamente offuscata. A proposito, dove si possono mettere le firme per la petizione di Uto Ughi? Un caro saluto a residenti e turisti
Caro Sindaco Le cose sono due: o Lei m’ha frainteso o io mi sono spiegato male. E se, nella fattispecie, si trattasse della seconda eventualità, la cosa mi rattristerebbe assai perché è dal 1956 che scrivo sui giornali e mai, Le garantisco, m’è capitato che un solo lettore abbia mal inteso i miei “pezzi”, così come mai ho ricevuto denunzie. Del resto, fare il giornalista significa, in primis, sforzarsi, giorno dietro giorno, di scrivere in modo tale che chi ti legge ti capisca. Ma siccome (mi riferisco, senza malizie, all’orazione d’Antonio, in Senato, al cospetto del cadavere di Cesare, allorchè afferma di non nutrire dubbi sulla congruità delle motivazioni addotte da coloro che hanno pugnalato il grande stratega e scrittore (soprannominato Dimidiatus Menander), in quanto sono sostanzialmente tutti degli optimati, ovvero persone assai autorevoli e degne di stima) Lei, soprattutto adesso che è stato rieletto, è più che mai autorevole e degno di stima, sono portato a credere che quanto da me scritto in merito alla questione dell’assenza dei giornali in quel del Castello, sia stato talmente poco chiaro ed intelleggibile da indurLa in equivoco. In verità, egregio signor Sindaco riconfermato, pur temendo d’asserire una castroneria, il sottoscritto non ventilava affatto che tra le Sue tante potestà e prerogative ci fosse anche quella d’imporre a chicchessia di vendere coattivamente i giornali (che diamine!), bensì quella di consentire, a chi accettasse di farsi carico di questa incombenza, di poterli vendere a prezzo maggiorato, in modo da poter quantomeno “rientrare” dei costi sostenuti. Non a caso, così come Lei afferma che il vecchio venditore ha dismesso questa attività perché ci rimetteva, il sottoscritto ha esplicitamente accennato al fatto che non si dovesse tener conto del costo di quotidiani e tabloids secondo quanto riportato in prima pagina od in copertina. Per favore, rilegga ciò che ho scritto e non me ne voglia! Se poi quanto da me ipotizzato è illegittimo di fatto e di diritto, e Lei non può fare niente per ovviare a questo disagio, allora non rimane altro che affidare, finché dura, “armi e bagagli” al Volontariato. Volontariato di cui, mi creda, sono uno strenuo sostenitore, in quanto: donatore di sangue con il massimo di onorificenze; anni ed anni spesi per la causa degli Alzheimer, in funzione di “service” presso il “Day Hospital” geriatrico dell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma; fondatore e direttore, per cinque anni, di una “rivistina” espressamente dedicata alle problematiche, anche familiari, dei malati di Alzheimer; addetto stampa della Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo (L.I.D.U.); addetto stampa della Sezione romana dell’Associazione Mazziniana Italiana; attivista, gratis et amore dei, per la COOP, una volta andato in pensione. Deferenti Saluti, Gian Piero Calchetti
Caro Calchetti, il problema segnalato da Uto Ughi è un argomento prettamente privato che si è evidenziato nella comunità del Castello fin dallo scorso inverno. Certo è che si tratta di un piccolo problema sociale, che torna alla ribalta solo perché scrive il grande Uto Ughi, ma è da tempo che lavoriamo su una soluzione pur considerando che la vendita al Porto ed al Campese è rimasta immutata. Il Sindaco, che non è un prestigiatore e proprio perché l’informazione è basilare per tutti, se ne deve far carico. Adesso potrei tenerla un'ora a discutere quali sono le prerogative e le competenze di un primo cittadino, nella legislazione italiana, quali sono le sue responsabilità e finiremmo a Natale senza aver concretizzato un bel niente. Tra queste non c’è la "potestà amministrativa", come dice Lei, che dovrebbe imporre a chicchessia la vendita dei giornali. Lo storico rivenditore di giornali qualche mese fa annuncia la chiusura della rivendita perché da anni registra perdite importanti nella gestione dei giornali tanto da ritenerla non più remunerativa. Forse molti preferiscono leggere le notizie sui blog o sui siti delle testate ma, di fatto, da quel momento ad oggi, a dimostrazione della buona fede del rivenditore, nessuno si è fatto avanti per sostituirsi in questa difficile attività commerciale. Il vero problema, da noi analizzato, alberga nei costi per il trasporto che i grossisti e le testate giornalistiche non possono o non vogliono abbattere. Il Comune ovviamente non può vendere i giornali ma può interessare le associazioni del luogo per sviluppare un servizio che solo i volontari possono offrire alla popolazione. E questo abbiamo fatto. Saluti. Sergio Ortelli
Quanto ad Uto Ughi (di cui ancora ricordo la botta in testa ricevuta dalla prua della sua canoa, mentre, qualche anno, fa nuotavo tranquillamente nelle acque di Campese), mi resta da dire che: 1° condivido senza riserve l’appello che ha voluto e saputo rivolgere, anche a nome di tant’altri Castellani, al neo-rieletto Sindaco Ortelli, perché si dia da fare per risolvere stabilmente il problema dei giornali, che non vengono più venduti nel “piccolo borgo antico” (geniale, la citazione circa la “custodia del fuoco”); 2° parimenti apprezzabile l’iniziativa di Ortelli di ovviare, per il momento, a questo “inconveniente”, attraverso il circolo culturale “Il Castello”. Questo non basta, però, in quanto il volontariato, da solo, non è in grado di garantire né la continuità né la congruita d’un servizio, per altro, indispensabile, visto il mio mestiere, qual è quello della vendita dei giornali. Perché, così come avviene in tanti luoghi ed un po’ in tutto il Paese, non ne viene affidata la vendita ad un bar, ad un distributore, ad un negozio di alimentari o di tabacchi, ad un ferramenta etc., naturalmente, (visto che il costo del trasporto assottiglia l’aggio al punto da rendere il servizio affatto diseconomico), riconoscendo al venditore un congruo sovrapprezzo rispetto a quelli di copertina? Sperando di non dire, in proposito, una sostanziale “castroneria”, mi permetto, infine, d’affermare che, questo, in termini di competenze, dovrebbe rientrare nelle potestà amministrative del Comune.