Ringraziamo Tiberto per aver rivelato questa bella notizia (VISUALIZZA NOTIZIA), ma non possiamo non fare alcune rapide considerazioni su quello che ha segnalato:
a) Sull’episodio del Giglio (molto bel documentato fotograficamente, con riferimenti ottici a terra che testimoniavano la esatta localizzazione ed osservato da almeno una mezza dozzina di persone) si mise all’epoca in atto una vera campagna di scetticismo a base di sfottò ed insinuazioni, alimentata anche da Tiberto (con una campagna addirittura negazionista da parte della maggioranza di centro-destra del Giglio) che di tutto fece per alimentare la convinzione che si era in presenza di una “bufala ambientalista” gigliese, anche se il turista autore della importantissima (e studiata) documentazione non era gigliese né risultava iscritto ad una associazione ambientalista e comunque (ancora oggi) sconosciuto a Legambiente;
b) E’ singolare quanto si afferma sul testimone dell’episodio di Pomonte (che ringraziamo per la sua preziosa segnalazione) a parere di Tiberto sarebbe più attendibile per la sua “completa estraneità a qualsivoglia interesse politico/ambientale”. Come dire che avere interessi politici (come Tiberto) o ambientali (come noi) significa essere meno seri e attendibili dei cittadini “laici”;
c) Tiberto amministratore dell’Ente parco dovrebbe sapere che mettere la presenza di divieti di balneazione a Montecristo in correlazione con quella specie di “miracolo” che sarebbe una nuova colonizzazione delle acque dell’arcipelago da parte di questo splendido animale è, questa si, una strumentalizzazione politica “preventiva”. Il divieto di balneazione a Montecristo, riserva integrale dal 1971, ha altre motivazioni oltre la passata presenza della foca monaca e non ha nulla a che vedere con l’istituzione dell’Area marina protetta, visto che ha preceduto di decine di anni l’istituzione del Parco nazionale.
Comunque fa sempre piacere vedere che ora si ammette che questi meravigliosi mammiferi marini stanno ricomparendo nelle acque dell’Arcipelago Toscano e del Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, un segnale che le protezioni a mare del Parco funzionano, anche se l’Area marina protetta, prevista fin dal 1982, non è stata ancora istituita.
A margine, dobbiamo anche noi una informazione su un avvistamento verificatosi nel maggio 2010 su un altro tratto della costa elbana: al traverso di Punta Pina nel Golfo di Portoferraio: il pinnipede (la cui descrizione era perfettamente compatibile con un esemplare di foca monaca) fu osservato immergersi e riemergere più volte a poche decine di metri di distanza da un portoferraiese che si trovava a bordo di una nave in accosto. Quando avemmo notizia di quanto accaduto, appreso che l’autore dell’avvistamento aveva segnalato il tutto ad un agente del Corpo Forestale dello Stato, compimmo una breve indagine dalla quale risultò che in zona alcuni pescatori avevano proprio in quel periodo lamentato “strani” danneggiamenti alle proprie reti, compatibili con la presenza di un predatore capace (come la foca monaca) di strapparle per estrarre il pesce catturato.
Decidemmo di mantenere riserbo sulla notizia vista la scarsità della documentazione per evitare anche un’altra campagna di “punzecchiature” da parte di qualche “scettico” che evidentemente nel frattempo si è ricreduto, perché la foca monaca è uno strano animale incredibile se viene avvistato e fotografato di giorno da 6 bagnanti al Giglio, più certo che lo scorge un pescatore di Pomonte sul far della sera.
FOCA MONACA: LEGAMBIENTE INTERVIENE
Autore: Legambiente Arcipelago Toscano
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