Giannutri e il ritorno del mosaico del Labirinto: congratulazioni
Seppure in ritardo, con grande piacere ho letto la notizia ufficiale del ritorno del mosaico del Labirinto a Giannutri, anche perché la rappresentazione di Teseo che vince il Minotauro è diventata, nel tempo, non solo l'emblematica allusione alla mitica impresa cretese, ma anche alle (quasi) "insormontabili difficoltà" che sembrano precludere la conclusione di qualsiasi iniziativa avviata su quest'isola.
I giovani colleghi della Soprintendenza di Siena, eredi di un progetto avviato da tempo, a cui va riconosciuta l'eroica dedizione necessaria per qualsiasi operazione a Giannutri, hanno portato a termine un intervento, che per me era diventato un'utopia negli ultimi anni di attività in Soprintendenza.
Oggi il coinvolgimento e l'impegno concreto di tante importanti Istituzioni è di buon auspicio per la prosecuzione del cammino intrapreso per la conservazione e la valorizzazione di un complesso archeologico, che al fascino dei suoi ruderi, ancora parlanti, unisce la documentazione di una villa di proprietà imperiale, che, come dimostra anche il mosaico con il Labirinto, risale probabilmente alla fine del I secolo d. C., forse all'epoca di Domiziano.
Giannutri, come la vicina isola del Giglio appartenevano infatti alla famiglia senatoria dei Domizi Enobarbi, di cui Nerone fu l'ultimo esponente e proprio con lui entrambe le isole divennero di proprietà della famiglia imperiale. Ma né Nerone, né tanto meno Agrippina, sua madre, potevano vivere nella villa di Giannutri, costruita quasi 40 anni dopo la loro morte!
Paola Rendini
(già Soprintendenza Archeologica della Toscana).
Nella foto in alto: Mosaico del Labirinto, particolare di Arianna con il gomitolo di filo per Teseo.
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