Giannutri, l’ancoraggio perfetto che distrugge i fondali dell’area protetta
A Giannutri, ormai da parecchi anni, vige la regola dell’ancoraggio perfetto. Domenica 9 luglio, infatti, tre imbarcazioni ospitanti alcune decine di subacquei, si ancoravano, a Punta Secca, a circa 20 metri dagli scogli (la distanza minima dovrebbe essere 100 metri). Per poter effettuare le operazioni di immersioni in totale sicurezza, le tre imbarcazioni decidevano di buttare l’ancora a circa un metro dagli scogli emersi sul fondale roccioso di circa 1,5 m. di profondità. Le ancore erano ben inserite tra le rocce incastrate tra le diverse specie di alghe incrostanti, briozoi, spugne che creano una incredibile bio-costruzione che offre riparo a numero specie di animali. Gli stessi animali e habitat che il mare protetto del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e la Zona di protezione speciale che l’Unione europea ha voluto intorno a Giannutri dovrebbero proteggere.
Infatti, lo sfregamento delle ancora sui fondali rocciosi crea sicuramente un danno all’ecosistema marino (ricordiamo che siamo all’interno della zona 2 del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano). Per questo è stato tutto segnalato, prontamente, alla competente Capitaneria di Porto Santo Stefano la quale ci avvertiva, però, che la legge impediva si di legare la cima direttamente agli scogli emersi (come avveniva il giorno 8 luglio presso Cala Maestra dove alcune barche si legavano in questo modo agli scogli) ma che non di buttare l’ancora a 1 metro dalla costa.
Vorremmo, allora, chiedere alle istituzioni competenti, a partire dal Ministero dell’Ambiente, se tali comportamenti siano possibili all’interno di un Parco Nazionale, istituito, lo ricordiamo, anche per tutelare gli ecosistemi marini.
Vorremo sapere anche quando verrà finalmente istituita l’Area marina protetta che attende di essere realizzata dal lontanissimo 1982, mentre Giannutri resta da 20 anni nel limbo di una zonazione provvisoria (Zone 1 e 2) cervellotica e che evidentemente non fornisce al Parco gli strumenti per essere rispettata.
Mentre aspettiamo che l’agognata Area marina protetta si materializzi, vorremmo sapere anche dal Comune dell’Isola del Giglio perché a distanza di 20 anni dall’istituzione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ancora non sia presente un campo boe per la nautica almeno in zona 2 e boe dedicate alla subacquea rigidamente regolamentate, per evitare episodi come questi e per impedire l’ancoraggio sulle praterie di Posidonia oceanica (protetta a livello di specie dalla Convenzione di Berna e dalla Convenzione di Barcellona e come habitat prioritario dalla Direttiva Habitat) o che distruggano il più grande bivalve del Mediterraneo, la Pinna nobilis (anch’esso protetto dalla Convenzione di Barcellona e dalla Direttiva Habitat).
Ci piacerebbe, quindi, che il Parco mettesse lo stesso meritorio impegno che mette nel contrastare la diffusione delle specie aliene, come il fico degli ottentotti, sull’Isola di Giannutri anche per proteggere dall’”ancoraggio perfetto” quell’altro scrigno di biodiversità che sono i suoi fondali.
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