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Giannutri, l'isola dimenticata: pesca illegale e diving senza ormeggi

Giannutri, l'isola dimenticata: pesca illegale e diving senza ormeggi

Legambiente: tutte le istituzioni interessate devono intervenire per impedire un disastro annunciato

A Giannutri, la piccola perla più meridionale dell'Arcipelago Toscano, il degrado e l'abbandono sono ormai cronici. Delle 9 boe installate anni fa dal Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano per regolare l'ormeggio dei diving center, ne resta solo una. Il Parco, in pieno marasma politico/istituzionale e senza più presidente e direttivo,  non è riuscito in tempo a fare il bando e utilizzati i fondi stanziati e quindi non potrà sostituire le boe andate perse. Quindi il rischio è che per tutta l'estate (e forse oltre), le barche dei diving saranno costrette, per potere lavorare in sicurezza, ad ancorarsi a pochi metri dagli scogli, con fondali di appena uno-due metri o ad agganciarsi direttamente alle rocce creando un conseguente impatto ambientale sui fondali. Eppure, sono mesi che i diving center chiedono di ripristinare le boe.

L'attuale situazione rischia di creare una situazione di abbandono che vanificherebbe anche quanto fatto dall'Ente Parco negli ultimi anni.  

E l'assenza delle istituzioni è evidente anche dal drammatico fenomeno delle reti fantasma abbandonate nei fondali di Giannutri. E' quanto ci è stato segnalato alcuni giorni fa nei fondali davanti alla Villa Romana in piena zona 1, quella a tutela integrale, del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. Il tramaglio segnalato risulta essere ancora attivo e quindi continua a catturare pesci ed altri organismi tra cui le aragoste, che sono il motivo per cui era stato illegalmente calato.

Ma in zona 1, nell'area dei Grottoni e a Punta San Francesco, risultano abbandonate anche altre reti fantasma che dimostrano l'abnorme attività di pesca illegale che viene esercitata a Giannutri. Ci chiediamo perché queste reti non vengano rimosse e perché a Giannutri non si riesce a mettere in piedi un sistema di controllo efficace e quotidiano che impedisca la pesca illegale che, evidentemente, continua senza molti problemi e anche in aree che dovrebbero essere inaccessibili.

I danni ai preziosi ecosistemi marini, alla delicata biodiversità dell'isola e alle specie alieutiche sono devastanti, tanto che le aragoste sembrano quasi essere scomparse. Il tutto in un mare protetto non solo dal Parco ma anche dalle direttive europee habitat e uccelli e che rientrerebbe nel fantomatico Santuario dei mammiferi marini Pelagos, che si conferma essere poco più di un segno sulla carta anche se viene usato dal governo per gonfiare la percentuale di mare protetto che ci chiedono Ue ed Onu.

Ma la mancata rimozione di queste reti, così come l'inerzia sul tema delle boe, confermano che i vincoli a mare presenti nell'Arcipelago Toscano non sono una vera area protetta (che aspetta di essere istituita dal 1982!) e raccontano che i diving center lottano per lavorare, il mare soffoca, e nessuno, a partire dal ministero dell'ambiente, risponde da anni ai nostri dossier. 

Legambiente Arcipelago Toscano chiede quindi, il ripristino urgente delle boe per evitare ancoraggi distruttivi, la bonifica delle reti fantasma, prima che devastino ulteriormente l'ecosistema e controlli seri e continui contro la pesca illegale, oggi praticamente impunita.

Ma finché le istituzioni continueranno a voltarsi dall'altra parte, la fragile e indifesa Giannutri rischia di scivolare verso un disastro annunciato.

Legambiente non rimarrà a guardare e continuerà denunciare quello che non va, i pericoli  per l'Isola e il mare di Giannutri, continueremo a chiedere che tutte le istituzioni - a partire dal nuovo presidente del Parco Nazionale - facciano quel che prevedono la legge italiana e le direttive europee per tutelare un patrimonio unico di biodiversità e bellezza.

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