Ciò che mi preme evidenziare della relazione tecnica della Dott.ssa Maria Mangiavacchi sul Cristo d’avorio, per tradizione attribuito al Gianbologna, è un punto molto importante in relazione all’economia del Comune di Isola del Giglio.
Per oltre 7 mesi che comprendono TUTTO IL PERIODO ESTIVO 2013 "un’opera di straordinaria importanza, un’opera di questa portata, con un valore religioso, storico, culturale e artistico non quantificabile", come il Cristo d’avorio è mancato all’attenzione, all’ammirazione, al senso religioso, al godimento artistico di chi, visitatore o turista all’Isola del Giglio, di questi sentimenti e sensazioni avrebbe potuto usufruire.
Si è preferito concedere tali opportunità alla città di Firenze, al Comune di Pitigliano, defraudando l’Isola del Giglio della possibilità di tenere esposta ai non Gigliesi la sua più importante opera d’arte. Perché non offrire la possibilità di ammirare tale capolavoro nei suddetti Comuni da Gennaio a Maggio? Proprio in estate? Nell’economia isolana anche la cultura ha la sua incidenza, soprattutto d’estate.
Non una voce si è alzata contro tale decisione, né quella del Sindaco, né quella dell’Assessore alla Cultura, né quella della Minoranza consigliare, anzi. Nessun veto al consentire ad altri, fuori dell’isola, di poter meravigliare un tale capolavoro, ma i tempi della fruizione visibile di un’opera d’arte di tal genere non devono essere subordinati alle esigenze di chi economicamente ne trae e ne vuole trarre vantaggi.
Il Cristo d'Avorio e l'economia dell'isola
Autore: Andrea Arienti
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