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Il mio Progetto di Telemedicina
Per puro caso leggo dell'impegno dei Politici per un Progetto di Telemedicina. Mi viene naturale un sussulto di rabbia e disgusto poiché già 17 anni fa, nel realizzare un Progetto (noto in tutto il mondo come TIMTEM) per la Telemedicina in area remota (isola di Tilos - Grecia), anche con il supporto MIUR, ebbi a promuovere contatti ed informazione con la Regione e - per prima possibile esperienza - con il Sindaco della Capraia, ma già con naturale proiezione per tutto l'Arcipelago Toscano.
Non fu data allora nessuna risposta costruttiva, anche se esistevano in Regione (con relativi FONDI) Responsabili del settore Telemedicina. Fu allora istituito anche un Master Universitario di Telemedicina (Dipart. Chirurgia Univ. Pisa).
Le referenze del lavoro di allora (ora io ho 80 anni e sono in pensione da molto tempo) potete trovarle - e vi invito caldamente a leggerle - a:
http://users.otenet.gr/~
Cordiali saluti Prof. Enrico Cavina
Caro Enrico Cavina, non immagini con quanta amarezza abbia letto la tua "lamentazione". Una lamentazione che, alla faccia dei giovani "rottamatori", che oggi vanno tanto di moda ed imperversano, sconta ben diciassette anni di speranze in una qualche resipiscenza dei pubblici poteri sulla Telemedicina, di cui, a quanto pare, tu fosti, in quel della "domestica" Isola di Capraia e di quella greca di Tilos, uno degli "antesignani", assoluti quanto inascoltati. Tanto e così semplice e pulita la tua "esposizione" che, senza addentrarmi nei molti "vicoli" delle "mail" che riferisci e che certamente trattano di materia a me strutturalmente ostica, ti credo sulla parola. Peccato, peccato davvero, che le cose siano andate come tu descrivi! Purtroppo il fatto si è che i sedicenti innovatori, che hanno prevalso in Politica, nel concreto, sono soltanto degli sciagurati "iconoclasti", siccome i Talebani, convinti che il mondo e le istituzioni comincino da loro. Non a caso, quelli oggi al "potere", con grande disinvoltura mettono mano alla "sacralità" della nostra Costituzione, intrisa del sangue, ancor vivo, di tanti Martiri della lLbertà, e mortificano con il Maggioritario ed il Bipartitismo, i valori primigenii della "vera " Democrazia, quali la parità dei Diritti , e quindi, il pari "pondus" di voto, senza "diminutio" nè dscriminazioni d'alcun genere dell'uno rispetto all'altro; valori che, ormai dovrebbero essere diventati patrimonio universale dell'umanità, a partire dalla Dichiarazione d'Indipendenza degli stati uniti d'America, datata 4 Giugno 1776 e scritta da persone quale Jefferson, ancorché, poi, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, formalmente ed ufficialmente sancita, a Parigi, il 10 Dicembre 1948, in una "nota di contorno" (pochissimi lo sanno), avverta ipocritamente che, comunque, là dove regni la "Legge Coranica", quest'ultima prevale. Quanto alle pulsioni iconoclaste dei politici di più recente "sfornatura", pure io (permettimi la digressione), ancorché solo settantacinquenne, ne sono stato vittima, a suo tempo, quale autore materiale, insieme al compianto Massimiliano Tosatti della BNL (che mi sono permesso di commemorare attraverso modesti versi personali, pubblicati da "GiglioNews") del Titolo 1° della cosiddetta "Legge Marcora". Legge che, concepita dall'illustre Ministro democristiano, per la promozione della Cooperazione industriale da aziende in crisi, e proditoriamente cassata dalla Comunità Economica Europea, al cospetto della totale indifferenza e inanità d'ogni forza politica, di Destra, di Centro o di Sinistra, che, pur dal DNA, strettamente connotato di "Solidarismo" economico sociale, si fece succube e mallevadrice degli interessi di bottega dell'imprenditoria capitalistica. Ed oggi, non ostante questo precedente, viene addirittura annunciata, tra qualche protesta, la cancellazione, per le Banche Popolari, di uno dei postulati fondativi della Cooperazione Universale; ovvero quello relativo al fatto che ogni sodalizio cooperativo, viene "gestito" non già in base al capitale sottoscritto e versato da ogni socio, bensì in base al numero dei consensi, "una testa un voto", che ricevono i potenziali amministratori (alla stessa regola sottostà l'approvazione od il rigetto del Bilancio). Ebbene, appena l'iniziativa del Governo è stata "annunciata", come se l'indice di Borsa fosse la "misura" dell'Economia reale del Paese e non già di quella strettamente speculativo-finanziaria, che "tratta le azioni" non perché possiede vocazioni industriali da far valere, bensì perché dal comprarle o venderle trae il proprio vantaggio, mentre si è avuta un'impennata dei titoli bancari, per contrappasso, s'è levata qualche protesta (al momento, di poco conto) dal fronte di quelle rappresentanze politiche che hanno nella Cooperazione del Credito una "storia" da difendere. Comunque, pur non essendo mia abitudine vaticinare alcunché, in base alla massima che recita "se non si tocca il fondo" non è possibile risalire, così come, a suo tempo, al cospetto di chi riteneva che, nel 2014, ci sarebbe stata una "ripresa" travolgente", ebbi ad affermare che, prima del 2018 non si sarebbe verificato niente di significativo né nel campo dell'occupazione, né in quello dell'aumento del PIL, sia in rapporto all'Economia mondiale che a quella dell'Area Euro, oggi mi viene da dire che questi improvvisatori, che quando si ravvedono, non solo non fanno atto di contrizione, ma neppure riconoscono, a chi ci aveva visto giusto, d'aver avuto ragione, porteranno il Paese a fondo; e solo a quel punto, magari cacciati via a pedate, il Paese potrà "ripartire".