Una nuova poesia di Tonino Ansaldo che ancora una volta sceglie GiglioNews per presentarla ufficialmente ai gigliesi ed agli amanti della nostra isola. Per chi volesse leggere i versi pubblicati negli ultimi anni, può visitare l'apposita pagina LE POESIE DI TONINO ANSALDO.
Oggi il poeta torna ad ammirare il territorio gigliese scoprendo luoghi finora mai osservati con attenzione. Come il Poggio della Pagana, estrema sommità dell'isola che con i suoi 496 metri non può geograficamente assurgere al ruolo di "Monte" per soli 4 metri.
E proprio su questo curioso aspetto Tonino incentra l'apertura della sua poesia rivolgendosi direttamente alla Pagana: "Eppur fosti monte", le dice, anche se per raggiungere quel tetto è necessario l'aiuto dei metri di una Croce che da anni svetta sul poggio.
A sinistra, continua il poeta guardando il "Monte" dal Castello, le due vette dei Castellucci e dei Terneti, che gli fanno compagnia, sembrano una gobba di cammello mentre a destra il suo dorso scende pian piano, con un dolce declivio, verso la spiaggia del Campese e lì bagna i suoi piedi nel mare cristallino.
Dal suo irto picco il Cristo in croce mira il tutto e veglia sul popolo gigliese imperfetto, a cui Tonino non perdona il difetto della strana ed assurda litigiosità, specie tra parenti e consanguinei. Difetto però che si bilancia perché questo stesso popolo sa ed ha saputo dimostrarsi gigante e puro negli affetti laddove particolari circostanze, come avvenuto spesso nel passato, abbiano richiesto uno spiccato senso di unità e comunità.
Dall'alto di quel "Monte" il Crocifisso può ammirare quanto di perfetto il PADRE abbia saputo creare con il suo sacro soffio irradiando la sua luce ad uno scoglio di granito circondato dal mare che con le sue incomparabili bellezze sembra quasi essere un mondo a parte.
Soltanto qui vive, chiosa il poeta, la divina luce e la soprannaturale celestialità del mare.
Il Monte
Eppur fosti monte.
Seppur giungi
a quel tetto
nei metri
di Sua Croce
e compiuto
è tuo l'aspetto.
Tieni
a manca
due le vette
come gobba di cammello.
A dritta
tuo il dorso versa
e dolce pian piano
riva sulla rena
salsa ed arsa
ei piè
abbagna nel cristallo.
Sù l'irto picco
miri il tutto
giù dabbasso
o Cristo in croce ...
E vegli
sul tuo popolo
imperfetto
strano scemando
tra lor sanguigni
in quel difetto.
Gigante poi bilancia
largo scoprendo
sì questi
puri nell'affetto.
Lì
dal culmine
del tuo scoglio
Crocifisso
guardi inbasso ...
E il quanto
s'apre nel perfetto.
Ciò che il PADRE
sì volle fatto.
D'un sacro soffio
luce fece
sul granito
di mar circondo.
Ove
non pari
trovi altrove
di là sul mondo.
Qui vive ...
soltanto "lume" solare
soltanto "celeste" mare.
Tonino, novembre 2024
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