Fonte: "Il Secolo XIX", quotidiano ligure

Avrebbero fatto la “cresta” sui fondi comunitari e statali chiesti per sanare i danni provocati dal maltempo nel 2004 nel Comune di Riomaggiore, il più grazioso delle Cinque Terre. E avrebbero pure fatto pressioni per “scollare” una minoranza arrabbiata che contestava atto amministrativo su atto amministrativo, pressioni forti tanto da fare ipotizzare una “concussione” sui generis. Sono questi, i reati più gravi contestati, a diverso titolo, a Franco Bonanini, presidente del Parco delle Cinque Terre, uomo del Pd, amato anche dal centrodestra, e al sindaco di Riomaggiore, Gianluca Pasini, anche lui Pd, arrestati all’alba di ieri insieme con altre 10 persone dalla squadra Mobile della polizia Spezia a conclusione di nove mesi di indagini.

Indagini complesse, difficili, venate dalle calunnie sparse a piene mani da lettere anonime composte da un “corvo” che si è attivato proprio quando i controlli arrivavano al cuore della presunta associazione a delinquere. Calunnie terribili che coinvolgevano poliziotti e magistrati, membri dell’opposizione del paesino - perla considerato dall’Unesco un Patrimonio dell’Umanità.

La storia di questa inchiesta sta nelle 900 pagine di ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale della Spezia, Diana Brusacà, composte da intercettazioni telefoniche (in una di queste Bonanini dice al suo interlocutore che per fare cessare le indagini «chiederà al ministro Brunetta» di intervenire) e indagini bancarie e patrimoniali, accertamenti amministrativi e documenti tecnici. Una marea di carte, la cui analisi ha portato alle ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Mobile.

Molti i reati contestati che vanno, appunto, dalla concussione alla truffa e tentata truffa ai danni dello Stato per un milione di euro, al falso ideologico e materiale, alla calunnia e violenza privata, infine all’associazione a delinquere.

Le indagini sono partite nei primi mesi del 2010 sulla base di alcuni esposti arrivati in Procura, che riguardavano la ristrutturazione definita «abusiva» di fondi e villette. Denunce e segnalazioni che si moltiplicavano, tanto che il pool di magistrati della Procura della Spezia che lavora sugli abusi ambientali ha iniziato a indagare, delegando la squadra Mobile della questura. In pochi mesi, i poliziotti avevano messo insieme materiale probatorio «interessante», che ha fatto scoprire una “mala gestio” della cosa pubblica. Così «interessante» che subito si è attivato un “corvo”: lettera anonima dietro lettera anonima, aveva versato veleno a piene mani su magistrati e poliziotti.

Non è servito: Bonanini, il “faraone” del Parco patrimonio dell’Unesco, è finito prima in questura e poi al centro clinico del carcere Don Bosco di Pisa, mentre il sindaco, il capo dei vigili urbani e il direttore dell’ufficio Tecnico di Riomaggiore sono in cella.

Trasversale e assolutamente bipartisan la solidarietà a Bonanini, che da sempre gode di stima e simpatia a destra come a sinistra: dal ministro Prestigiacomo (Ambiente) al governatore della Liguria, da Ermete Realacci agli Ecodem, Pdl e Pd tutti si stringono attorno al “faraone”. Non manca, sul popolare social network Facebook, un gruppo che solidarizza con lui. Una solidarietà che arriva sin dentro al centro medico del carcere don Bosco, dove si trova Bonanini dalle 12 di ieri. Gliela riferisce il suo avvocato, Marco Corini, che con i messaggi di solidarietà e quelli di smarrimento gli ha portato anche la copia di istanza di scarcerazione presentata al Gip. Oggi le prime risposte.