Ha lasciato molti strascichi polemici la sentenza di primo grado emessa lo scorso mercoledì 11 Febbraio dal Tribunale di Grosseto in merito al Processo Costa Concordia. Sull'isola la discussione non si è concentrata tanto sulla condanna di Francesco Schettino quanto piuttosto sul delicato tema dei risarcimenti.
Nella giornata di ieri abbiamo ricevuto numerosi messaggi di sdegno e contestazione nei confronti dei 40 cittadini che riceveranno i 5mila euro di risarcimento individuale a seguito della loro costituzione di parte civile, già contestata a suo tempo. Anche sui social network la polemica si è accesa ed i pensieri, più o meno condivisibili, sono stati numerosi.
Senza voler sminuire la libertà di espressione di nessuno, così come fatto in altre occasioni di critica nei confronti delle scelte di alcuni commercianti in questa tragica vicenda (vendita cartoline, magliette, souvenir), abbiamo deciso di pubblicare uno dei messaggi più pacati che alla fine, meglio di ogni altro, riassume i temi della polemica scoppiata sull'isola.
Il sottile confine tra giustizia e morale
"Ripercorrendo questi ultimi tre anni, una delle prime immagini che torna alla memoria, è il volto di ogni membro della nostra popolazione che in una fredda notte di gennaio ha contribuito a scrivere una delle più belle pagine della storia della solidarietà mondiale contemporanea.
A lungo quelle gesta sono state portate ad esempio in ogni angolo del mondo rendendoci orgogliosi e fieri per aver mostrato come si possa, semplicemente aprendo il cuore, rimanere impressi nella storia.
Ancora con più orgoglio, l'intera comunità ha rifuggito con pudore qualunque tipo di facile mercificazione su quei tristi eventi, scegliendo un profilo basso e sempre continuando a mettersi a disposizione di chi ogni volta aveva bisogno di un piccolo aiuto o di un'accortezza in più, fosse esso un operatore, un volontario oppure un soccorritore.
Ancora con più orgoglio la nostra comunità ha gestito questi ultimi tre anni, rifuggendo qualunque iniziativa di facile guadagno e non gettandosi in pasto agli usurai dell'informazione e del mercato, che avrebbero, con i loro specchietti dorati, teso trappole invitanti.
Ovviamente qualche categoria di noi gigliesi, dal suo lavoro, ha tratto innegabili vantaggi ma sicuramente inferiori a quelli che avrebbe potuto ottenere se avesse cavalcato l'onda del momento e avesse offerto quello che in quel momento chiunque cercava: effimera morbosità, macabri ricordi e quant'altro.
Ci siamo indignati quando comuni vicini a noi hanno iniziato a vendere immagini del nostro personale incubo che ancora aleggiava davanti alle nostre coste e ci siamo opposti a questi episodi.
Adesso viene la parte più difficile, riuscire a tener vivo il ricordo di quelle gesta spontanee e solidali proteggendolo da chi sarà pronto a puntare il dito per denunciare la mercificazione di quelli stessi ideali che ci hanno spinto ad aiutare disinteressatamente il prossimo. E questo a causa delle cifre risarcitorie (5mila euro) riconosciute dalla corte di Grosseto a 40 nostri concittadini, nella prima sentenza del processo Concordia.
Non sto qui a valutare le effettive perdite economiche di chi, possessore di un’attività commerciale, allora decise di costituirsi parte civile, ma mi rivolgo a tutti quegli altri che in questi tre anni si sono sentiti portatori di danni esistenziali e morali.
Legalmente una corte ha riconosciuto loro una cifra, ma legalmente allora, anche tutti i commercianti della costa tirrenica (Giglio compreso) avrebbero potuto vendere magliette sulla Concordia, legalmente chiunque allora avrebbe potuto mercificare qualunque aspetto relativo a questa tragedia negli ultimi tre anni.
Ognuno è libero di fare le proprie scelte.
Ma tornando a quella notte e a come ci mostrammo al mondo, un risarcimento richiesto ed ottenuto da chi non ha subito danni materiali in questi ultimi tre anni, è a mio modo di pensare, un clamoroso autogol.
Certo che a molti queste mie considerazioni non andranno a genio, mi auspico che perlomeno a molti altri facciano tornare alla memoria le immagini delle vere vittime di questa triste storia.
Come già fatto da alcuni concittadini, ricordo a tutti i moralmente ed esistenzialmente danneggiati che sono tante le opere sociali sull'isola che potrebbero beneficiare del loro contributo!"
LO “PSICODRAMMA” DEL DANNO ESISTENZIALE D’“Azzegarbugli” è strapieno il mondo, c’e n’è di modesti e “a tutto tondo”, e al Giglio, con la Concordia naufragata, d’”Avvocaticchi” n’è venuta 'na brigata. Tant’è che, cause di qua e cause di là, almen da quel che si sente chiacchiera’, da anni è tutto un gran “quaquaraqua’”. Non so chi siano mai quei quaranta, (presto, in virtù dell’acqua santa, generosamente “dispensata”, c’è d’aspettarsi un’impennata), che, senza pronunziar millanteria, o dar segno d’una qual dissenteria, hanno accusato “danno esistenziale”, ché la Concordia fe’ loro tanto male provocando tosto il “psicodramma”, che quand’è buio invocano la mamma. Che ci fosse il dramma ed anche il male, che di tanto in tanto ancor li assale, sta a dimostrarlo che, quei poverini, pel danno han ricevuto dei quattrini. Se, li hanno presi ne avevan ben diritto, mentre chi non li prese è in “gran dispitto, perché, al cospetto dei pochi fortunati, oggi un po’ tutti si senton “minchionati”. Questo, purtroppo, è il mondo miei Gigliesi, dalla Costa-Crociere umiliati e vilipesi; così succede se ci son “tette” da succhiare specie se, nelle disgrazie, non so’ avare. Per cui, a chi ci prova, talvolta, ben conviene, mentre rimane a becco asciutto chi s’astiene.
Se deve essere definito il confine tra giustizia e morale c'è qualcosa che non torna nell'articolo e sono le ultime due righe scritte nel "messaggio pacato" che avete pubblicato._ Quei soldi che riceveranno coloro che li hanno richiesti SE LI DEBBONO TENERE._ E qualora riterranno di offrirli al Comune, l'Amm.ne non deve accettarli a nome di Tutta la Comunità, se non corredati di una dichiarazione di pentimento o quello che volete, che rappresenti chiaramente il riconoscimento di aver sbagliato (magari confusi dall'insistenza di qualche Avvocato ..... diciamo "sui generis" , facendo salva la categoria.)