LA MANTA DELL'ISOLA DEL GIGLIO

La foto che pubblichiamo è quella di una manta (Mobula mobular), ma non viene dalle Maldive, dalle Seychelles, da qualche isola dell'Oceania o dei Caraibi, ma dal nostro Arcipelago Toscano. Ancora una volta è l'Isola del Giglio a riservare incontri inaspettati. Infatti la manta è stata avvistata da un gruppo di turisti in vacanza sull'isola a circa 2 miglia a largo della punta del Fenaio, in direzione delle Formiche.

Manta Mobula Mobular Isola del GiglioChi ci ha segnalato l'incontro con questo magnifico animale lo descrive così: «Apertura alare circa 2 metri. Se ne stava a pelo d'acqua con le punte delle "ali" fuori. Le persone si sono immerse e lei, tranquilla, gli girava attorno».

Le mante, chiamate anche diavoli di mare per le due creste cefaliche grandi e mobili e per la lunga coda armata di aculeo, in Mediterraneo, raggiungono mediamente i 3 metri di lunghezza (ma alcuni individui arrivano a 6 metri e a 900 kg di peso) e sono la sola specie dei mobulidae che frequenta i nostri mari. A differenza delle mante tropicali, la mobula mediterranea ha la bocca posta più in basso, e una coda molto più lunga.

È presente in tutto il Mediterraneo, ma è estremamente raro incontrarla. Sappiamo ben poco della loro vita, hanno abitudini semi-pelagiche o pelagiche e sono solitamente gregarie (gruppi di 3/5 ), anche se nell'Arcipelago Toscano gli esemplari, avvistati anche intorno all'Isola d'Elba, sono spesso individui isolati. Si nutrono di piccoli pesci e crostacei planctonici, filtrati dalle loro placche branchiali.

Questi elasmobranchi raiformi nuotano, come se volassero con le loro "ali", vicino alla superficie e a volte saltano fuori dall'acqua, ma galleggiano anche immobili e possono riposarsi sul fondo. Sono ovivipare aplacentarie, con uno o due embrioni per "parto" e una maturità sessuale che viene raggiunta molto tardi, quindi hanno uno dei potenziali riproduttivi tra i più bassi tra gli elasmobranchi.

La Mobula mobular è classificata nella Lista Rossa Iucn come in pericolo "Endangered A4d" ed è inclusa nell'allegato II del Protocollo "Aree Particolarmente Protette e alla Diversità Biologica del Mediterraneo" della Convenzione di Barcellona "Specie in pericolo o minacciate" (Direttiva di recepimento l.175/99) e Allegato II della Convenzione di Berna sulla conservazione della vita selvatica dell'ambiente naturale in Europa, "Specie di fauna rigorosamente protette".

La manta mediterranea è protetta anche dalla Convenzione Cites sul commercio di specie protette e dalla Direttiva habitat dell'Ue. in Mediterraneo era data in forte diminuzione, ma l'aumento recente degli avvistamenti fa ben sperare per la sorte di questo magnifico animale. La manta, insieme allo squalo elefante (Cetorhinus maximus) ed allo squalo bianco (Carcharodon carcharias) è anche oggetto del progetto Mediterranean Large Elasmobranchs Monitoring (Medlem) di monitoraggio delle catture ed avvistamenti dei pesci cartilaginei di grandi dimensioni nel Mediterraneo, strettamente correlato con l' International Plan Of Action for the conservation and management of sharks (Ipoa-Sharks) della Fao.

Infatti le mante finiscono accidentalmente nelle reti (bycatch) ed erano tra le vittime più frequenti delle spadare derivanti. Vengono raramente commerciate (anche se nei mercati siciliani del pesce non era raro trovarle) e veniva utilizzato soprattutto l'olio del loro fegato. Un'altra minaccia viene dall'aumento del traffico marittimo costiero che può essere molto pericoloso per le mante che nuotano appena sotto la superficie dell'acqua.

Fino al 2010 Malta e Croazia erano gli unici Paesi del Mediteranno ad avere misure concordate di protezione delle mante. Nel giugno 2009 dieci associazioni di ricerca e conservazione chiesero ai ministri dell'ambiente e delle politiche agricole italiani «L'attuazione di concrete misure di protezione per le specie che garantiscano: il divieto per i pescherecci di pescare e trattenere a bordo esemplari di Mobula mobular; l'attivazione di azioni di riduzione del bycatch». L'appello non ha ottenuto risposta ma la Strategia nazionale per la biodiversità cita la manta tra gli animali da salvaguardare e uno dei documenti preparatori, riferendosi in generale ai grandi pesci cartilaginei, sottolinea che «Ciò nonostante non si è ancora giunti in Italia all'adozione di un Piano d'Azione Nazionale sulla conservazione degli Squali, nonostante siano state effettuate alcune proposte, solo recentemente è stato affidato ala Società di Biologia Marina il compito di predisporre le linee guida necessarie».