Sabato scorso il gruppo di minoranza composto da Rossi, Ortelli e Landini si è incontrato in un “faccia a faccia” con il Presidente del Parco Tozzi. Un incontro cordiale ma assai imbarazzante perché, pur essendo convocati con tanto d’invito, ci aspettavamo, con la giusta serietà e il motivato interesse, una serie di proposte provenienti da chi ha il compito istituzionale di definire nel merito la famigerata area marina.

Anche in questa occasione, come poi ribadito alla piazza, da abile comunicatore ed arzillo giornalista, Tozzi ha affermato che “il parco lo dovete fare voi, praticamente voi dovete fare le proposte”, e pertanto, in mancanza di contenuti da parte sua, siamo passati a esporre le nostre idee.

Ammetto che in linea di principio abbiamo riscontrato un accordo su tutto ma sulle misure da prendere non abbiamo trovato punti in comune.

Anzi, quando, entrando nel vivo delle esperienze maturate in questi ultimi 18 anni, abbiamo documentato i pessimi risultati conseguiti dal parco marino a Giannutri, dello stato di abbandono dell’isola, dell’isolamento dei residenti, dei danni provocati dai vincoli sui fondali, delle difficoltà di approvvigionamento idrico, dell’irrisolto problema della depurazione, della mancata risoluzione ai problemi della raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, degli abusi edilizi di fatto ancora esistenti, dei difficili collegamenti marittimi che isolano sempre più Giannutri, delle mancate promesse del Parco dall’epoca di Tanelli a oggi, il Tozzi si è nascosto dietro a un dito e, trincerandosi dietro la frase “non ci posso fare nulla, io sono arrivato adesso, non so cosa hanno fatto gli altri prima, sono uno scienziato/ricercatore e quindi di politica non mi interesso!”, ha puntualmente evitato ogni analisi dei risultati conseguiti dal parco fino ad oggi.

Non voglio pensare che il Presidente Tozzi abbia giocato allo scaricabarile ma qui la posta in gioco è molto alta. E’ a rischio il futuro di un’intera isola, della nostra amatissima isola, del nostro mare e della nostra economia!

Dopo circa mezz’ora di discussioni siamo riusciti finalmente a “sdoganare” i primi argomenti degni di tale nome. Messo di fronte a domande incalzanti (di difficile presa per l’evidente abilità del Tozzi a scansarle) ci ha riferito che:

1. l’AMP è stata da lui fortemente voluta dopo il fermo scaturito dal commissariamento del Parco con Barbetti.

2. Ci sono una serie di studi scientifici che stanno alla base della sua azione istitutiva. Il mare è malato e quindi le misure di tutela sono urgenti. Ci avrebbe fatto pervenire lo studio che sta alla base dell’AMP che solo lui ha potuto visionare.

3. Tutto il perimetro dell’Isola del Giglio sarà incluso nell’area marina protetta. Non ha senso scientifico lasciare fuori parte del mare che diverrebbe così facile preda del turista diportista (in questo contesto la figura del nostro gradito ospite è stata abbastanza criminalizzata);

4. L’Area Marina Protetta sarà divisa in 4 zone (A, B, C, e D e quest’ultima fa parte di una sua personale proposta). A questo proposito ci ha presentato, con un po’ di superficialità, la mappatura dei vincoli dell’Isola d’Elba.

5. A fronte della nostra richiesta di non istituire le zone “A” di protezione integrale Tozzi ha risposto che non è possibile istituire un parco marino senza la zona di maggiore tutela. Ha anche riferito che la zona A sarà ampia dal 2% al 5% dell’intero perimetro del parco. Fatevi due conti, l’Isola del Giglio ha il perimetro di circa 22 Km. La zona A verrà confinata nella costiera “alta o scoscesa”. La rigida misura di tutela si rende necessaria per preservare la posidonia (o poseidonia). Quali spazi ed quali aperture potranno avere le nostre proposte?

6. La profondità della zona A andrà da un minimo di 1 miglio ad un massimo di 3 miglia! L’area supervincolata di Capraia ha questa estensione.

7. Nella zona A ci saranno tutti i divieti previsti dalla legge, perché è l’area di maggiore protezione. A fronte della domanda: “che ne sarà della nostra più importante attrattiva turistica e cioè il giro dell’isola?” Tozzi ha risposto: “per avere un’Area Marina Protetta a qualcosa bisogna pur rinunciare!”. Per onor del vero a Capraia, dopo circa 10 anni di tribolazioni, sono riusciti ad allentare il problema della transitabilità della zona A.

Su molte domande il Dott. Tozzi non ha dato risposte esaurienti. Sulla concentrazione delle imbarcazioni da diporto nelle aree più godibili del parco marino, a fronte del restringimento degli spazi di fruibilità, sul contrabbando notturno della pesca nelle aree protette, sul pericolosissimo traffico mercantile del canale, oggetto di allarme quotidiano (è su tutti i giornali l’esempio della petroliera che nelle acque di Livorno perde in mare 9 tonnellate di olio), sulle tematiche  del ripopolamento ittico e su altri temi, francamente, non c’è stata chiarezza né garanzia di tutela.

Infine gli abbiamo chiesto di mettere in grado noi e la gente di poter valutare gli studi scientifici che stanno a monte della volontà di istituire l’AMP.  Solo in quel caso la popolazione e le minoranze, sempre più scettiche su un tema del genere, saranno nelle condizioni di formulare proposte logiche nonché di accogliere o controbattere con suggerimenti alternativi uno studio ancora sconosciuto ai comuni mortali.

Il nostro timore rimane ancora vivo. A Capraia in 18 anni non hanno mai visto uno studio sul mare. Prego vivamente le istituzioni gigliesi di adoperarsi nella direzione giusta.

Grazie per l’attenzione a nome di tutto il gruppo di minoranza.
Sergio Ortelli