Dice la leggenda che dopo una delle tante incursioni barbaresche del passato all’isola del Giglio, i Gigliesi, guardando dalle mura del Castello i pirati che scappavano con il bottino depredato, fra cui vari bauli, per consolarsi abbiano commentato: “I baiuli ce l’hanno loro, ma le chiavi ce l’avemo noi!”.
Quest’estate all’isola del Giglio si è verificata una strana vicenda che sta facendo molta fatica (per motivi facilmente intuibili) ad assurgere agli onori delle cronache.
Sembrerebbe dunque che un pizzaiolo, assunto come lavoratore stagionale in un noto locale di Giglio Campese, vendesse oggetti di gran valore a prezzi stracciati. Aveva per esempio venduto a vari isolani meravigliosi e perfettamente funzionanti televisori al plasma a prezzi pari al dieci per cento del loro valore reale. Lasciava capire che era in contatto con una organizzazione che avrebbe potuto fornire, a prezzi altrettanto incredibili, qualsiasi tipo di articolo. Poco importava se l’origine della suddetta merce fosse del tutto lecita.
In realtà i televisori al plasma erano stati comprati a P.S. Stefano e la quota versata a saldo dagli ignari clienti era stata data al negoziante a titolo di prima rata.
In questo modo il “pizzaiolo” si era però già fatto una fama ed una pubblicità per cui molte altre persone hanno cominciato a dargli fiducia ed hanno cominciato ad ordinargli merce sottocosto versando anticipi, sembra, per un totale di circa 50.000 (cinquantamila) euro. A questo punto il pizzaiolo è sparito e di lui si è persa ogni traccia.
Strano posto il Giglio: mezza isola da una parte che intasa i siti Internet di proteste per non pagare cinquanta centesimi di euro per posteggiare l’autovettura nelle “strisce blu” e, dall’altra, il furbo pizzaiolo che se ne scappa con 50.000 (dico cinquantamila!) euro in tasca di cui nessuno può reclamare niente.
Sembrerebbe che anche questa volta alcuni Gigliesi (fra i truffati), per consolarsi, abbiano commentato: “Speriamo che il Sindaco tolga il balzello dei 50 centesimi sul posteggio così, nell’arco dei prossimi 250 anni, avremo recuperato il danno!”.
Sibilot
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