RIMOZIONE COSTA CONCORDIA
Legambiente lancia l'allarme:
Lettere aperte e richiesta d’incontro al ministro Clini e al prefetto Gabrielli
Scongiurare il rischio ambientale per un'operazione mai effettuata prima d'ora Cogliati Dezza (presidente): “Le competenti risorse umane utilizzate fino ad ora dagli apparati dello Stato non devono abbandonare l'isola, ma continuare l'opera di monitoraggio e seguire i lavori per la rimozione”
Fondamentale rispettare e dare continuità al rapporto con la comunità territoriale
“Riteniamo importante che venga seguita con la medesima attenzione e con la stessa struttura di controllo che ha operato finora – afferma Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - anche la fase relativa alla rimozione, al trasporto ed allo smaltimento definitivo del relitto: una fase che consideriamo molto delicata dal momento che un intervento di questa portata e di questa complessità non è stato mai realizzato finora, e che va monitorata quindi con marcata scrupolosità”.
E’ quello che il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, chiede a nome di tutta l’associazione, con due lettere inviate oggi al Ministro Clini e al Capo della Protezione Civile Gabrielli. In particolare Legambiente intende essere rassicurata sul fatto che “non ci saranno flessioni nella positiva attività di controllo e monitoraggio svolta finora e che le strutture della pubblica amministrazione impegnate in questo compito vengano piuttosto rafforzate nell’organico coinvolto e investite di maggiori competenze nella difficile opera di sorveglianza dell’impatto ambientale delle delicate operazioni”.
“Chiediamo in particolare - continua Cogliati Dezza - di monitorare, anche con l’ausilio del personale appartenente agli apparati statali e alle Forze dell’ordine impiegate fino ad oggi (Vigili del fuoco, Capitaneria di porto, Carabinieri, ecc.) tutte le operazioni che saranno effettuate, in modo da garantire costantemente una puntuale verifica degli stati di avanzamento del progetto e un’attenta analisi dei rischi e degli eventuali danni provocati”.
“Ci chiediamo inoltre – continua la lettera aperta del Presidente di Legambiente - se i progetti per la rimozione della nave, vagliati nel percorso che ha portato alla scelta definitiva da parte del privato, siano stati valutati anche da esperti e tecnici di Vostra fiducia per sapere se l’efficacia dal punto di vista tecnico e il minor impatto sull’ambiente marino dichiarati dal privato, responsabile del naufragio, siano valutazioni condivise anche dalle Vostre strutture”.
Questi, in sintesi, i contenuti delle lettere con le quali l’associazione chiede un incontro con i due esponenti della Pubblica Amministrazione.
Legambiente mette in guardia sull’impatto ambientale del progetto scelto (rischio frattura della nave, inabissamento, ripristino dei fondali marini dopo la creazione di un falso fondale di 6400 metri quadrati in acciaio su pali trivellati) e sulla necessità di tutelare un ecosistema protetto come quello dell’Arcipelago Toscano.
Infine l’associazione del cigno sottolinea come l’atteggiamento “poco rispettoso del territorio e le ipotesi di monetizzazione dei possibili danni ambientali da parte dei rappresentanti della società scelta – conclude Cogliati Dezza – siano non solo preoccupanti, ma anche offensivi per le comunità dell'intero Arcipelago Toscano. Al contrario – conclude la nota di Cogliati Dezza - bisogna dare continuità al rapporto con il territorio, le comunità e gli enti locali (Regione Toscana, Provincia di Grosseto, Parco dell'Arcipelago Toscano e Comune dell'Isola del Giglio) sia tramite una corretta informazione, sia con un pieno coinvolgimento nella fase di rimozione del relitto dal punto di vista istituzionale”.
Legambiente lancia l'allarme per la rimozione del relitto
Autore: Legambiente Arcipelago Toscano
10 Commenti
E infine, Ermanno, un'ultima osservazione, ma non ultima per importanza in questo dibattito sui presunti pericoli di devastazione ambientale.
Un'osservazione d'altra parte, da me già espressa e ripetuta nel corso del lungo dibattito scorso, ma evidentemente o non mi sono spiegato bene, o non si vuol capire e far capire.
Anche uno studente di fisica o ingegneria del 1° anno, guardando la situazione del relitto dai video pubblicati sul web, si renderebbe facilmente conto che l'operazione di disincaglio e primo raddrizzamento come prevista dal progetto T/M non è un drastico "tirare" da un lato un corpo appoggiato e parzialmente incastrato sul fondale per spostarlo da dove sta fino a farlo traslare trascinandolo in senso orizzontale fino al fondale d'appoggio artificiale, ma è invece un "tirare" quel tanto che basta per imprimergli un effetto di "rotolamento" attorno al ginocchio di appoggio più profondo.
Ebbene, certamente lo studente universitario del 1° anno se ne rende conto subito, ma direi anche uno studente del primo anno delle superiori,e forse anche uno studente della prima media, senza voler esagerare, si renderebbe ben conto che l'intensità dei due tipi di "tiro" è del tutto diversa essendo molto ridotta quella dell'effetto "rotolamento" rispetto a quello del trascinamento-traslatorio.
E comunque, Ermanno, non hai fatto alcun cenno alla importante questione dei cassoni applicati sul fianco sinistro prima del disincaglio e svuotati dell'acqua in fase di raddrizzamento, che rendono praticamente impossibile il da te e Maurizio tanto temuto e devastante evento del ribaltamento violento della nave sul fondale artificiale.
Ermanno,l'acqua che sta all'interno dello scafo non è racchiusa e stagnante, ma soggetta a normale cicolazione e rinfrescamento attraverso le numerose vie d'acqua ancora aperte specie sul lato destro da ben 8 mesi, per cui il grosso delle "fetenzie" liquide e pulvurulente, quelle pericolose per l'ambiente marino, dovrebbe essere già uscito, e non può essere il radrizzamento a 35-40 gradi, allorchè la grande falla di sinistra sarà di nuovo sommersa, che cambierà sostanzialmente le cose.
Ciao Maurizio, ma non dovrebbe essere proprio il sistema dei cassoni sul fianco sinistro, inizialmente pieni d'acqua per agevolare il disincaglio e il raddrizzamento poi svuotati per stabilizzare la nave, a provvedere a quella funzione di freno-frizione di impedimento del ribaltamento repentino sul fondale?
A questo punto è inutile tappare la falla che insieme a quelle del lato destro assicura il rispetto del principio dei vasi comunicanti che rende il peso dell'acqua interna, in equilibrio con quella estera al relitto, ininfluente rispetto a quello a secco.
Caro Attilio, il progetto T/M ha forti possibilità di risolversi in un fallimento. Penso di aver capito perchè abbiano deciso di non chiudere la falla. E'semplicemente inutile, quando tutti i tiranti avranno riportato la nave sui 40°la nave si radrizzerà da sola e nessuna forza al mondo potrà fermare il ribaltamento repentino sul lato sinistro (a meno di non inventarsi una sorta di frizione) la nave centrerà il falso fondale ( almeno si spera) e lo scafo si accartoccierà come una lattina di birra. Quindi perchè sprecare soldi, tempo, uomini per tappare una falla che con tutta probabilità si riaprirà in fase di raddrizzamento, ovvero nell'impato con il falso fondale. Questo il mio pensiero.
E bravo Ermanno
[quote]Oggi ho avuto conferma da un'istituto di Architettura Navale sulla fattibilità, realizzabilità, rapidità di esecuzione ed efficacia di quanto progettato da "mesi", risposta acclusa: "semplicemente geniale".[/quote]
Evidentemente il tuo vecchio non ha buttato via i soldi facendoti studiare ;-)
Ma insomma Ermanno, spiegati più chiaro una buona volta anzichè con frasi sibilline a mezza bocca!
Vorresti significare che per il progetto T/M , dopo aver "lesionato" e compromesso direttamente decine di ettari di fondale immacolato considerato patrimonio dell'Umanità, e dopo aver speso centinaia di milioni di euro, ci sarebbe addirittura anche il fortissimo rischio di fallimento completo dell'impresa per il fatto di aver ostinatamente e ciecamente scelto una tecnica e una tecnologia pesantissima, obsoleta e estremamente pericolosa per gli uomini l'ambiente e per lo stesso relitto a causa fondamentalmente della insana decisione di provare a "tirare e flettere" da un lato soltanto, anzichè spingere come da te previsto con il tuo progetto da sotto in modo omogeneo e regolamentato sia sul fondo che su entrambi i lati, per cercare di disincagliare e raddrizzare quell'enorme oggetto semiaffondato e reclinato davanti alla Punta Gabbianara dell'Isola del Giglio?
Ermanno, con il termine "efficacia " del progetto intendo riferirmi all'elevata probabilità di portare a casa un risultato positivo conforme alle previsioni e alle aspettative, quindi un'efficacia "a posteriori", poichè a questo livello di dimensione e complessità,nessun progetto per quanto ben congegnato e apparentemente "efficace" a priori, può garantire un risultato finale certo e positivo.
Nel caso specifico della Concordia,per esempio, sia il progetto T/M che quello delgruppo Mancini, per quanto dichiarati "efficaci" a priori dai proponenti, presentano entrambi comunque un certo grado di rischio di fallimento per gravi eventuali imprevisti in corso d'opera, e pertanto la reale efficacia di entrambi sarebbe possibile riscontrarla solo al compimento dell'iter progettuale-realizzativo.
Purtroppo però al momento solo per uno dei progetti è possibile fare questo accertamento di efficacia a posteriori, e cioè solo per quello in corso d'attuazione della Titan-Micoperi.
Ormai il cantiere per l'esecuzione del progetto T/M è avviato.
L'area è circoscritta, gli uomini e i tenici sono presenti sul posto ed operano in gran numero,i macchinari anche tra cui la Micoperi 30 lunga 120mt e provvista di grande gru, isono stati effettuati i carotaggi preliminari e avviata la trivellazione dei primi pali di ancoraggio,le prime opere provvisionali sono state realizzate, quali lo staffaggio sul fianco sinistro e la calata a mare del primo cavo di ancoraggio, il porto di Piombino si sta attrezzando per ricevere le grandi quantità di cemento che sarano necessarie per i pali di ancoraggio e fondazione, alcune aziende di livello nazionale hanno già firmato i contratti per la fornitura di manufatti importanti.
Insomma giunti a questo punto l'unico modo per dimostrare l'efficacia del progetto Titan-Micoperi è quello di portarlo avanti fino a compimento.
Ma perchè arrivate sempre in ritardo e a cose fatte? E' da mesi che ne parliamo. Non tutti abbiamole competenze specifiche ma qualche intervento un po' più professionele è stato già fatto.
Bloccate, se ne avete la forza politica economica, il progetto Titan- Micoperi almeno fino a quando non sia stata dimostrata la sua efficacia.