Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano: occasione persa in Consiglio Regionale E il leghista confonde Montecristo con Giannutri Legambiente al PD: audizioni in Commissione regionale per chiarire iter e aspetti di questa trentacinquennale vicenda
Ieri il consiglio regionale della Toscana ha respinto a larga maggioranza tre mozioni su temi ambientali proposte dal gruppo consiliare di Sì - Toscana a Sinistra e in un comunicato i due consiglieri che le hanno presentate, Tommaso Fattori e Paolo Sarti, spiegano che «Il terzo no riguarda l’istituzione dell’Area marina protetta dell’intero Arcipelago toscano. Un no assurdo, quello del PD, dato che è la stessa legge nazionale a prevedere una necessaria area marina protetta per tutte le sette isole toscane, ma dopo trent’anni di ritardo adesso ci dicono che dobbiamo attendere ancora. Sono stati fatti solo piccoli e parziali passi avanti, come la zonazione a mare per l’isola di Capraia, ma per il resto, è il caso di dirlo, siamo in alto mare. E’ ormai evidente che il PD mira ad aggirare l’Area marina protetta per abbracciare soluzioni più soft e meno vincolanti, come continua a chiedere un pezzo di destra pervicacemente contraria ai parchi naturali e alle vere tutele ambientali. Una posizione antistorica, non certo condivisa dalla maggior parte degli abitanti delle nostre isole, ben consapevoli che tutelare l’ambiente è la migliore strada per preservare sul lungo periodo le attività economiche legate ad un turismo di qualità. Chiedevamo dunque che la Regione si attivasse nei confronti del Ministero dell’Ambiente per convocare un tavolo che procedesse a perimetrare e disciplinare l’area marina protetta, ma ci è stato opposto l’ennesimo No. In Corsica, in soli otto mesi, sono stati istituiti il “Parco naturale marino di Cap Corse e dell’Agriate” e la “Riserva naturale delle îles du Cap Corse”, quanto continueranno invece le lungaggini italiane a spese dell’ambiente?»
In effetti la (rapida) discussione sull’istituzione dell’Area marina protetta (Amp) dell’Arcipelago Toscano – prevista da una legge “solo” del 1982 e confermata da tutta la successiva normativa nazionale in materia e dalle Convenzioni internazionali firmate dall’Italia - ha brillato per confusione e approssimazione. Si è detto che all’Area marina protetta sarebbe preferibile un “Parco marino”, istituzione non rintracciabile nell’ordinamento ambientale italiano, contrapposto a un’Amp che non permetterebbe una zonazione degli attuali vincoli a mare del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, che risalgono al 1996 e riguardano Gorgona, Capraia e Giannutri, mentre il DPR istitutivo del Parco Nazionale amplia i vincoli a mare a Montecristo – esistenti dagli anni ’70 - e il mare di Pianosa è stata consegnato successivamente al Parco nel 1997, con la dismissione del carcere, con un Decreto ministeriale che amplia semplicemente il precedente vincolo carcerario e la pre-esistente area di tutela biologica. Da notare che si sta parlando di aree marine che la stessa Regione Toscana ha indicato all’Unione europea - che lo richiedeva pena l’avvio di procedure di infrazione – come Zone di protezione speciale (ZPS . Direttiva Uccelli) e Zone speciali di conservazione (Zsc ex Sic – Direttiva Habitat) e che tutto questo è compreso all’interno del Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos.
Il riferimento alla vicenda di Capraia fatto dal Presidente Seconda Commissione Gianni Anselmi (PD) dicendo che la zonizzazione approvata quest’anno dal Consiglio regionale per quell’Isola non sarebbe stata possibile con un’Area marina protetta lascia abbastanza stupiti. Infatti, quella zonazione (A,B,C e D).è proprio quella prevista nella legge quadro sulle Aree protette 394/91 e successive modifiche. Sono infatti gli stessi livelli di Zonazione previsti nella proposta di Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano all’Isola d’Elba avanzata dal ministero dell’ambiente ai tempi di Altero Matteoli (Commissario del Parco Ruggero Barbetti) e successivamente dai ministri dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e Stefania Prestigiacomo (Presidente del Parco Mario Tozzi) e sarebbe difficile il contrario, visto che il “Parco marino” non esiste mentre si tratta proprio di ridefinire le zonazioni e le norme di protezione differenziate e progressive previste dalla Legge 394/91 e dalle sue successive modifiche. Quella di Capraia è quindi ora un’area marina protetta a tutti gli effetti – normata secondo gli articoli 12 e 18 della legge 394/91 e successive modifiche – e non un fantomatico “Parco marino”.
Eppure, ai consiglieri regionali per capire come funziona l’istituzione e la zonazione di un’Amp sarebbe stato sufficiente guardare cosa succede alle Secche della Meloria, dove l’Area marina protetta – istituita nel 2009 - è gestita addirittura dal Parco Regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli.
La mozione di Sì – Toscana a Sinistra puntava proprio a zonare come a Capraia le aree marine consegnate al Parco Nazionale con un DPR del 1996 e grazie a Decreti precedenti e successivi e che in questo momento sono vincoli praticamente ingestibili – se non con atti “temporanei” - dall’Ente Parco, evidentemente si è preferito continuare su una strada farraginosa che in 35 anni ha partorito il bel topolino di Capraia e ha lasciato i vincoli nelle altre isole e l’impossibilità di governare il mare dell’Elba e del Giglio, lasciando i fondali e le praterie di posidonia, che la Regione Toscana si è impegnata a proteggere, all’assalto incontrollato della nautica da diporto mordi e fuggi e dalla pesca continentali, come ben sanno operatori turistici e pescatori locali.
Una cosa però ci sembra vada colta positivamente in quel che ha detto il Presidente Anselmi nel suo intervento: vista la grande confusione sotto il cielo, sarebbe più che necessario che, nonostante la bocciatura della mozione, il Partito di maggioranza, il PD, si facesse promotore di un’audizione in Commissione regionale per discutere di cosa sia e debba essere l’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano, di come riaprire l’iter per gestire e normare almeno gli attuali vincoli provvisori a mare del Parco Nazionale e di come proteggere il mare dell’Elba e del Giglio, così come ci chiedono leggi nazionali e accordi internazionali.
Per concludere, c’è da segnalare come nota di colore lo sconsolante, disinformato e disinformante intervento dell’esponente della Lega (ex) Nord in Consiglio Regionale che, per giustificare il no del suo gruppo e dell’intero centro-destra, non ha trovato di meglio che portare ad esempio da non seguire l’area di tutela integrale di Montecristo che è stata istituita molto prima del Parco Nazionale (nel 1971). Veramente comica la “rivelazione” che Montecristo sarebbe continuamente violata dai “Vip” (cosa che non succede più da anni dopo le denunce di Legambiente) e che questo sarebbe dimostrato dal fatto che nel mare di Montecristo sarebbe stato beccato a fare un’immersione subacquea non autorizzata l’allora presidente della Camera Gianfranco Fini. Peccato che Fini sia stato preso e multato – grazie a una segnalazione di Legambiente – a Giannutri e non a Montecristo. Eravamo nell’agosto 2008 e Fini era stato eletto a quella carica con i voti della Lega Nord, che allora non spese una parola di condanna e che oggi lo indica al pubblico ludibrio come esempio di privilegiato.
Giravolte di una politica che non sa distinguere tra Montecristo e Giannutri e che non conosce il significato di “Area marina protetta”, non peritandosi però di darne un’interpretazione da Bar Sport in un Consiglio regionale.
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