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Leggete il libro: "Mi sorridono il cielo e le stelle"
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Leggete il libro: "Mi sorridono il cielo e le stelle"

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Ho aspettato alcuni giorni prima di scrivere queste righe; volevo capire se l’opinione che mi ero fatto non fosse il risultato di un coinvolgimento emotivo troppo forte.

Poi, rileggendo con calma e in modo un po’ più distaccato alcuni passaggi, mi sono ancora di più convinto che il libro da poco uscito "Mi sorridono il cielo e le stelle" scritto dal mio biscugino Patrizio De Gregori, meriti veramente di essere letto e che esso vada di diritto ad occupare un posto di notevole rilievo tra tutti quelli fino ad oggi pubblicati, aventi come base della loro trama fatti e avvenimenti accaduti al Giglio nel secolo scorso.

Il coinvolgimento emotivo, lo scrivo per chi non lo ha ancora letto e per chi non lo sa, deriva dal fatto che il libro racconta le vicende della mia famiglia, dalla venuta al Giglio dall'Appennino tosco-romagnolo di mio nonno nell’anno 1915, fino al giorno della sua morte avvenuta nel 1940.

Lo dico cercando di essere il più credibile possibile; il libro avrebbe forse potuto narrare le vicende anche di una qualsiasi famiglia, ma l’originalità e la qualità dello scritto stanno nel come Patrizio, attraverso appunto la narrazione di vicende umane e personali, sia riuscito a darci un'idea precisa di come fosse la vita al Giglio in quel tempo, legandola anche agli avvenimenti storici generali.

Certo, il fatto poi che vengano narrate le vicende di una coppia con quattro figli già nati, che decide, a quei tempi, di trasferirsi e vivere al Giglio, accresce per così dire il carattere "epico" dei fatti narrati.

Il libro quindi, nel suo declinare, assume sempre più i tratti del "romanzo storico" pur partendo invece dalla narrazione di fatti accaduti realmente; non nego, ma lo dico a bassa voce, che andando avanti nella lettura, mi è venuto da pensare ad un altro "romanzo storico" di tutt’altra levatura sia ben chiaro, dove uno dei più grandi scrittori e poeti italiani di sempre, racconta gli avvenimenti storici di un determinato periodo, partendo dalle vicende umane  di due giovani "sposi promessi".

Inoltre, il libro ha anche il pregio di aprici una finestra su di un periodo tanto lontano e del quale poco si sa, mentre, anche per un fattore legato all’età, storie e fatti avvenuti al Giglio dopo la seconda guerra mondiale, fanno parte in modo più diffuso della conoscenza di noi tutti.

Tra le altre cose, mi sembra poi scritto molto bene, in modo piacevole da leggere e con delle punte di ironia nella narrazione di alcuni fatti, che rendono appunto la lettura veramente gradevole.

A me, il libro, è servito inoltre per chiarirmi in modo preciso alcune cose e fatti sui quali avevo convinzioni diverse da come  sono realmente accaduti,

A titolo personale quindi, grazie davvero Patrizio.

Per finire poche righe che hanno invece, queste si, a che fare con il coinvolgimento emotivo e personale. Se siete o quando sarete al Giglio andate con l’auto lungo la strada che va al Capel Rosso; quando arrivate alla fine del tratto asfaltato scendete dall’auto e rivolgete il vostro sguardo in alto a sinistra rispetto alla direzione da cui provenite. Su due poggetti a circa 400/500 mt. dal punto in cui  vi trovate si vedono due capannelli, a circa 150 metri di distanza e uno di fronte all’altro; uno sulla destra un po’ più  piccolo, l’altro sulla sinistra decisamente più grande e provate a pensare che nel gennaio del 1916, due "eroi del quotidiano" (citazione presa in prestito da Palma Silvestri) mio nonno e mia nonna, provenienti dal "continente" sono andati a vivere lì con quattro figli di cui uno nella culla e una cinquantina di pecore.

Quello, al Giglio, è per tutti da allora, il "Capannello della Pastora".

Angelo Stefanini, 10 ottobre 2016

P.S. Vorrei inoltre segnalare che i proventi della vendita, una volta coperte le spese per la pubblicazione, andranno interamente alla Misericordia di Isola del Giglio per espresso volere dell’autore.