Gentile redazone, voglio unirmi al coro dei "finti gigliesi" che in queste ore ha risposto alla "lettera firmata" del "vero gigliese" (beato lui).
Evidentemente questa persona non ha mai sperimentato non solo la lontananza, ma lo sradicamento dalla propria isola. Io sono andata via dal Giglio all'età di 3 anni e purtroppo non ho ricordi se non qualche piccolo flash, ma è talmente grande l'affetto per questo scoglio, che quando qui a Livorno mi chiedono: "Dove vai per Natale o per Pasqua, o d'estate?", io rispondo "Vado a casa".
Proprio perchè ogni volta che sbarco dal traghetto io mi sento a casa, come credo tutti quelli che sono costretti a vivere lontano e che, per il fine settimana hanno da fare: dalla spesa all'ipercoop alle faccende domestiche, a tutto quello che non si riesce a fare negli altri giorni.
Tutti noi, però, che veniamo al Giglio appena possiamo, ci avviciniamo con molto rispetto, quasi in punta di piedi, alla vita di chi vi abita tutto l'anno per paura di sconvolgere l'equilibrio che si è creato durante i lunghi mesi invernali. E se qualcuno di noi tenta di dare garbatamente qualche suggerimento (come l'amico Giancarlo), non può essere certamente criticato! 
Un saluto e un abbraccio grande! A presto.

Lucia Rum