Al Giglio, quando si parla di “Molo” si intende quello di levante; l’altro, quello verde, è un molo anch’esso, ma di minore importanza, almeno nella considerazione pubblica.
Il molo di levante è il preferito perché non solo assolve appieno le proprie funzioni istituzionali, ma è anche, in qualche modo, luogo di svago e di ritrovo. E’ valida difesa contro le insidie dei venti e del mare, una barriera verso fuori e un sicuro riparo all’interno. Però è anche altro. Nella “passeggiata bassa” lo si percorre per visitare da vicino la mostra delle imbarcazioni ormeggiate che suscitano spesso commenti e invidia; bambini e ragazzi poi vi insidiano ghiozzi e salette, armati di canne, retino e pastella, mentre più avanti, oltre il gomito, stazionano pescatori adulti, impegnati ed esperti. Il massimo però il molo lo dà nella “passeggiata alta”: ci si fa lo struscio, oppure, seduti sulle belle e dure panche di granito si assiste ai mille movimenti del porto, si assorbono gli ultimi raggi del sole prima che scenda dietro la montagna, si chiacchiera, si legge. Alla sera, ragazzi e ragazze si ritrovano attorno al faro o seduti sul muretto che si affaccia verso l’Argentario. Quanti amori hanno preso il via in questa atmosfera incantata? Un vero salotto. E poi ci si va per guardare “fuori”: che mare c’è, che vento tira, che tempo fa all’Argentario; che rotta fa il traghetto con il libeccio che gonfia e magari non è neppure partito da Santo Stefano, perché non lo vedono neppure quelli che la vista ce l’hanno ancora buona. Con la testa che sporge dal muraglione, i più esperti marinai dicono la loro, sentenziando di scirocchi e mezzogiorni e di fratoni che si addensano sul continente. Ecco cosa è il molo: difesa, salotto e “afaciatoio” come una volta erano quelli ai Terseti e alla Fontuccia. E poi il legame visivo con la terraferma, cui il Giglio si rapporta con un secolare odio-amore, di invidia, di dipendenza forzata. Insomma un elemento fondamentale della vita degli isolani. Ora quel molo è sventato nel mezzo e senza più il faro, perché sono in corso lavori di adeguamento ed allungamento. Come sarà alla fine? Manterrà in pieno le qualità del vecchio? Sarà ancora salotto e posto di vedetta, oltre che difesa? Speriamo vivamente che l’amministrazione comunale – la cui opera è stata fin qui certamente meritoria – si sia garantita, e voglia garantire la pubblica opinione, in proposito. Con atti concreti. Se il nuovo molo dovesse perdere la funzione sociale svolta fino ad oggi, il Giglio perderebbe un altro consistente pezzo di tradizione.
Proposta
Per le considerazioni svolte nella premessa, e dunque perché il molo, nella versione aggiornata conservi quanto più possibile la propria tradizionale funzione sociale, la nostra Associazione suggerisce una soluzione comprendente i seguenti tre punti:
- Mantenere i due punti di tradizionale osservazione chiamati “Afaciatoi”.
- Rifare la passeggiata alta che percorra il Molo in tutta la sua lunghezza.
- creare una terrazza belvedere nel tratto di molo prolungato.
Nell’allegato si presenta un esempio del molo prolungato con la possibilità di aggiungere alle scale degli scivoli, al fine di rimuovere le barriere architettoniche.
VEDI ALLEGATO
Il Presidente
Prof. Arch. Bruno Begnotti
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