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MUFLONI: LA DEVASTAZIONE CONTINUA

Ritenendolo un danno irreversibile alla vera “cultura” gigliese, si trasmettono in allegato le impressionanti foto relative alla devastazione delle ultime secolari vigne (ancora lavorate all’isola del Giglio), devastazione causata dall’invasione e dalla proliferazione dei mufloni fuggiti dalla riserva del Franco ed ormai inselvatichiti.

Contrariamente ai conigli selvatici, che già riuscivano ad arrecare enormi danni limitandosi a mangiare i germogli dei calzi della vite, i mufloni distruggono letteralmente la vigna, mangiando l’intera pianta, uva compresa, e recando ulteriore danno ai muretti a secco degli antichi terrazzamenti. Il proprietario della vigna nell’immagine è stato costretto, per la disperazione, ad abbandonarla fin dal giugno scorso e quest’anno quindi non ci sarà vendemmia: gli anni precedenti da questo fondo si ricavavano numerosi quintali di uva che poi veniva vinificata in eccellente vino ansonaco.

Oltre al danno economico del singolo privato, tale situazione produce un enorme danno di immagine anche all’economia turistica dell’isola.

I mufloni non sono animali autoctoni e sia l’Amministrazione Provinciale che l’Ente Parco Arcipelago Toscano stanno impegnandosi per l’eradicazione (o il più auspicabile trasferimento altrove) dei poco graditi ospiti. Ma mentre gli auspicati provvedimenti trovano nelle lentezze delle procedure ritardi di applicazione inaccettabili, le mandrie di mufloni stanno di fatto distruggendo completamente le ultime vestigia della antica tradizione vitivinicola gigliese.

Considerando che per la messa a frutto di un vigneto, partendo ex-novo, occorrono circa 4-5 anni, è facilmente immaginabile il danno - irreversibile - che si sta concretizzando.

In altre parole: sarebbe opportuno che tutti coloro che sono preposti alla soluzione di questo problema riflettessero e pensassero – con un atto di onestà intellettuale – come si comporterebbero davanti alla prospettiva di vedersi sospendere per 4-5 anni il proprio stipendio mensile.

Il Presidente 
Armando Schiaffino