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Omaggio a Libero

Carissimo Libero,

Eccoti il mio omaggio a te, nipote acquisito, che sei partito per il mondo dei non viventi lasciando orfani della tua umana presenza non solo coloro per i quali tu sei stato il più ambito tesoro, ma anche per tutti coloro che ti hanno conosciuto e apprezzato come 'paesano', amico e uomo meritevole di rispetto e fiducia. Non avendo potuto partecipare agli onori fatti alla tua salma durante i tuoi funerali, celebrati in presenza della nostra famiglia e delle numerose persone che ti hanno conosciuto e frequentato per amicizia o ragioni di lavoro, eccoti qualche pensiero che si è dischiuso spontaneamente durante i momenti di veglia delle scorse notti, quando mi affliggeva il pensiero che non avrei potuto più incontrarti in compagnia del tuo fedele amico Pietro Baffigi mentre passeggiavate lungo il camminamento ad arco di elisse che permette di raggiungere il faro di levante e il faro di ponente, dai quali il nostro Porto accede al mare aperto.

Per differenza di età (11 lunghi anni ci separano) e per aver vissuto fuori dallo 'Scoglio' per più di 10 lustri, non ho ricordi di te che potrebbero interessare coloro che leggeranno queste poche righe. A questi lettori mi permetto di segnalare che gli eventi salienti del tuo percorso terreno sono stati riassunti sul sito Internet di Giglionews dal nostro sindaco Dr. Armando Schiaffino (https://www.giglionews.it/ricordo-di-libero) e da Giorgio Fanciulli, redattore in capo di Giglionews (https://www.giglionews.it/profondo-cordoglio-allisola-del-giglio-per-la-scomparsa-di-libero-schiaffino), e quindi mi astengo dal ripetere quanto loro hanno sapientemente rivelato su te e che ho letto con piacere, scoprendovi nozioni che ignoravo.

Permettimi innanzitutto, caro Libero, di riportare le poche parole che ci siamo scambiati durante il nostro ultimo brevissimo incontro al crepuscolo di una meravigliosa serata della scorsa estate mentre passeggiavi serenamente con il tuo amico Pietro. Tu ci dicesti: "Non sarò più con voi il prossimo anno". Io ti risposi che non sappiamo né il giorno, né l'ora, né le condizioni d'arrivo all'ultima stazione della nostra vita. Per essere sincero, ti confesserò ora soltanto che, come farmacologo, temevo che la malattia che aveva colpito quanto di più prezioso avevi e abbiamo noi uomini, non prometteva da un punto di vista prettamente scientifico di prevedere per te un lungo periodo di vita degna d'essere vissuta con piacere.

A tutti coloro che leggeranno questo testo desidero ricordare che per ognuno di noi esiste qualcosa che neanche l'Altissimo può cancellare o modificare. Il fatto di essere stati incarnati è registrato in caratteri indelebili nel grande libro della storia dell'universo, anche se il tempo vi depositerà nei secoli chilometri di polvere e saremo cancellati per sempre dalla memoria di tutti coloro che un giorno ci hanno amato, conosciuto e trasmesso la nostra memoria.

Tu, come uomo, sei stato un esimio rappresentante della specie Homo sapiens che ai nostri giorni popola ogni parte emersa del Pianeta Blu.

Le tue virtù che tu hai messo in pratica al Giglio erano numerose: una squisita disponibilità ad ascoltare e aiutare, una grande amabilità, una rispettosa discrezione, una 'paziente' pazienza ad ascoltare chi aveva bisogno dei tuoi servizi ed infine un'ammirabile cordialità.

Tu, come molti nati e cresciuti sullo 'Scoglio', hai potuto ubriacarti della bellezza del sorgere del sole, ammirandolo stupito mentre appariva da punti diversi secondo la stagione dalla familiare sagoma dell'Argentario che tutti i portolani portano impresso nel loro genoma.

Tu, come noi tutti nati e vissuti durante la prima giovinezza al Porto, hai potuto riempire il tuo animo di profonda pace durante le meravigliose serate estive di calma marina raddolcite da lievi zeffiri.

Anche tu, dalla tua prima età, sei stato riempito di felicità immergendoti nell'urna del nostro mare dalle meravigliose limpide acque che virano dal verde pallido al verde smeraldo per convertirsi, lontano dalla costa, in blu intenso, e vi hai riposato felice come reliquia con la faccia baciata dal sole.

Tu, come tanti dei nostri portolani che possedevano una barca a motore, nei pomeriggi di mare liscio come una tavola appena piallata o di mare reso lievemente increspato da miti venti da ovest, sei andato a riposarti sulle spianate di granito presenti qua e là sulle nostre belle coste o ti sei fermato sulle spiagge di sabbia dorata accompagnato dalla moglie Giovanna, le figlie Chiara, Francesca e i nipotini Francesco e Filippo. A volte, rientrando al Porto al calar del sole, prendevi tu il timone qual nocchiero esperto per attenuare il rollio e gli spruzzi gettati dalla prua della barca quando prendeva le onde sollevate da furioso maestrale vespertino passando soprattutto lo stretto delle Scole.

Tu ti sei anche dedicato a coltivare vigna, alberi da frutto e ortaggi vietandoti l'uso prodotti chimici inquinanti il nostro suolo.

Non posso permettermi di tacere che tu sei stato uno dei maggiori ristrutturatori dell'Associazione Misericordia Stella Maris, che fornisce assistenza ai nostri compaesani e a ogni persona che si trova nella nostra isola e ha bisogno di trasporto in ambulanza e di urgenti interventi in seguito a gravi incidenti o malattie serie. Quest'anno, l'8 dicembre, hai avuto la gioia di festeggiare il decimo anniversario di questa organizzazione mentre eri immobilizzato e sofferente su un letto di ospedale dove pochi giorni più tardi 'nostra sora morte corporale da la quale nullu homo vivente po' skappare' (San Francesco d'Assisi) ti ha condotto nel mondo dei non viventi. Tutti i Gigliesi ti sono profondamente riconoscenti per la rifondazione della Misericordia Stella Maris che tu hai operato con grande impegno e saggezza.

Infine, l'ultimo atto di generosità è stato il dono delle tue cornee (autorizzato con piacere da tua moglie) per ridare la vista a pazienti mal vedenti.

Molto di quanto è stato menzionato qui sopra era stato registrato dettagliatamente nel grande libro della tua vita che è stato cancellato definitivamente con il tuo passaggio al mondo dei non viventi. Come sarei stato lieto di ascoltarti leggere questo libro neuronale durante ore invernali spese insieme a te e ai tuoi cari davanti a un caminetto accesso con tronchi secchi di quercia irradiante un piacevole calore. Se durante queste veglie notturne la tramontana soffiava furibonda nel nostro porto tu ti saresti scusato d'interrompere il tuo racconto per andare a verificare se gli ormeggi delle navi della Maregiglio tenevano, come prima della sua morte nel 2000 aveva fatto per anni tuo suocero e mio adorato fratello Giuseppe Rum, che durante notti di tempesta controllava continuamente la situazione delle sue barche dalla finestra del suo appartamento e, se necessario, non esitava un solo istante a intervenire per mettere in sicuro i suoi natanti perpetuando le tradizioni ancestrali praticate dei nostri vecchi che in notti di tempesta vegliavano le loro imbarcazioni.

Eccomi al termine di questo omaggio a te, Libero, dal permanente sorriso indimenticabile, liberato dalle forme mortali che hanno fatto di te l'uomo squisito e apprezzato che ha abitato per la maggior parte dei suoi 72 anni un piccolo fazzoletto di terre emerse del pianeta Terra che oggi si chiama Isola del Giglio e ai tempi de romani era nominato Aegilium Insula e che i Greci chiamavano Aigilion (Isola delle capre). Tu sei stato, come tutti noi lo siamo e quelli che ci seguiranno lo saranno, gli eredi fortunati dei sacrifici e del duro lavoro di milioni di uomini di buona volontà che per centinaia di migliaia di anni si sono adoperati a fare evolvere la nostra specie dalla indigente vita in fredde e umide caverne a condizioni odierne di vita piene di comodità e di servizi assistenziali. Il nostro riconoscimento sincero va a tutti questi uomini, te compreso, per la vostra contribuzione a rendere ogni membro della specie Homo sapiens ogni giorno più sapiens e amante della pace e della fraternità anche se queste virtù sono ancora insufficientemente sviluppate e applicate nell'insieme del nostro pianeta.

Permettici, caro Libero, alla fine di questo omaggio scritto per te di immaginare cosa vorremmo che tu avessi scoperto al tuo passaggio da uomo incarnato a forma a noi ignota (anche se questo passaggio è stato doloroso e difficile, e ti ha richiesto di invocare l'aiuto di papà Casimiro, mamma Marina e sorella Assunta per renderlo sopportabile). Noi ti vorremmo augurare di esser stato accolto come suggerisce l'ultimo canto eseguito dal coro della parrocchia di S. Lorenzo al termine della benedizione della tua salma eseguita da quattro sacerdoti nella chiesa del Porto stracolma di fedeli che hanno voluto mostrati la loro amicizia e rispetto dicendo addio alle tue spoglie mortali racchiuse in una fredda bara ricoperta completamente di fiori, muta testimonianza di quanto tu fossi apprezzato:

In paradisum deducant te angeli,

in tuo adventu suscipiant te martyres,

et perducant te in civitatem sanctam Jerusalem.

Che gli angeli del firmamento cristiano ti abbiano preso in custodia, perché pronto e disposto a risalir le stelle per accompagnarti insieme ai Santi e ai Martiri della Cristianità nella casa del Padre, la santa Gerusalemme del Paradiso promesso ai credenti in Cristo Gesù. (E' questo canto solo una favola bella che oggi ci illude e ieri ha illuso tutti i cristiani trapassati nel mondo dei non viventi o contiene almeno in parte delle gioiose realtà? Ai posteri che in un futuro più o meno lontano ognuno di noi diverrà con la sua morte sia lasciata l'ardua sentenza!).

P.S. Scusami di aggiungere una notizia che mi è appena arrivata e che il tuo Angelo Custode ti avrà senz'altro riferito prima di essere stato chiamato a nuove funzioni. T'informo che la banda musicale del Giglio ha suonato all'interno della chiesa alla fine della cerimonia religiosa la marcia Pietà Signore in tuo onore. Nella banda, di cui tu hai fatto parte, c'era anche Francesco, tuo nipote, a cui avevi espresso prima di lasciarci, il desiderio di eseguire con i suoi colleghi questa partizione musicale.

Buon viaggio e buona permanenza, Libero, nel mondo a cui ogni homo sapiens è chiamato.