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Pur se ormai trapiantato a Roma e poco convinto di poter un giorno tornare, in pianta stabile, ad Orbetello, almeno per morirci, o forse proprio per questo motivo, ogni tanto, mi viene, per nostalgia, di scrivere della Maremma e del mio Paese.
Questa è la sola ragione che mi ha indotto a scrivere la poesia “Il mio Paese”, che allego, contando vi piaccia tanto da pubblicarla, così come, se la pubblicherete, spero piaccia alla gente d’Orbetello che, a quanto mi risulta, segue numerosa il vostro Giornale.
Quale ulteriore informazione, aggiungo a questa mia che una copia è affissa all’interno del ristorante “Il Cavaliere” di Orbetello Scalo, ed un'altra, nella sala da pranzo del “famoso” ristorante “I Butteri” di Bologna.
IL M I O P A E S E
In faccia al sole, come Dio pretese, sta candido e sicuro il mio Paese. E in mezzo all'acqua è fiero e risplendente.
Nel vento lo distese lietamente: tra reti, vele e remi, coi cieli più corruschi e più sereni; tra canne, pesci e svassi, tra sabbie, giunchi e tassi; tra insidie di marassi alle marcite e olivi avviluppati dalla vite; tra palme, gelsi e mori, tra viscioli ed allori; tra fichi, fichimori ed albatrelli, tra “zizzoli” ed “ornelli”; tra voli di gabbiani e gabbianelli, sospesi, controvento, come “sule”, sui tomboli, la diga ed il “padule”; tra i nobili cinghiali alla Parrina, che grufano, fumanti, nella brina; tra i daini maestosi ed imponenti, che insazi di “coscritti” accoppiamenti, conducono, sovente, colla luna, la bianca lor cervice oltre laguna.
E' come incastonato in un anello, questo mio borgo antico d 'Orbetello: con Ansedonia e i pini di Feniglia, Giannella, l'Argentario e Talamone, che ad esso son prestigio e meraviglia, cornice, corollario e guiderdone.
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