Paolicchi: una "dinastia" da ringraziare
Ai primi del '900 fu veramente una fortuna per l'isola del Giglio l'invio del maestro elementare Nello Paolicchi, pisano, a insegnare nelle scuole dell'isola. Data la sua profonda preparazione culturale e la sua particolare sensibilità, non poté non essere colpito dalle abitudini semplici e originali del popolo gigliese, che immortalò in tante foto e descrisse in tanti scritti sulle riviste dell'epoca (dall'Almanacco Italiano al Corriere della Costa d'Argento) che rendono oggi preziosa testimonianza di storia e di vita isolana di epoche ormai definitivamente tramontate.
Onesto e coerente con la morale dei tempi, che vedevano patria, religione e famiglia fra i capisaldi della propria condotta, aveva lasciato un braccio sui campi di battaglia della prima guerra mondiale: ciò non gli impedì di continuare a lavorare, a studiare, a scrivere e persino di andare a caccia. Aveva sposato una bella ragazza del Giglio (una Brizzi “razza del Tognara”): qualche vecchio gigliese lo ricorda ancora con emozione quando, al passaggio della processione della mattina di Pasqua al Castello, si affacciava al finestrone della casa di famiglia nella sua alta uniforme di colonnello dell'esercito e scattava sull'attenti al passaggio della statua di Cristo Redentore.
Sua figlia Cunegonda si laureò in Lettere con una interessantissima tesi sulla storia dell'isola del Giglio, arricchita da una ricca cartografia, il cui testo che è stato -meritoriamente- ripubblicato in questi giorni dall'Associazione “Il Castello” in ristampa anastatica.
In questi giorni (dal 10 al 20 settembre) nella rocca di Giglio Castello, il nipote Pierluigi (figlio di Giorgio) ripropone una interessantissima mostra delle foto del nonno, rara e preziosa occasione in cui è possibile apprezzare una eccezionalità di contenuti e di immagini che testimoniano un Giglio di cui si sarebbe irrimediabilmente persa ogni memoria. Pierluigi, abile fotografo professionista ha inoltre organizzato una sezione fotografica moderna di aspetti del Giglio: foto realizzate con sistemi che consentono una rappresentazione che trascende il dato tecnico e lascia grande spazio alla componente artistica: componente artistica che riesce magistralmente a esaltare la bellezza della nostra isola e la colloca in una dimensione fra il magico e l'onirico.
Ogni persona che sia sensibile agli aspetti sociali e culturali dell'isola del Giglio non può non sentirsi grata alla famiglia Paolicchi, visitando e pubblicizzando la mostra che, per essere compresa e interpretata compiutamente, forse merita di essere visitata addirittura più di una volta.
Armando Schiaffino - presidente Circolo Culturale Gigliese
Non me ne voglia, signora Elide Messidoro, della "dinastia" dei Paolicchi, ma non posso tacerLe che, alla luce del fatto che ha ringraziato "mezzo mondo", senza minimamente pretenderlo, un piccolissimo grazie, credevo d'averlo anch'io meritato. Distinti saluti! Gian Piero Calchetti
Approfitto di questo articolo per ringraziare a nome mio e di tutta la mia famiglia innanzitutto Armando per le belle parole spese a favore del mio bisnonno Nello e di mio zio Pierluigi, ma anche la Pro Loco e l'Amministrazione Comunale per aver creduto in questa iniziativa, così come l'Associazione Il Castello per la ristampa del libro di zia Cune. A mio nonno Giorgio, in maniera ovviamente figurata, il mio personale ringraziamento più grande per aver trasmesso a tutti noi l'amore incondizionato per il Giglio, così forte da avermi portata a sceglierlo come casa
IN RICORDO DI NELLO PAOLICCHI (DETTO IL COLONNELLO) Tra tante cose amene, un poco di Cultura non sta male, ed ecco, siccome si conviene, ecco Paolicchi che “risale”, con il suo ricordo che trasale. Risale da tricee e da ridotte, ove, se oggi, attorno, un poco scavi, non trovi già le tombe dei tuoi avi, bensì mucchi disparsi d’ossa rotte, vegliate, sia di giorno che di notte, da "spirti" e da fantasmi di ventenni, che diedero la vita per solenni proclami di Giustizia e lLbertà, aggiunti, com’è sempre, all’Unità. Da quel macello avverso all’amistà, ove la morte, ormai sola ristà, al Giglio giunse, un giorno, il Capitano, di quei di cui si dice ancor (era Pisano): sarebbe meglio aver in casa il morto, o che la talpa ti distrugga l’orto. Giunse senza un braccio e la sua mano, dopo averli cercati a lungo e invano, ch’avea persi durante una battaglia, ad insegnar le Scienze e l’italiano, a questa scapestrata “maramaglia” del bel glorioso popolo nostrano. E non ostante fosse mutilato, ben prima d’essersi accasato, con una Brizzi, razza del “Tognara”, invece d’avvilirsi, cosa rara, approfondì gli studi e le pandette, oltre a tagliare il pane, fette a fette, a far fotografie più che perfette ed a cacciar al passo od i conigli, dando a quei bambini i suoi “consigli”, in tempi in cui vivevan di “sbadigli”, rappresentando l’isola e i “sestrieri”, ovvero, del Paese, i tre "quartieri scrivendo di questi e dei costumi, su riviste e su “fogli” quotidiani, tanto che, per primo, accese i lumi sul quieto e saggio viver da Isolani. Sia dato, quindi, gran merito al nipote, di Paolicchi Nello, morto Colonnello, (che, scrivendo di Ciombella e delle “cote”, e scoprendo di quest’Eden questo e quello, fece, pel nostro Giglio una tal dote, che tutto il mondo ormai viene a vederlo), per la mostra allestita nella Rocca, che se sol lo si dicesse bocca a bocca, e ben lo ripetesse gente a gente, potrebbe “doventare” permanente.