Pulizia fondali: rimossa l'ultima delle piattaforme
E' stata rimossa nella giornata di ieri l'ultima delle 6 piattaforme che esattamente due anni fa consentirono la spettacolare operazione di parbuckling della Costa Concordia naufragata il 13 Gennaio 2012 nelle acque di Punta Gabbianara all'Isola del Giglio.
Con la riemersione dell'ultima grande struttura si conclude la fase più complessa dei lavori di bonifica e ripristino dei fondali davanti al porto isolano iniziati lo scorso Dicembre, che hanno visto impegnati mezzi ed uomini della ravennate Micoperi.
Rimangono adesso da rimuovere gli anchor block e i rimanenti sacchi di malta cementizia che formavano il “cuscino” del falso fondale su cui fu fatto ruotare il relitto. Negli scorsi mesi, lo ricordiamo, sono stati rimossi la maggior parte di quelli rimasti integri, pari a 19mila tonnellate delle 24mila stimate, ovvero circa i due terzi. La fase successiva riguarderà la pulizia di quelli rotti, con le tecniche più appropriate per evitare qualsiasi contaminazione.
Ai Cari Amici di "cordata" Gian Piero Calchetti e Luigi Ruggeri dedico un vecchio ma sempre attualissimo proverbio, che come tutti sappiamo, conserva nel tempo la sua irreversibile solidità e saggezza: NON C'E' PEGGIOR SORDO .... DI CHI NON VUOL SENTIRE !!! E, aggiungo, peggio ancora se tali soggetti FANNO FINTA DI NIENTE, ovvero di non essere loro i sordi.
LE PIATTAFORME, LA STUPIDITA’ ED IL “PECULIO” Mio caro Ruggeri, la stupidità umana, è l’arma “letale”. Letale più dell’Atomica, perché, come diceva, un picaresco amico di Napoli, riesce a colpirti anche nel più profondo dei rifugi antiatomici. Nel caso “speciale” delle piattaforme, però, l’arma letale che ha prevalso, non è stata solo la stupidità dei più, inerti, disinteressati ed incolti, che si sono mostrati agnostici, rispetto alla tragedia annunciata. Bensì, assieme a quei tanti che hanno assistito, indifferenti, al sacrilegio dei “Talebani”, che andavano, via via, distruggendo il sacro simulacro d’una tragedia, procurata da altra stupidità, ha guidato la mano degli iconoclasti la brama di "peculio", ossia la fede assoluta verso il Dio “Quattrino”, che, come si usa dire, fa andare l’acqua “per l'insù”. Purtroppo, a tentare di sconfiggere i seguaci dell “Vitello doro”, non c’era, nella fattispecie, un Mosè che brandisse, furente, le “Tavole” dettategli dal “Vero Dio”, bensì un gruppo, sparuto d’animosi, che, armati solo di buona volontà e buonsenso, sono stati sbaragliati e sconfitti. Sbaragliati e sconfitti al punto che non potranno (ed è questo un disastro irredimibile), mai più rifarsi, né sperare in una qualche resipiscenza, perché quello che era stato utilmente ed ammirevolmente costruito, è stato, ormai, fatalmente distrutto; perché il bel sogno è finito per sempre; ma, soprattutto, perché, anche se si potesse, in qualche modo, rimediare, avrebbero, sempre, di fronte un Moloc inattaccabile, costituito da gente sorda e indifferente, che nemmeno le Trombe di Gerico sarebbero in grado di scuotere.
E' stata una lunga battaglia per parte dell' Associazione che da più di un anno ha tentato in tutti i modi di convincere opinione pubblica ed istituzioni che quelle piattaforme avrebbero dovuto diventare il Memoriale della Concordia con tutte le benefiche conseguenze che questo avrebbe portato. Sapevamo che sarebbe stato difficile. Eravamo pronti a sostenere le nostre tesi in ogni ambito. Eravamo animati da convinzione, speranza e coraggio ma anche pronti ad affrontare l' impatto della sconfitta con l' orgoglio di averci messo la faccia. Quello che non ci aspettavamo di provare è l'immensa tristezza di vedere demolito un sogno sull'altare dell' avidità senza scrupoli. Arrogante avidità portata avanti al di là, non solo di ogni buon senso, pur sempre opinabile, ma sopra ogni ipotesi di confronto, là dove, consapevoli della nostra pochezza di fronte ai "decisori", ci eravamo attrezzati degli autorevoli pareri dell'Università di Genova, Roma, Rieti e di scienziati di fama internazionale, italiani e stranieri, nel settore della geologia e della biologia marina, tutti non solo favorevoli ma entusiasti del progetto di mantenimento delle piattaforme, per il quale fummo promotori di un convegno pro piattaforme che si tenne nella prestigiosa sede dell'Acquario di Genova. Resta la tristezza quindi della perdita di una grandissima opportunità per il mondo dei subacquei che rappresentiamo. Perdita alla quale non è più possibile tornare indietro, nemmeno davanti ad un indennizzo miliardario per danni ambientali ed economici, non solo all'isola del Giglio, ma alla nazione intera.
Caro Zardoni ….. alcune volte, nella vita, bisognerebbe essere coerenti, almeno con se stessi._ Rileggi il commento che hai inserito su giglio news il 25 giugno 2014 alle ore 14:01. Ne riporto solo un paio di stralci di interesse sulla discussione ripresa su questo post.__ “Sulle piattaforme, credo che sia possibile la rimozione dei sacchi di cemento senza problema: le “grout bags” sono solo ammucchiate e legate. Dal sito:”Le grout bags sono dotate di occhielli, così da poter essere agganciate e rimosse durante la fase di bonifica a lavori ultimati”._Veniamo alle piattaforme: in parte sono già state rimosse. Tutta la parte inclinata che faceva “da sponda” sopra il piano di appoggio (che serviva per la rotazione e l’inverno) è già stata tagliata e rimossa, così come le barre aggiuntive con cui i cassoni lato offshore erano stati fissati alle piattaforme per l’inverno. Credo non sia una operazione troppo complicata procedere al taglio dei pali al livello del fondale granitico, ma c’era già stato un post in passato su questo tema e forse lasciarle in mare crea meno problemi di inquinamento che rimuoverle ed anzi può creare un punto interessante dal punto di vista ambientale e per immersioni. In questo caso Costa potrebbe utilizzare i fondi risparmiati per opere a favore della Comunità del Giglio, come già Micoperi aveva annunciato di voler fare.”
Egregio signor Zardoni, per favore, facciamo a capirci, e non a fraintenderci per pura "vis polemica". So bene, e l'ho pure scritto, che, a suo tempo, da tutti i soggetti istituzionalmente interessati alle sorti della Concordia, fu presa, all'unanimità, la decisione di far "tabula rasa" d'ogni residuo ingombro del relitto, delle strutture atte a recuperarlo alla navigazione, perché potesse, arrivare ai luoghi della demolizione, così come di disinquinare il sito del tragico impatto, del rovesciamento e dei lavori di recupero. A parte il fatto, che, comunque, il sottoscritto ha, più volte scritto, che, a sua parere, la procedura d'assegnazione dei compiti di recupero, alla stessa società"titolare" della responsabilità oggettiva (la Costa Crociere) del disastro, ivi compresa la trattativa con i soggetti attuatori dei lavori, era da considerarsi impropria ed incongrua, sollecitando, quindi, la Magistratura ad indagare, è pur vero che, in corso d'opera, sono state sollevate proposte, anche esterne al contesto locale, acciocché le piattaforme, per vari e molteplici motivi, venissero preservate dalla rimozione. Così come è vero che, nel contesto di un'ambiguità generale di risposte, s'è sempre fatto capire, in contesti ufficiali, e, più in specifico, in quello municipalistico, che la sorte delle piattaforme era ancora tutta da decidere. Ebbene, adesso che il "peggio" è accaduto, senza che nessuno degli cosiddetti "Enti decisori" sia uscito dal guscio per dire sì o no e per quali motivi, oggettivi o soggettivi, le piattaforme non potevano essere salvate (e questo non ostante, che, mentre molte voci si fossero espresse per la loro salvaguardia a fronte di nessun'altra voce discorde), val bene la pena domandarsi, perché mai sia stata confermata la decisione iniziale. Decisione che, se "cambiata" avrebbe, insieme ad una sostanziale riduzione di spesa, quantomeno, consentito alla Comunità gigliese di fruire di un manufatto, quale fonte potenziale di molteplici iniziative socio- economiche future. Ed a Lei sembra niente questo? A Lei non sembra sufficiente perché qualcuno si muova, Magistratura da una parte e corpo elettorale dall'altra, per valutare se ci siano gli estremi, perché qualcuno ne risponda? Le sembra sostanzialmente inutile sollevare un problema di irrazionalità operativa, che, se "stoppata", in ottemperanza a molteplici richieste in proposito, poteva far risparmiare un sacco di soldi? . Soldi che è legittimo considerare, letteralmente sperperati, soprattutto in assenza di risposte giustificative del perché, in corso d'opera, non si è ritenuto utile mutare parere? Non Le sembra censurabile il comportamento del Comune che, dopo aver, quantomeno, fatto sperare che le piattaforme potevano ancora essere salvate, non solo non si è mosso nei confronti di chi aveva potestà decisionali, ma ha del tutto glissato, in termini d'informazioni, lasciando che, fino in fondo, fosse attuato, senza colpo ferire, quanto inizialmente deciso? Forse Lei, non ha letto quel che ho scritto dopo aver denunciato l'incongruità della procedura di assegnazione dei compiti di riparazione del disastro, alla Costa Crociere. Non l'ha letto perché se l'avesse letto, si metterebbe dalla mia parte. Ebbi, infatti, anche a scrivere, che, a quel punto, la Pattuizione imprenditiva tra Costa Crociere ed i soggetti operativi dell'intrapresa di risanamento, "in primis" quella con la Micoperi, sarebbe diventata un "macigno" perché ogni eventuale riduzione del cosiddetto "monte delle opere" avrebbe determinato una riduzione dei ricavi da parte di chi le doveva eseguire. E questo fatto, avrebbe determinato una situazione di "conflitto di interessi" tra l'ente pagatore e l'ente attuatore, quale fomite per procedure di ulteriore contrattazione. Ma si rende conto che soddisfacendo le richieste di chi chiedeva di salvare le piattaforme, si sarebbero risparmiate delle spese? Si rende conto che, ciò non ostante, si è voluto andare fino in fondo? E questa a Lei non sembra materia su cui la Magistratura potrebbe e dovrebbe indagare?. Mi scusi, ma prima di chiudere Le debbo una risposta ti tipo etico-politico. Ebbene, Lei sostiene che, visto che la decisione era presa, quella decisione andava attuata e che, semmai, il non attuarla avrebbe costituito il "vulnus" giuridico per intraprendere le vie della giustizia. Bene! Lei asserisce, quindi, che non si poteva fare altrimenti che ottemperare alle direttive iniziali. A parte che la Democrazia e, quindi, gli atti della Democrazia, possono essere sempre integrati, corretti ed emendati nella ipotesi in cui insorgano novità ed ipotesi, che inducano a farlo, specie in tema di risparmio di di ricchezza, pubblica o privata che sia non fa differenza (e, nella fattispecie, nulla ostava che si mutassero le decisioni), ma quello che Lei asserisce, m'induce, con una certa malizia, a ritenere che secondo la sua opinione, visto che l'Italia aveva stretto con la Germania un "Patto d'acciaio" (e come dicevano i Romani, "Pacta servanda sunt"), l''Otto Settembre" sia da considerarsi un tradimento se non addirittura un incesto perché la guerra andava proseguita a fianco dei Tedeschi.
Io non capisco le polemiche. In sede di approvazione del progetto le opere erano state autorizzate quali provvisorie ed in capo all'attuatore vi era anche l'onere della bonifica. Poi ad un certo punto si è scatenata la corrente "mantenete le piattaforme" ma i soggetti preposti hanno semplicemente mantenuto l'ipotesi di partenza. Quindi Calchetti può fare la denuncia che ritiene ma non credo possa generare un fascicolo in tribunale. La denuncia andrebbe fatta alla fine solo in caso di bonifica non completa...
Caro Pietro ed egregio signor Cattaneo, le vostre riflessioni sulla rimozione delle piattaforme, di cui l’ultima in un contesto fotografico, pressoché “glorificante (quasi un Giubileo), m’hanno fatto esplodere di rabbia, ancorché, a suo tempo, fossi stato “facile profeta” di questa fine ingloriosa. E questo, non ostante, fino all’ultimo, avessi sperato il contrario. Perché mai rabbia e sconcerto per un “Delitto annunciato”? Perché la vista della “benna” che teneva sospesa tra mare e cielo l’ultimo esempio di questa “ingegneria navale” (probabilmente non si dice così, ma così mi piace), che anche solo per questo motivo andava preservato, ha segnato,tangibilmente, mettendomi di fronte, senza ormai più alcuna riserva, all’ultimo atto d’una tragedia, ossia al punto finale delle illusioni della gente comune come me, rispetto alla dura realtà delle cose, rappresentata dagli “enti decisori” che la soverchiano, la coattano, la coartano, andando avanti, senza darsene cruccio, per la loro strada, “strafregandosene” dei sentimenti. Ma com'è possibile, mi sono detto, che tutti questi enti “coronati”, gestiscano le cose comuni senza ascoltare, senza rispondere, senza giustificare alcunché degli scempi che compiono, anche quando, siccome recita una bella canzone di De Andrè, dal “letame nascono i fior”. Le piattaforme, non erano forse un fiore che era nato dal letame d’una tragedia? E cosa costava lasciarlo lì con tante speranze di poter, comunque,essere utilizzato come simbolo, ovvero quale punto di partenza per utili intraprese economiche di cui l’isola ha bisogno; come farne la base, ad esempio, d’un parco ecologico per le escursioni subacquee a vantaggio di chi ama i fondali; se non, addirittura, d’un punto di partenza per una teleferica od altro parimenti aggregabile? Al momento non sarebbe costato niente, ed è proprio qui che sta la mia rabbia. Perché, semmai, lasciare le piattaforme in sito avrebbe consentito meno lavori e, quindi, meno costi, mentre se fosse costato qualcosa in più, forse quel “monumento” alla memoria, sarebbe rimasto preservato ed inviolato. In verità, non sono state molte le “voci” che si sono espresse su “Giglio News”, voci anche “foreste” perché il miracolo, alla stregua del sangue di San Gennaro, alla fine si potesse liquefare in conformità alla “vox populi”, ma non una, ricordo di averne letta che dicesse perentoriamente e con qualche “giustificativo” “spaziamo via questo “catafalco”. Se disputa c’è stata, c’è stata all’inizio, quando tutti, facendosi paladini dell’ambiente hanno preteso la “restitutio in bonis”del sito ed il disinquinamento, qualora dagli “sversamenti” conseguenti al capovolgimento del natante e dei lavori per rimetterlo in navigazione verso i luoghi della rottamazione. Ma quando fu deciso, per così dire di fare “tabula rasa” d’ogni “ingombro”, nulla si immaginava di cosa, senza stravoglere lo stato delle cose, avrebbe potuto, invece, rimanere quale significativa ed utile testimonianza. E, comunque, le orecchie di chi, in corso d’opera, avrebbe potuto e (secondo me) dovuto spingere perché la prima decisione venisse mutata per altra più congrua e meno costosa, come quelle dei marinai di Ulisse, che l’Itacense“ otturò con cera d’api, non hanno udito nulla o, quanto meno, hanno fatto finta di non sentire. Perché, non solo non si sono mosse, ma neppure hanno dato risposte, lasciando intendere che sullo smaltimento delle piattaforme poteva anche essere ripresa la “discussione”, in quanto nulla era stato deciso di definitivo. Ebbene, signor sindaco Ortelli, tra quelli che avevano potestà d’intervento per cercare d’orientare altra sorte, “in primis” c’era Lei. Lei che, pilatescamente, se n’è lavato le mani. Lei, che, alle prese con tanti di quei problemi economici e scolastici da risolvere, un “polo” potenzialmente operativo, quale poteva essere e diventare, sia dal punto di vista occupazionale che imprenditivo, quello delle piattaforme, non avrebbe dovuto lasciarselo scappare. Io nulla posso, signor Sindaco, né per titoli, né per investitura. Ma pur non potendo, Le garantisco che, nel contesto d’una mia sostanziale impotenza operativa, una cosa la farò: consulterò giudici ed avvocati competenti e, se solo troverò un “appiglio” per far sì che questo scempio non rimanga impunito, personalmente sporgero’ FORMALE DENUNZIA CONTRO TERZI, siano o non siano esponenti delle pubbliche istituzioni, ivi compreso, se necessario, l’attuale Prefetto di Roma, Gabrielli, tanto decantato, non ostante si stato, a suo tempo, stretto collaboratore di Bertolaso. Contestualmente, mi auguro, questa è la mia modestissima opinione, che, a livello locale, le prossime elezioni amministrative costituiscano il “redde rationem!” perché meriti e demeriti vengano corrisposti a chi spettano dal corpo elettorale. Un ultima cosa, sono fermamente convinto che, al di là dei formalismo di facciata, l’ABBATTIMENTO D’UN MONUMENTO DI FATTO ALLA MEMORIA DI DECINE DI VITTIME D’UNA TRAGEDIA E DELLA SOLIDARIETA’ D’UNA CITTADINANZA, CUI, SPIRITO DI SACRIFICIO ED ALTRUISMO, ABBIANO GUADAGNATO ADDIRITTURA UNA MEDAGLIA D’ORO, COSTITUISCA REATO PARIMENTE GRAVE ALLA COSTRUZIONE D’UN FABBRICATO ABITATIVO EFFETTUATO, A DISDORO DEL PAESAGGIO, AI BORDI D’UNA SPIAGGIA O SULL’AFFACCIO DI UNA SCOGLIERA.
Egr. Sig. Cattaneo .... L'Isola del Giglio (ma non tutti gli abitanti in verità) ha perso una grandissima occasione sulla opportunità di far lasciare le piattaforme sul fondale ......... sarebbero state (come attrazione per il turismo subacqueo e non solo) come un piccolo pozzo di petrolio (si fa per dire) ed il giusto riconoscimento ai disagi reali avuti dal naufragio._ Mi pare di poter dire "interpretando i comportamenti dei decisori tecnici e politici" , che è stato preferito cuocere e mangiare un uovo oggi anziché farsi domani un bel pollo arrostito.
Sono sempre più convinto che la soluzione corretta fosse quella di lasciare le piattaforme e lasciare fare alla natura. E infatti le hanno tolte. Ma io ragiono da subacqueo che avrebbe gradito immergersi fra le piattaforme. Che se ne vadano al più presto e che la natura possa rimediare rifacendo quanto in parte aveva già fatto. Cordialmente Paolo
Bene Bravi Micoperi &Co, adesso speriamo che facciano presto a “bonificare Il fondale”, con le “tecniche appropriate” (che forse sarebbe il caso anche di conoscere), così che si possa anche bonificare il paesaggio che i Gigliesi osservano guardando verso est, al di sopra della superficie del mare._ Speriamo altresì che siano liberate dalla servitù le cale del Lazzaretto e di Mezzo e chi transita dal porto all’Arenella non faccia il giro di Peppe intorno alla reale e si trovi ad affrontare (con barche di piccolo cabotaggio) per 10-15 minuti in più di navigazione, il mare formato di scirocco ( e vedere i bambini che piangono a bordo)._ Che chi voglia pescare a bollentino nella zona non debba chiedere il permesso alla guardia costiera, ai carabinieri, alla polizia, al CNR, alla commissione regionale di controllo, ai VF e, forse, pure alla forestale._ Alla redazione di GiglioNews mi permetto di chiedergli di spiegare meglio il significato della frase di chiusura dell’articolo, “La fase successiva riguarderà la pulizia di quelli rotti (riferito ai sacchi di cemento con i quali era stato costruito del falso fondale)._ Alla vista dei lunghi lavori effettuati nel corso dell’estate è stato in chiara evidenza l’uso di benne con presa a ragno meccanico che caricavano “dopo opportuna scolatura” le navi di trasporto._ E COME FACEVANO A DISTINGUERE e selezionare I SACCHI INTEGRI DA QUELLI ROTTI , quando c’era un letto formato da strati di migliaia di grout begs sul fondale ???_ Comunque grazie per le foto, molto interessanti, peccato che, COME SEMPRE, non è dato di vederne una … che è una, del fondale sul quale sono stati eseguiti i lavori.