Una nuova poesia di Tonino Ansaldo che ancora una volta sceglie GiglioNews per presentarla ufficialmente ai gigliesi ed agli amanti della nostra isola. Per chi volesse leggere i versi pubblicati negli ultimi anni, può visitare l'apposita pagina LE POESIE DI TONINO ANSALDO.
Oggi il poeta, attraverso l'osservazione di uno dei luoghi più suggestivi della nostra isola, ci propone un'analisi introspettiva del proprio essere mettendo in parallelo la "forza e fragilità" umana con la meraviglia che suscita un "forte e fragile" capolavoro della natura.
Andando verso il Campese, in una mattina di Giugno, l'attenzione di Tonino si sofferma all'improvviso su quella roccia al lato della strada che troppe volte gli è passata inosservata, come a noi tutti, andando e tornando da sempre su quei tornanti. E si domanda, senza trovar risposta, qual dio l'abbia posta, così tonda, in quella incredibile posizione. Un macigno in equilibrio critico, un mondo sferico perennemente instabile, fragile ed in bilico.
Su quella roccia, emersa dai rovi nella sua imponenza all'epoca della costruzione della strada provinciale, i minatori crearono un'edicola in cui posero la statua della vergine che oggi la irradia di unicità.
E guardando quella roccia il poeta guarda dentro se stesso sentendosi a lei fratello e gemello. Il suo essere cigno or non cigno, il suo carattere, fatto di sentimenti estremi, gioia e tristezza, empatia ed apatia, ilarità e scontrosità agli antipodi, si rispecchia fedelmente in quel macigno, così forte come il granito e così fragile allo stesso tempo nella precarietà del suo equilibrio instabile.
Ma basta guardare appena oltre quella roccia, ed oltre la curva che la segue, simbolo delle avversità della vita, per scorgere l'estasi, incorniciata da due giganti eucalipti, del Golfo del Campese che scalda i rigori dell'anima e giunge al cuore, come l'estate.
" ... e allor chiedommi
qual dio
lì t'ha posta
e così tonda
che nel pensier
trovommi
senza risposta ... "
QUEL FRAGILE MACIGNO
Nei raggi di giugno
di primo mattino
ti miro
mai com'oggi.
Dolce frutto estivo
di pregi gioconda.
Sei pesca, sei susa
ciliegia rotonda.
Sei roccia
macigno, maciste,
in equilibrio critico.
Sei sferico mondo
non stabile
pur fragile
in bilico.
Veglia comunque
sul capo a te
del minator la vergine
e d'unicità t'irradia
quantunque.
Così m'appare
pur quell'essere mio,
cigno or non cigno
gemello, fratello,
a te macigno.
Donde
in discesa
oltre la curva
amara non dolce
giganti eucalipti
m'aprono l'estasi:
l'incanto del Golfo
or giunge al cuore ...
L'estate.
Tonino, giugno 2024
Grande poeta e grande sensibilità, scendendo verso il Campese non c'è volta che non mi fermo incantata davanti a quel masso!
L'occhio e la penna sensibile di Tonino si sono soffermati stavolta su una delle meraviglie del Giglio, alla quale magari siamo portati, passandoci accanto, a dare poca importanza. Lo facciamo più facilmente a volte e in maniera inconsapevole, su qualche cosa dove è più chiara l'impronta dell'agire dell'uomo. Lì invece è chiara l'impronta di una Mano ben più Alta che ha fatto si che quel masso di dimensioni ciclopiche, che potrebbe arrivare a pesare decine e decine di tonnellate, si collocasse, in una condizione di apparente precario equilibrio. Da informazioni praticamente certe, sembra che negli anni '56/'57, quando fu realizzato il tratto di strada dal bivio al Campese, ne fosse prevista la rimozione proprio per farci passare la nuova strada, evitando così lo sbancamento importante che invece è stato fatto a monte per far passare la strada stessa. Fortuna volle che a quel tempo, alcune menti illuminate si opposero fermamente, con successo, a quello che sarebbe stato uno scempio. E che avrebbe negato a tutti coloro che si sono trovati e che si troveranno in futuro a passare di lì, la possibilità di ammirare quello che resta, un capolavoro della natura o, meglio ancora direi , del Creato.