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QUESTIONI DI DEFICIT
Tanti anni fa, quando il Sindaco dell'epoca annunciò in Consiglio che nel bilancio comunale c'erano 600.000 lire di deficit, sembra che (se la memoria non ci tradisce) sia stato proprio il nonno “putativo” dell'attuale sindaco dell'isola del Giglio ad alzarsi in piedi ed esclamare “fermi tutti, quei soldi non si toccano perché ci dobbiamo fare le fogne!”. In tempi recenti il Sindaco del Giglio, nonostante roboanti dichiarazioni (anche alle TV nazionali) di richiesta di 200 milioni di euro di danni a Costa Crociere per la vicenda “Concordia”, in conseguenza di una discutibile gestione economica del denaro pubblico, si è invece ritrovato, più modestamente ma più concretamente, con un deficit di 200.000 euro; così, dovendo ripianare il bilancio comunale e nonostante avesse in più occasioni “berlusconianamente” promesso che non avrebbe mai messo le mani nelle tasche dei Gigliesi, si è visto invece costretto ad aumentare le tasse e a introdurne addirittura delle nuove. Purtroppo si è rivelato maldestro anche nell'infilare le mani nelle tasche dei contribuenti e, avendo attivato le procedure fuori tempo massimo, si trova a non poter applicare gli aumenti per cui, a tutt'oggi, non si riesce a capire quale sarà la soluzione contabile. Siamo comunque tranquilli e certi che il Sindaco ha capito la vera situazione del bilancio e che, dato che infila dotte citazioni latine in molti suoi comunicati ufficiali, si sia fatto spiegare da qualcuno che la parola “deficit” deriva dal latino “deficere” che significa “mancare” e che quindi quei soldi, in bilancio, MANCANO. L'unico nostro timore è che, quando in sede di assestamento del bilancio comunicherà al Consiglio che “ci sono” 200.000 euro di deficit, qualche distratto consigliere di maggioranza, memore di precedenti dichiarazioni del Sindaco, non si alzi in piedi ed esclami “fermi tutti, quei soldi non si toccano perché bisogna farci la teleferica!”.
Sibilot
D E S T I N A Z I O N E D E L “D E F I C I T” E I N V E S T I M E N T O D E I “R E S I D U I P A S S I V I” Interessante e simpatica, ancorché un po’ “maligna”, l’escursione restrospettiva di “Sibilot” circa la vicenda del padre “putativo” dell’attuale Sindaco del Giglio, che, in Consiglio Comunale, ebbe, a suo tempo, a richiamare i colleghi a guardarsi bene dall’assegnare il “deficit” a copertura di spese che non fossero quelle d’un’opera importante già messa in Calendario. Altrettanto interessante (anche se è probabile che a questo abbia provveduto la redazione di “Giglionews”), il ritratto del vecchio isolano; ritratto che potrebbe essere frutto dell’opera assai qualificata d’un fotografo d’Orbetello che, se non sbaglio si chiamava “Ulivi od Olivi” e che era un vero e proprio maestro nell’uso delle “lastre”. Gratuito, però (da qui il “maligna”), l’accostamento, dell’autorevole quanto impropria “uscita”, in sede consigliare, del “maggiore” putativo d’Ortelli, con l’operato amministrativo di quest’ultimo: quella fu una semplice battuta, pronunciata “coram populo” e derivante da una sostanziale ignoranza dei criteri che presiedono alla contabilità ed alla ragioneria amministrativa; questo, ossia lo sbilancio che le mancate entrate o la restituzione di quanto impropriamente versato dai contribuenti (soprattutto “foresti”) produrranno alle casse municipali, è, invece, da ritenersi cosa grave, ovvero “pesante” errore di gestione della “cosa pubblica”, per la quale il Sindaco e la sua “Maggioranza” saranno certamente chiamati, prima, a “riparare”, poi, a rispondere in occasione della prossima tornata elettorale. Visto che, “però”, “Sibilot”, di cui altre volte ho letto cose interessanti e del quale, pur sospettando sia un anziano medico, ignoro del tutto nome e cognome, nel simpaticamente descrivere la “gaffe” del “deficit” d’antica memoria, ad un certo punto, usa il “pluralis maiestatis”, mi permetto d’essere, a mia volta, alquanto maligno, rendendogli, per così dire e per conto terzi, la “pariglia”, con il sottolineare una sua “presunzione” di fondo. Il “pluralis maiestatis”, infatti, secondo prassi antica, s’addice, pressoché esclusivamente, ad autorevolissimi esponenti delle istituzioni, che, in quanto tali, essendo rappresentanti di comunità più o meno allargate, quando “riferiscono” o scrivono non usano parlare in prima persona. Atro caso previsto è quello che riguarda i giornalisti, allorché, nei loro articoli, esprimono la “linea” od il “taglio” del giornale, in quanto dà modo ai lettori, agli ascoltatori od ai telespettatori, di capire, di primo acchito, se i contenutii di chi scrive, legge o presenta un evento siano o non siano espressione del suo pensiero. Per il resto, mi rimane solo d’aggiungere che il nonno putativo d’Ortelli, non è il solo ad aver compiuto un errore “marchiano” qual è quello sovradescritto, in quanto la cronaca giornalistica, così come, in passato, ha riferito di vere e proprie “agitazioni” di paese, intese a ricercare e punire fantomatici signor “Bilancio”, quale causa della mancata realizzazione di opere o servizi promessi dal primo cittadino in sede di campagna elettorale, ha anche riportato una sonora “gaffe”, compiuta, negli anni ’60, in sede di Consiglio dei Ministri, da uno dei più importanti onorevoli socialdemocratici. Ebbene, in quell’occasione, di fronte alla rendicontazione del Presidente del Consiglio, che, conti alla mano, evidenziava una discrasia contabile tra entrate ed uscite tale da indurre il ridimensionamento sostanziale del programma concordato, l’eminente rappresentante del P.S.D.I., zittendo d’improvviso l’autorevolissimo relatore, ebbe sostanzialmente a dire ad alta voce: “E che problema c’è? La differenza possiamo ben coprirla con i “Residui Passivi!”. Residui Passivi, che, secondo la Ragioneria Generale dello Stato, sono da classificarsi quali: espressione di spese non ancora pagate.