Quella notte del 13 Gennaio il comportamento dei gigliesi, ormai noto a tutti, è quanto di più autentico e spontaneo si possa immaginare. In quel periodo l’isola vive la sua più autentica realtà, senza condizionamenti né interni né esterni, politici o economici. Il gigliese è cosi come appare, con pregi e difetti, a coloro che (pochi in realtà), in quel periodo vengono al Giglio.

Quella sera perciò ognuno di noi ha seguito il proprio istinto e la propria ragione, formati da quei valori che i nostri nonni ci hanno trasmesso nel tempo. In seguito è iniziato l’inquinamento, gli interessi economici accompagnati da quelli politici si son fatti sentire, i mass-media, pronti a cavalcare ed amplificare quanto in quel momento appariva poter interessare l’opinione pubblica, hanno fatto la loro predominante parte.

Abbiamo assistito alla creazione ed amplificazione del cosiddetto turismo macabro, definendo in questo modo coloro che venivano per vedere il relitto, senza capire che invece è la cosa più naturale di questo mondo; infatti andare a vedere un relitto unico al mondo per dimensioni e collocamento in un posto come il Giglio non significa mancanza di rispetto per le vittime e i dispersi, ma semplicemente dare sfogo alla curiosità naturale che suscita un simile evento. Chi di noi non ha fatto una foto a quel relitto?

Si sono inventati la “pizza alle Scole”, è stata fatta ritirare dalla vendita in un negozio una foto del Giglio innevato, perché sullo sfondo si intravedeva il relitto della Concordia, una persona o un gruppo di persone arrogandosi il diritto di parlare a nome della popolazione impartiva lezioni di etica comportamentale ma allo stesso tempo consigliava di fare il giro dell’isola.

In questo periodo invece assistiamo ad un fenomeno nuovo e vero, legato in maniera evidente e speculativa alla Concordia: alcuni operatori della costa, che da sempre avevano improntato la loro attività sulle cosiddette minicrociere con pranzo a bordo, si sono messi a cavalcare il fenomeno delle visite alla Concordia.

Assistiamo da un po’ di tempo nei fine settimana a partenze improvvisate da Porto S Stefano di barconi carichi di questi visitatori incoraggiati da offerte vantaggiose. All’arrivo al Giglio parte la processione verso il luogo del naufragio, con sosta, foto di rito e ritorno non prima di aver acquistato un ricordino. Il tutto nella più completa anarchia ed indifferenza sia dell’autorità preposta alla disciplina degli arrivi e partenze, sia del solerte, attento e sensibile sindaco del Giglio, con conseguente ed ovvio degrado dei luoghi.

Di quei turisti che da anni scelgono il Giglio per le loro ferie e ne hanno fatto un posto ambito e conosciuto e che di conseguenza hanno permesso ai gigliesi un certo benessere, non se ne parla. L’alibi della presenza del relitto che non fa scegliere il Giglio come meta turistica non regge più. I problemi sono legati alla profonda crisi economica che sta colpendo l’intero nostro paese. La politica locale la smetta di strumentalizzare ogni fatto con l’unico scopo di denigrare o mettere in cattiva luce la controparte. Si facciano poche scelte ma chiare e trasparenti anche a costo di scontentare qualcuno.

Un abitante dell’isola del Giglio