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Ricordo di Antonio Schiaffino ed Elvio Natali
Antonio ed Elvio non sono più tra noi, il primo dal settembre dell’anno scorso ed Elvio da alcuni giorni fa.
Il primo pensiero va alle loro famiglie che hanno perso i loro cari.
Dal primo di ottobre del 1964 vivevo in continente come studente; ero un ragazzo che era tolto dal suo ambiente naturale per essere catapultato in un mondo completamente nuovo, molto diverso da quello fino a quel momento vissuto.
Voglio raccontare l’incontro che ebbi con Antonio, era la fine di aprile del 1965 ed il luogo la Stazione Termini di Roma; provenivo da Città di Castello, dove studiavo. Tornavo al Giglio per il matrimonio di mia cugina Giovannina di Cerbone, dovevo prendere il treno per Orbetello; cercavo il binario, ebbi uno smarrimento, ma all’improvviso la figura di Antonio mi si presentò davanti, tornava da un imbarco, era sbarcato a Capo di Buona Speranza. Lo conoscevo appena, sua madre Ainzara, quando andavo a riscuotere la bolletta delle luci cimiteriali, mi faceva vedere le foto delle navi su cui era imbarcato. Immediatamente mi domandò se avevo bisogno di qualcosa ed io con sollecitudine risposi che dovevo andare al Giglio e lui mi invitò a seguirlo perché l’orario della partenza del treno era prossima. Per me quell'aiuto fu provvidenziale; d’allora abbiamo mantenuto ottimi rapporti e spesso abbiamo ricordato l’accaduto.
Che dire di Elvio, dall’ottobre 1965 ero studente a Grosseto e lo incontrai all'inizio del Corso. Lo conoscevo ma niente di più, ma lui sapeva che ero figlio di Ottavio, mi indicò il luogo dove potevo trovarlo per qualsiasi necessità.
Stesso anno stessi atteggiamenti nei miei confronti; questa è la motivazione del ricordarli e con commozione scrivo queste righe. Antonio è al cimitero di Giglio Porto, spesso vado a trovarlo, Elvio oltre andare al cimitero di Giglio Castello cercherò di ricordarlo affacciandomi dal balcone di casa e vederlo seduto sul murello posto all’ingresso del paese.
Argentino Stefanini di Ottavio
Voglio anch'io, da cugina, ricordare il nostro Elvio. Era il cugino di babbo. So che con babbo e mamma, appena sposini, era venuto a Milano, ma poi tornò a Grosseto. Ci vedevamo solo al Giglio ma era un punto fermo, lì sulle scale di Vasco ereditate dal padre. Immancabilmente al mio passaggio il saluto, bontà sua: "Oh bella 'ndel muso, bella fatta bene, maremma campi ...". Porca miseria se mi mancherà ... mi è mancato da subito, da quando l'ho saputo. La sua arguzia, le sue battute prontissime, la sua simpatia. E quest'estate ci sarà un vuoto, l'ennesimo ormai ...