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RICORDO DI NAZZARENO COPPONI
Nei giorni scorsi è mancato mio cognato Nazzareno Copponi, impareggiabile carrozziere di Orbetello (credo che al Giglio un po' tutti lo conoscessero), costruttore e "rifondatore" di barche (distrutte od incendiate), subacqueo di gran talento, frequentatore dell'Isola, di Giannutri, e Montecristo, diventato, col tempo, bracconiere insuperabile.
A lui, quasi di getto, ho dedicato questi versi in rima che ne tratteggiano la pace conquistata e, soprattutto, la ferma volontà che m'aveva manifestato, quando lo rimproveravo per i rischi che correva, anche in termini di salute, andando per boschi e per il lago (non per soldi, perché tutto quel che cacciava e pescava, lo regalava a parenti, amici, conoscenti etc., riservandone solo un po' per sé, allo scopo di radunare i più intimi attorno a bracieri di carne e pesce arrosto innaffiati di buon vino di Maremma - anche d'Ansonico - grazie ad una mia vignetta d'Orbetello), mi rispondeva che quando sarebbe arrivata la sua ora, la morte avrebbe dovuto trovarlo "consumato". E così è stato!
NON C’E’ PIU’ NENO
Non c’è più Neno. Nella sua bara, quasi una giara con ogni dono, se ne sta prono e assai sereno come nel bosco, d’insidie fosco, e al lago ameno, sempre corrusco, ov’ha cacciato ov’ha pescato.
Lo so, appagato, star trasognato in mezzo al Lete, appo il silenzio che gli compete, con la sua quiete fatta d’assenzio, che lo pervade mentre v’all’Ade.
Ed è appagato perché la morte ch’avuto in sorte, da “scapestrato”, com’egli volle, giusto da Bardo, d’orgoglio sardo, non l’ebbe molle ma “consumato”.
Sì!, consumato pe’ave’ cacciato, pe’ave’ pescato ed anche amato da bracconiere, quale sparviere di gran mestiere, ch’ei raccontava ben nelle sere, fino a mattina, appo il braciere, ove approntava le sue “primiere”, nell’officina da carrozziere.
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